Da Settembre si vedranno i primi effetti della norma della legge di Stabilità che rivoluziona il mondo dei buoni pasto, con una diversa tassazione dei ticket, ma anche con una minore possibilità di utilizzo. La norma è entrata in vigore dal primo luglio, ma solo dal prossimo mese inizierà ad incidere (e non poco) sulle abitudini di molti italiani.
Il nuovo importo dei buoni pasto elettronici
Buoni pasti più ricchi ma con vincoli più ristretti che ne limitano l’utilizzo: sono questi gli effetti della riforma del ticket. La legge permette alle aziende di innalzare l’esenzione dei buoni dai 5,29 euro attuali a 7 euro: questo vuol dire che si passa da un valore annuo di circa mille euro (5,29 euro moltiplicato per 200 giorni lavorativi) ad uno di 1.400.
In pratica i lavoratori hanno a disposizione circa 400 euro all’anno in più che non comportano il pagamento di tasse e contributi da parte del lavoratore stesso o dell’azienda. Letto così sembra tutto molto bello, ma bisogna considerare anche un altro spetto della riforma dei buoni pasto, ovvero il suo obiettivo di incentivare l’utilizzo dei ticket elettronici.
Le novità, stop alla spesa con i buoni pasto
Solo i buoni pasto elettronici hanno subito l’aumento di valore a 7 euro (che altro non è che un adeguamento alla media europea) e questo dovrebbe bastare per renderli più invitanti, ma il loro utilizzo va a cozzare con una delle abitudini più diffuse tra gli italiani: l’accumulo dei buoni pasto per utilizzarli come moneta “alternativa” per fare la spesa al supermercato.
Questa operazione era possibile perché il buono cartaceo non è rintracciabile (in realtà, come ha spiegato il presidente di Qui!Ticket Gregorio Fogliani, si possono rintracciare anche i tagliandi cartacei). Con i buoni pasto elettronici non si potrà più fare la spesa perché sono non si potra spendere ogni giorni più di quella che è stata indicata come la cifra massima quotidiana.