È stato presentato il Rapporto Antigone 2016: il sovraffollamento nelle carceri è un problema che torna a farsi sentire, visto che in Italia sono quasi quattromila i detenuti che non hanno un posto letto. Il documento, intitolato Galere d’Italia, mostra come in sei anni la popolazione carceraria si sia ridotta di quasi 15.000 unità (nel 2010 il totale era i 68.258), ma nel corso dell’ultimo anno ha ripreso a crescere; in 30.000 scontano la pena con misure alternative ed è molto bassa la percentuale di recidiva del reato.
Il tasso di sovraffollamento è inferiore al 100% solo in otto Regioni
Al 31 marzo 2016 nelle carceri italiani sono presenti 53.495 detenuti, mentre i posti letto disponibili sono 49.545. In più circa novemila detenuti vivono in uno spazio inferiore ai 4 metri pro-capite indicato dal Consiglio d’Europa come standard minimo. Il tasso di sovraffollamento (che mette in relazione il numero dei detenuti e il numero dei posti letto disponibile), è del 106%, ma questo dato non tiene conto delle sezioni che sono provvisoriamente chiuse.
Alla fine del 2009 tutte le Regioni italiane avevano un tasso di sovraffollamento superiore al 100%: a Lamezia Terme e a Brescia superava addirittura il 270%, ma erano diversi gli istituti che sforavano la soglia del 200%. A marzo 2016 in otto Regioni il tasso di sovraffollamento delle carceri è inferiore al 100% (Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige, Toscana, Umbria, Calabria, Sicilia e Sardegna). La struttura dove il sovraffollamento si fa sentire di più è quella di Latina (192,1%), seguita da quelle di Como (183,3%) e Lodi (176%).
Le misure alternative funzionano: bassissima la percentuale di recidiva
Circa 19.000 detenuti devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni, quindi potrebbero uscire dalle carceri ed essere sottoposti a misure alternative, ma solo se la magistratura di sorveglianza fosse d’accordo. Sono 29.000 invece le persone che stanno scontando la loro pena detentiva fuori dal carcere: circa diecimila sono in detenzione domiciliare, 12.000 sono in affidamento al servizio sociale, 6.000 si occupano di lavori di pubblica utilità (e sono quasi tutti condannati per aver violato le norme del codice della strada) e 724 sono in regime di semilibertà, utilizzato sempre meno frequentemente. In merito a queste misure alternative viene sottolineato un dato positivo, ovvero la bassa percentuale dei casi di recidiva del reato: durante la misura alternativa solo lo 0,79% commette un reato.
I dati del Rapporto Antigone: un terzo dei detenuti è straniero, l’anno scorso 43 suicidi nelle carceri
Un terzo dei detenuti nelle carceri italiane è di origine straniera (dato in netto calo rispetto al 2009): Marocco, Romania, Albania e Tunisia sono i Paesi più rappresentati. Tra gli italiani, la maggior parte dei detenuti proviene dalle regioni del Sud, con Campania, Sicilia e Puglia alle prime posizioni. I reati commessi dai detenuti sono contro il patrimonio (8.129 casi), contro la persona (6.599), violazioni della legge sull’immigrazione (1.372) e sulla droga (6.266); a questi si aggiungono i 95 condannati per delitti di mafia. L’età media dei detenuti è di 40 anni.
Secondo l’associazione Antigone la popolazione detenuta potrebbe ridursi di circa un terzo con la decriminalizzazione delle sostanze stupefacenti: lo Stato potrebbe in questo modo risparmiare quasi un miliardo di euro ogni anno, soldi che potrebbero essere reinvestiti in misure comunitarie, attività socialmente utili o in sostegno socio-sanitario. L’ultimo dato che viene sottolineato è quello relativo ai suicidi in carcere: purtroppo nel 2015 ce ne sono stati 43; il record spetta alle carceri Pagliarelli di Palermo e Opera di Milano, dove tre persone si sono tolte la vita. Il suicida più giovane aveva 18 anni (Regina Coeli), mentre il più anziano ne aveva 64 (Pigliarelli).