8 marzo: il valore delle donne

Pubblicato il 8 Mar 2014 - 9:10pm di Ignazio Russo

La festa dell’otto marzo è sempre attuale. Riconoscere il valore delle donne è fondamentale per una nazione civile.

Donne

Ogni tanto qualcuno pone, ma speriamo con curiosità, questa domanda: ma quando le donne la finiranno di parlare tanto di loro? Noi riteniamo che le donne continueranno a parlare di loro, fino a quando tutti non si saranno resi conto che esistono; finché a tutte le latitudini e in ogni ambito del vivere civile saranno riconosciute come persone umane, aventi la stessa dignità degli esseri umani di sesso maschile e come soggetti che, con distinta individualità, tracciano con gli uomini il cammino dell’umanità facendolo progredire.

È chiaro che tale intento è ancora lontano, a causa della sua complessità nel tempo e nello spazio, ma se voluto non sarà molto difficile raggiungerlo. Perseguire il traguardo del riconoscimento delle donne presuppone che l’essere donna sia conosciuto, non a partire da formule astratte composte da pregiudizi culturali da chi donna non è, ma mediante ciò che soltanto le donne possono dire di loro stesse, sulla base del concreto vivere quotidiano. Innanzitutto del proprio corpo, della propria mente e nel proprio spirito, poi sulla base della propria esperienza nella piccola storia di ogni giorno e nella grande storia di sempre, mediante il loro modo originale di proporsi, nei ritmi del loro esistere e agire ed in tutto ciò che le differenzia dall’essere umano maschile. Verrà certamente un giorno in cui non sarà più necessario che le donne parlino tanto di loro, ma per il momento è indispensabile che prendano la parola ovunque e sempre, per farsi conoscere in modo da essere accettate nella piena verità di essere donna e nella loro capacità di parlare d’altro nella società civile.

Negli ultimi decenni, della storia d’occidente, molte donne hanno dovuto gridare per attirare l’attenzione sulle tante e note forme di disprezzo che le colpiva. Basti pensare, per stare ai fatti di casa nostra, che le donne italiane esercitano il diritto di voto soltanto da poco più di mezzo secolo. Talvolta dovranno ancora gridare più spesso, raccontare, esporre pacatamente, far circolare con i fatti e i silenzi, il loro pensiero. Ed è ciò che già avviene da parte di tante donne, più o meno note e impegnate, le quali sanno di non parlare tanto per sé, ma pure per le altre che, ancora oggi, in diverse parti del mondo, non possono parlare.

Esiste anche il pericolo che le donne siano ascoltate soltanto quando parlino di loro. È un pericolo che esse devono fuggire. Già molte di loro lo dimostrano, presenti come sono, con competenza e professionalità, in tutti i campi di attività e attente a tanti problemi che travagliano la vita di ogni giorno. Per il momento è alto il prezzo che pagano. Toccherà a loro stesse escogitare il modo di diminuirlo o eliminarlo.

Info sull'Autore

Ignazio Russo ha iniziato l’attività di corrispondente con le testate giornalistiche: "Parola di Vita" della Curia Diocesana di Cosenza, "La Calabria", "Corriere della Sibaritide", "Il Gazzettino del Crati", Agenzia di stampa "Rotopress", "Oggi Sud", "Il Tempo", "Il Corriere dello Sport-Stadio". E’ stato anche intervistatore autorizzato dell’istituto "Doxa". Ha collaborato con Luigi Veronelli nella rubrica Gastronomia per "Il Giorno" e con Gustavo Valenti per la rubrica "Paese che vai", prodotto dalla RAI. Attualmente è addetto stampa dell’Associazione professionale cattolica di insegnanti, dirigenti e formatori (UCIM). E’ docente di Scienze Motorie e Sportive ed autore del testo scolastico per i licei e gli istituti superiori “Il movimento è vita".

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