Salvacondotto per le lobby del gioco d’azzardo da parte del governo Letta
Dopo anni di battaglie nelle aule di tribunale il governo Letta ha deciso, in seguito anche al previsto condono, che gli unici a ricevere un riduzione della pressione fiscale, in un periodo di crisi come quello che l’intero sistema economico mondiale sta vivendo, siano le lobby del gioco d’azzardo.
Sulla rete ormai da alcune settimane è esplosa la rabbia contro questo assurdo provvedimento, che avrebbe potuto, annullandolo, evitare l’aumento dell’Iva. Risale al 2012 la multa di 2,5 miliardi di euro che la Corte dei Conti ha comminato alle 10 concessionarie che si occupano delle slot machine. Queste infatti, hanno per anni evaso il fisco evitando di collegare la quasi totalità delle slot controllate alla rete dei monopoli per il conteggio delle attività svolte dalle singole postazioni.
Il governo Letta ha però pensato bene di allinearsi a questa macroscopica dimenticanza, l’emendamento proposto dal suo esecutivo prevede in cambio di un versamento rapido del contante l’esborso di circa un quarto della somma dovuta, 618 milioni a fronte dei 2,5 iniziali, risparmiando una grossa fetta dell’ammenda dovuta. Una beffa ulteriore, in quanto secondo la Guardia di Finanza, e tenendo presente anche la richiesta del Pubblico Ministero, le tasse evase sarebbero di oltre 90 miliardi di euro, quindi la multa di 2,5 miliardi di euro che la Corte dei Conti ha poi stabilito dimostra quanto il governo italiano sia di manica larga con le concessionarie delle slot machine, che assieme all’intera industria del gioco d’azzardo è l’unica in questi anni ad aver aumentato esponenzialmente i propri profitti. L’esecutivo Letta ha però pensato bene di evitare che pagassero l’ammenda decisa e, per fare cassa, ha optato per una riduzione imbarazzante della multa.
Secondo l’associazione Libera, il gioco d’azzardo è la terza impresa del paese con i suoi 76,1 miliardi di euro di fatturato legale, a cui poi vanno aggiunti approssimativamente – la cifra è per difetto – 10 miliardi di profitti illegali. Al disappunto del popolo del web si aggiunge anche Matteo Iori, presidente del Coordinamento Nazionale dei Gruppi per i Giocatori d’Azzardo (Conagga), che all’inizio di settembre ha dichiarato: «Ridurre le multe alle concessionarie delle New Slot al 25 per cento pur di avere i soldi subito, sarebbe molto grave, se c’è stata una sanzione per motivi che la magistratura ha ritenuto validi, sarebbe vergognoso ridurla per fare cassa, […] quest’idea mi ricorda quella attuata dal ministro Tremonti all’epoca del Governo Berlusconi quando vendette 56 mila licenze di videolottery a 15 mila euro l’una con la promessa di far pagare poche tasse».
Di certo l’applicazione di questa sanatoria non è rispettosa nei confronti dei cittadini che pagano le tasse, tale soluzione risulta essere in contrasto con la politica di riduzione delle tasse che il governo Letta sta proponendo di applicare nei prossimi mesi. In questo caso, infatti, si parla di evasione fiscale e concedere un’apertura come quella proposta dall’attuale esecutivo è in contrasto con le politiche fiscali degli ultimi anni. La questione, soprattutto nel mese di settembre, però ha assunto un carattere diverso: la Bplus, la concessionaria che ha il controllo di quasi il 30% dell’intero mercato delle slot machine è di proprietà di Francesco Corallo, figlio di Gaetano Corallo amico del boss mafioso Nitto Santapaola, tornato in Italia dopo 14 mesi di latitanza e potrebbe lasciare la scena economica italiana con 200 milioni tra le mani.
Questa è la probabile conclusione della vicenda, che si intreccia inevitabilmente con il condono per le ammende miliardarie previsto dal decreto Imu del governo Letta e le trattative per la cessione della Bplus che ha ricevuto due offerte, di 420 milioni dalla multinazionale spagnola Cordera, e di 500 milioni del fondo inglese Eaton Gate. Quindi, oltre a non subire la sanzione pecuniaria, la società di Corallo potrebbe addirittura guadagnarci, un caso tipicamente italiano. Se da questa sanatoria non dovesse arrivare il contante previsto potrebbe nascere quindi un nuovo problema per il già molto instabile governo Letta.