Quali sono gli “aiuti” promessi ai NEET dal Governo Letta?
Tra i 15 e i 29 anni, livello di istruzione basso, reddito altrettanto basso, concentrati soprattutto al Sud; il governo ha identificato il profilo dei Neet: not in employment, in education or in training e in Italia abbiamo la percentuale più alta che supera quella della Grecia e della Spagna.
I Neet sono giovani che hanno smesso di cercare un lavoro, non seguono corsi formativi e non svolgono tirocini. In Internet però il manifesto dei Neet ci fornisce un profilo diverso da quello tracciato dal governo Letta: tra di loro ci sono giovani laureati, meno giovani che hanno perso un impiego e chiedono meritocrazia, un lavoro dignitoso; la loro fascia d’età è over 30, è la cosiddetta generazione perduta, quella a cui dovrebbero guardare con attenzione le politiche occupazionali.
I Neet sono anche coloro che non vogliono essere costretti all’ennesimo tirocinio gratuito, ai contratti co.co.pro, all’ ennesimo corso di formazione che funge da distrazione momentanea alla drammaticità del fenomeno. Sono invece stati definiti analfabeti del lavoro e sembra che più che un profilo abbiano tracciato un identikit; e chissà che non si chieda a Grillo di concedere l’uso, senza pretendere il copyright, del famoso: “arrendetevi…siete circondati” .
Letta, assieme al ministro Giovannini, ha pensato a ben 6 punti per integrare questi disadattati del lavoro:
1) Alle aziende che assumono un giovane di età compresa fra i 18 e i 29 anni è corrisposto un incentivo di 650 euro mensili per 18 mesi se si tratta di una nuova assunzione, rinnovabile per un anno qualora il contratto si trasformi a tempo indeterminato; tuttavia i giovani devono possedere delle caratteristiche imprescindibili: essere privi di impiego retribuito da almeno sei mesi; essere privi di diploma superiore; vivere soli con una o più persone a carico.
Requisiti che, seppur esistenti, non costituiscono la norma e molti giovani ne rimarranno sicuramente esclusi: recenti statistiche hanno dimostrato che in Italia i laureati disoccupati sono circa 300mila e i dati sono in aumento ; l’esclusione di coloro a elevato tasso di scolarizzazione dal mercato lavorativo dipende anche dal conseguimento di lauree poco spendibili: basti pensare che un diplomato tecnico entra nel mercato del lavoro con minore difficoltà rispetto ad una persona in possesso di diploma di laurea. Questo significa che esiste un divario tra la domanda di lavoro relativa a professioni tecniche e l’eccessiva offerta di persone qualificate, ma con una laurea poco spendibile in Italia.
Si collocano in questa riflessione i cosiddetti lavori che nessuno vuole, ossia i 150 mila posti come panettieri, falegnami, sarti disponibili. I giovani italiani sono così davvero choosy, senza diploma, figli a carico che snobbano questi posti? Oppure nella categoria Neet rientrano una percentuale di laureati a cui è stato fatto credere che, grazie all’ istruzione, poteva migliorare la propria condizione e lavorare in base alle proprie competenze e capacità?
2) Giovani universitari e diplomandi tecnici e professionali potranno lavorare in azienda, sovvenzionati dallo Stato, se avranno una buona media universitaria e un reddito basso.
Insomma una volta terminato il tirocinio i laureati e diplomati si ritroveranno fuori dall’ azienda e nuovamente fuori dal lavoro.
3) Stage anche per coloro che sono già in possesso di un alto livello di qualifica, retribuiti con un compenso di 500 euro al mese, un compenso “molto dignitoso” che permetterà ai più fortunati di provvedere a tutti i propri bisogni e necessità, magari risparmiando anche qualcosa.
4) Possibilità del rinnovo dei contratti dopo 10-20 giorni, reintroducendo così le vecchie regole in vigore prima del luglio 2012.
5) Flessibilità in entrata, estendendo da 36 a 48 mesi il tetto massimo della durata di assunzione a termine (misura provvisoria fino al 2015 per sfruttare l’ evento dell’Expo di Milano che creerà posti di lavoro). Sarà anche esteso il limite da 12 a 18 mesi del periodo di scadenza del “causalone“, ossia la dichiarazione specifica fatta dall’ azienda che spiega il motivo specifico (perché il governo lo permette?) per cui un dipendente è assunto con inquadramento precario e non con un contratto a tempo indeterminato.
6) Youth Guarantee, finanziati dall’UE, che prevedono la formazione sul lavoro degli under 25.
A conclusione di questa analisi relativa al piano sul lavoro posso solo esprimere la mia riflessione condivisa da migliaia di giovani, che si vogliano chiamare neet, inoccupati, bamboccioni o mammoni.
Questo piano prevede tirocini, apprendistato ma poche prospettive.
Aiutare i giovani under 25 è giustissimo, come è giusto provvedere a coloro che non posseggono un diploma, ma sarebbe altrettanto opportuno e doveroso non nascondere la triste realtà che la generazione perduta è costituita dagli over 30 che coinvolge laureati e non, giovani uomini e giovani donne e anche meno giovani che reclamano il merito, la buona politica e un lavoro dignitoso, se si considera che gli stipendi italiani sono al di sotto dei minimi contrattuali.
E quando si pensa a questa amara disillusione tornano più che mai attuali le parole del poeta più amato dagli studenti italiani, Leopardi: “ Questo, è quel mondo? Questi i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi onde cotanto ragionammo insieme Questa la sorte delle umane genti?”