Erano trascorsi cinque anni. Questo il periodo di pausa che Carmen Consoli si è ritagliata per sé stessa, vogliosa di riassaporare la bellezza della normalità lontana dai riflettori. Dopo uscite discografiche e live dalle profonde sonorità rock, ci aveva stuzzicati lasciandoci con gli ultimi due album in cui la sua chitarra elettrica lasciava spazio a mandolini e fiati.
Cominciava ad affinare il suo animo da cantastorie in Eva contro Eva ed Elettra e dopo, dicevamo, cinque anni ha raggiunto la triade perfetta con l’uscita de L’abitudine di tornare, nei negozi dal 20 Gennaio 2015.
Ne è seguito il tour, giunto adesso a metà, caratterizzato da un deciso ritorno al rock in giro per i palazzetti del nostro paese.
Ieri sera è stata la volta di Firenze. Proprio qui, in un tranquillo e ventilato sabato d’Aprile, centinaia di persone si sono dirette verso il Nelson Mandela Forum per rivivere il live di chi, anni fa, cominciava a dare un po’ di pepe al panorama femminile musicale italiano. Carmen Consoli appare sul palco intorno alle 21.30. Più precisamente, la prima ad uscire è stata la bassista Luciana Luccini. In quegli attimi viene introdotta La signora del quinto piano. La delicatezza di Carmen come al solito non si abbina mai a testi scontati o trame romanzate. Ed in questo brano d’apertura il tema forte è il femminicidio, fenomeno tristemente dilagante in Italia negli ultimi anni. Praticamente l’antefatto di Matilde odiava i gatti. Iniziano così due ore di spettacolo in cui il rock predomina nella prima parte del live per poi alternarsi con le storiche acustiche della Cantantessa. Si passa da Per niente stanca a Blunotte, ripercorrendo i numerosi successi del passato. Bonsai #1 e #2 sembrano essere l’inno con il quale i veterani della Consoli si fondono con la loro dea. Continua a credere in sé Carmen quando decide di presentare, direttamente dal suo ultimo album, il brano Esercito Silente, un dito puntato contro l’omertà di chi negli anni non ha mai visto né sentito niente.
Lo introduce citando un eroe di Sicilia e dell’Italia intera, Giovanni Falcone : “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e cammina a testa alta muore una volta sola” dirà l’artista catanese.
Gli contrappone subito la cruda realtà del nostro paese. Canta con sarcasmo ed ironia AAA Cercasi proprio perché come spiegherà Carmen: “Mentre i nostri eroi morivano per la giustizia, qualcun altro al nord organizzava festini con belle fanciulle, facendole diventare addirittura ministro”. Dopodiché tantissima musica e poche ulteriori parole.
A suonare con lei sul palco, una band decisamente all’altezza dello spettacolo. Dopo la già citata Luciana Luccini al basso, compaiono Roberto Procaccini alle tastiere, Fiamma Cardani alla batteria e l’inseparabile chitarrista e amico di una vita, Massimo Roccaforte. Proprio lui ogni volta che l’artista catanese abbandona il palco, porge il suo braccio per accompagnare la sua dama nel backstage. Verso il finale ci sarà tempo anche per un salto negli anni ’80 grazie al compaesano Luca Madonia direttamente dai Denovo, con il quale Carmen eseguirà due brani, Grida e L’alieno.
Crede in sé anche quando scherza (ma non troppo) nel sottolineare il trascorrere del tempo. Si dice “fimmina monotasking” e vicina alla menopausa. Sorridono tutti nell’ascoltarla. Noi comunque di una cosa siamo certi:
È vero, Carmen è una mamma, da circa 21 mesi. Si è addolcita negli occhi, nei gesti, nei capelli, ma non certo nelle mani. Quelle continuano a picchiettare forte sulle sue chitarre. E tra testa, cuore e corpo, a noi sembra si, molto fimmina, ma per nulla monotasking. Magari non ha lo stesso look eccentrico ed il caschetto degli esordi, ma il suo recente ritorno sotto la luce dei riflettori si è rivelato davvero entusiasmante. Una mamma rock che continua a far brillare il cantautorato italiano, dando carattere e spessore a tutto il genere femminile.
Speriamo che negli anni continui ad avere sempre tanto da raccontare.
Firenze ringrazia, e così la musica tutta.