Vinicio Capossela è uno dei cantautori più liberi, fuori dagli schemi, intelligenti e “disinteressati” del nostro paese. Anche se non è del tutto italiano, essendo nato nella fredda Germania, ad Hannover, da genitori di origine Irpina, noi comunque ce lo prendiamo per buono lo stesso, sopratutto perché è grazie ad artisti come lui che la musica italiana continua ad essere quello che ogni musica popolare dovrebbe essere: serbatoio di cultura, crocevia di storie, di tradizioni, di saggezza.
Nel 2016, tenendo conto del mercato discografico, dei gusti e dell’andazzo generale, sarebbe impensabile dedicare una canzone ed un videofilm di 15 minuti alla figura del Pumminale , ovvero il licantropo, l’uomo animale in preda ai propri istinti lunari. Vinicio Capossela l’ha fatto, e questo piccolo esempio valga a far capire di che pasta è fatto.
Ecco il video di quello che è stato il primo singolo estratto, ormai da qualche settimana, dal nuovo doppio album uscito invece in tutti gli store venerdì 6 Maggio.
Il nuovo doppio disco di Vinicio Capossela è un viaggio tra la polvere e l’ombra della musica popolare italiana
Diavoli, Madonne, strade polverose. Lune piene ed atmosfere cupe. Cenere ed ossa. Questi e molti altri colori riempono la tavolozza con cui Vinicio Capossela ha disegnato i confini del suo nuovo album. Le Canzoni della Cupa è un lavoro nato e cresciuto con un ritmo agricolo, maturato in una botte, al buio, senza fretta. L’uscita dell’album, in effetti, avrebbe dovuto seguire e ruota l’altro grande esperimento di Vinicio Capossela, ovvero il film Nel Paese Dei Coppoloni.
La pellicola, uscita a gennaio scorso e distribuita nel circuito Nexo Digital, rappresenta un altro progetto unico e profondamente caposseliano. Nient’altro che un viaggio a cavallo di una fantasmagorica mietitrice ambulante, per raccogliere le storie della musica e dei musicanti italiani. Nelle province, nelle campagne, fin anche nei boschi popolati da creature ai limiti dell’umano. Niente di strano, insomma.
Purtroppo, una delicata operazione alle corde vocali da parte del cantautore aveva portato allo slittamento della data d’uscita del nuovo album, le cui canzoni comunque avevano sorretto la colonna sonora del film. Ora però è finalmente uscito, e a smentire tutte le chiacchiere su ciò che vende e ciò che è un tabù per il mercato, il nuovo disco di Vinicio Capossela ha debuttato al primo posto della classifica I-Tunes, per quanto riguarda le nuove uscite in italiano.
Allora facciamo un bell’applauso a questo grande lavoratore della propria musica, la quale, in cambio apre spesso i battenti al lavoro stesso. Come in La Padrona Mia, l’altro singolo che parla un italiano dei più sinceri.
Le Canzoni della Cupa sono 28. Tante, bene. E sono suddivise in due parti: Polvere e Ombra. Vinicio Capossela ci ha lavorato negli ultimi 13 anni, proprio nel lungo periodo in cui veniva alla luce il romanzo, uscito per Feltrinelli, che da nome al film di cui abbiamo parlato.
L’ultima fatica musicale di Vinicio Capossela tocca, o per meglio dire raccoglie, le ballate e le canzoni della nostra tradizione. Grazie Vinicio, ricambieremo. Magari con un bicchiere di vino.
Ecco la tracklist.
Polvere: Femmine; Il lamento dei mendicanti; La padrona mia; Dagarola del Carpato; L’acqua chiara alla fontana; Zompa la rondinella; Franceschina la calitrana; Sonetti; Faccia di corno; Pettarossa; Faccia di corno – l’aggiunta; Nachecici; Lu furastiero; Rapatatumpa; La lontananza; La notte è bella da soli.
Ombra: La bestia nel grano; Scorza di mulo; Il Pumminale; Le creature della Cupa; La notte di San Giovanni; L’angelo della luce; Componidori; Il bene mio; Maddalena la castellana; Lo sposalizio di Maloservizio; Il lutto della sposa; Il treno.