Squinzi: per contenere la crisi serve un piano di “politica economica”
Sono dure le parole con cui il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha commentato il quadro economico italiano. Stando all’analisi svolta dal Centro Studi di Confindustria nel 2013 è previsto un calo del Pil dell’1,9%, superando ogni aspettativa.
Dunque, per il governo è giunto il momento di mettere a punto e consolidare un “piano di politica economica” e per procedere nel migliore dei modi occorre che nessuno si metta di “traverso”. Le dichiarazioni di Squinzi mettono a nudo una situazione complicata per l’Italia: la pressione fiscale, aumentata dal 42,6% al 44%, facendo sì che il Paese superasse di ben 3 punti la media europea e una pubblica amministrazione notevolmente indebitata. Ciò lascia presagire tempi duri per gli addetti ai lavori, i quali sono chiamati all’arduo compito di vagliare l’assestamento di bilancio e il rendiconto dello stato, mentre Confindustria trasmette una previsione piuttosto preoccupante per il 2013, con la diminuzione dei costi familiari fino al 3% e un aumento del tasso occupazionale al 12,2%.
In tale direzione un ruolo fondamentale e positivo viene giocato dal rinvio dell’aumento dell’Iva, mentre l’incremento di Irpef ed Ires fa sì che le famiglie e le imprese concedano allo stato un finanziamento relativamente significativo. Detto ciò, secondo Squinzi il risanamento dei debiti della pubblica amministrazione è “urgente”, tanto quanto un intervento decisivo sul costo del lavoro. Dal resoconto stilato dalla Corte dei Conti relativo all’anno 2012 risulta chiaro un andamento digressivo del sistema economico italiano, andamento che ha determinato una sensibile riduzione delle risorse disponibili.
Intanto, mentre per i nostri ministri è giunta l’ora di rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro per riconsiderare e riequilibrare l’assetto economico attuale fin troppo martoriato, ulteriori complicazioni sono legate al fatto che, come lo stesso presidente di Confindustria ha dichiarato, sarà impresa tutt’altro che semplice armonizzare l’eventuale riduzione della pressione fiscale con gli insindacabili obiettivi europei. Tuttavia, è proprio in riferimento al contesto europeo che il governo dovrà operare, tenendo conto che neppure il ricorso ai tagli potrà risollevare l’economia italiana dallo stallo in cui continua a trovarsi, essendo essi ormai esauriti.
In definitiva, al calo dei consumi da parte delle famiglie e all’aumento del livello di disoccupazione corrisponderà una crescita del debito pubblico raggiungendo addirittura una soglia del 131,7%.
Non c’è che dire, è un quadro piuttosto preoccupante al quale bisognerà rimediare al più presto!