Sono 14 le persone uccise durante l’attacco sferrato a Kabul da un commando armato, composto probabilmente da talebani, alla guest house Park Plaza che ospitava numerosi stranieri e turisti tra cui il 48enne italiano Alessandro Abati e la sua compagna kazaka, Aigerim Abdulayeva. L’attentato è avvenuto mentre gli ospiti si intrattenevano nel giardino in attesa dell’inizio del concerto di Altaf Hussain, cantante locale, ed è stato rivendicato con una mail inviata dal portavoce dei talebani afghani, Zabihullah Mujahid, in cui si legge: “È stata una missione suicida di uno dei nostri combattenti: l’attacco è stato accuratamente pianificato contro una festa a cui partecipavano persone importanti, tra i quali americani”. Probabilmente l’obiettivo era inizialmente più grande, dato che la guest house presa di mira si trova in una zona residenziale che ospita anche diverse ambasciate e un complesso di uffici delle Nazioni Unite.
L’azione è iniziata verso le 20:30 di ieri, quando il gruppo armato ha fatto irruzione nel ristorante prendendo in ostaggio decine di ospiti. L’obiettivo primario era quello di colpire l’ambasciatore indiano a Kabul, Amar Shina. Secondo l’agenzia di stampa Khaama Press si tratterebbe di un attentato con fini politici precisi, diretto a rappresentati diplomatici oltre che ai turisti occidentali.
Il bilancio finale è stato di 14 vittime, 9 delle quali di origine straniera (un americano e 4 indiani), 6 feriti e 54 ostaggi liberati. L’ambasciatore italiano a Kabul, Luciano Pezzotti, descrive con toni abbastanza drammatici la situazione di Kabul, “siamo in piena offensiva di primavera talebana, che quest’anno è iniziata prima, dopo un inverno abbastanza mite, con azioni di tipo militare in quasi tutto il Paese. Quasi ogni giorno qui c’è qualche piccolo attentato, una bomba sotto un auto o un kamikaze”
La Nato rimanda per il momento il ritiro delle truppe previsto per il 2016 e manterrà la sua missione a guida civile con componenti militari sul territorio afgano, questo quanto deciso dai ministri degli Esteri dell’Alleanza Atlantica durante il Resolut Report.