Call of Duty: Black Ops III, quando la finzione può diventare realtà
Queste supposizioni sull’utilizzo di Call of Duty: Black Ops III da parte dell’Isis, meritano una giusta osservazioni. Bisogna, cioè, capire il perché venga accostato questo gioco al gruppo terroristico e come questo videogame possa avere “aiutato” l’Isis alla preparazione degli attentati. Tutti sappiamo della triste vicenda che ha colpito varie zone della capitale francese nella sera di venerdì 13 novembre (dallo Stade de France al Bataclan).
Questo gioco, uscito sul mercato internazionale il 6 novembre, è incentrato sulla guerra (infatti l’esordio della serie Activision era basata sugli “effetti speciali” della seconda guerra mondiale), e da ben dodici anni è leader nel settore di strategia e tecniche militari (per gli appassionati acquistare i nuovi capitoli è quasi un “must”). Negli anni, però, Call of Duty, si è evoluto e si pone come obiettivo l’interpretazione di quelli che potrebbero essere conflitti futuri.
Tuttavia nel mondo, quello Occidentale soprattutto, inizia ad interrogarsi sui benefici che possono dare videogames come questo, che si svolgono in un contesto di guerre, armi, avversari pronti a versare fino all’ultima goccia di sangue per sopravvivere ed avere la meglio sul nemico. Call of Duty: Black Ops III, sembra andare sempre più verso questa direzione, anche se non si basa sul presente ma sul passato.
La trama, infatti, si basa su un flashback del passato, con il quale troviamo proiezioni sul futuro in una sorta di incatenamento di eventi. Obiettivo finale del gioco è quello di salvare l’umanità dalle catastrofi; quindi possiamo dire che il gioco si basa più su un qualcosa che è già successo e che mette il giocatore nelle condizioni di comprendere situazioni difficili e salvare il mondo da ciò che sta per accadere.
Il videogioco amato dall’Isis scatena le polemiche
A questo punto la domanda è: perché l’Isis utilizzerebbe Call of Duty: Black Ops III per progettare attentati? La risposta sta nel vasto spazio di simulazione e di arbitrio che il videogame da ai potenziali giocatori. Quindi il diffusissimo gioco militare (con oltre 10 miliardi di dollari incassati dalle vendite), visionario e già discusso in passato, ha praticamente scatenato feroci polemiche, anche perché sono soprattutto i giovani ad acquistarlo.
Sicuramente sono tantissimi i modi che permettono ad un gamer di simulare una guerra, considerata l’epoca di Internet in cui viviamo, però al momento tutti gli occhi sono concentrati su questo nuovo capitolo di Call of Duty. Ad aumentare le supposizioni ci sono, inoltre, i sospetti sulla Playstation 4 (piattaforma compatibile con il gioco) utilizzata, a quanto pare, per aggirare l’Intelligence e poter pianificare gli attentati grazia alla modalità online della chat (che sarebbe meno soggetta a controlli dell’antiterrorismo).