Recensione e giudizio di “Quo Vado?”, il nuovo film di Checco Zalone. La trama evidenzia tanta ironia sull’italiano medio, tra luoghi comuni ed esterofilia.
Si conclude un 2015 che cinematograficamente parlando ha aperto i battenti con gli osannati The imitation game e La teoria del tutto, concludendo la propria parabola con il ritorno di Star Wars sul grande schermo. L’anno che verrà andrà probabilmente a seguire il percorso del suo predecessore, accogliendo nella prima metà il nuovo lavoro di Tarantino e pellicole che strizzano l’occhio a Hollywood se pensiamo a Carol, The Danish Girl e The Revenant, ennesima carta giocata da Leonardo Di Caprio nella speranza di raggiungere l’agognata statuetta. Rimanendo invece all’interno dei nostri confini, il 2016 inizia con un botto che poco ha a che vedere con gli spettacoli pirotecnici tanto temuti dai nostri amici a quattro zampe. Quello a cui facciamo riferimento è l’atteso ritorno al cinema di Checco Zalone con Quo Vado?
Dopo il record di “Sole a Catinelle”, Checco Zalone sfida se stesso con un nuovo film
Luca Medici torna a proporre e a proporsi, con quel fare istrionico che negli anni ha trasformato un uomo laureato del meridione in una ventata di freschezza per l’universo comico italiano. In un’era nella quale i “bip” sono stati messi in cantina per fare largo ad un estenuante aumento di volgarità e parolacce, esiste ancora qualcuno in grado di far ridere senza per forza dover ricorrere a “mezzucci” alcuni. Partito dal palco di Zelig come comico e imitatore, ha sin da subito dimostrato di essere intelligente a tal punto da poter fare lo stupido senza rischiare di risultare tale. Nel 2009 decide di tentare un passaggio al mondo del cinema, raggiungendo sin da subito ottimi riscontri da pubblico e critica con i film Cado dalle Nubi e Che Bella Giornata. Ma è con Sole a catinelle che Checco Zalone si consacra definitivamente come uno dei più credibili comici attualmente in circolazione nel nostro paese. E se il suo nome d’arte deriva dal dialetto barese “Che cozzalone” (che tamarro) Luca Medici può dirsi ampiamente soddisfatto per essere riuscito a scrollarsi di dosso il ruolo da coatto deculturato di Siamo una squadra fortissimi arrivando con il suo terzo lavoro ad incassi record, a discapito di un capolavoro assoluto quale La vita è bella di Benigni.
Checco Zalone è ben consapevole che prima o poi la cosiddetta “stecca” potrebbe arrivare ma, con molte probabilità, non sarà Quo Vado? a riservargli questo dispiacere, considerando l’ottima riuscita del film, ufficialmente in sala da venerdì 1 gennaio 2016.
In Quo Vado? l’esperienza di Lino Banfi ed il talento di Bergamasco e Giovanardi: trama e recensione
In Quo Vado? Checco rappresenta lo stereotipo modernizzato dell’italiano medio fantozziano. Impiegato pubblico, a differenza del più famoso ragioniere gode di un posto fisso che lo fa sentire un assoluto privilegiato in famiglia e all’interno della società. Con un taglio che arriva dopo il decreto legge voluto dal ministro di turno, tutte le certezze di Checco iniziano improvvisamente a vacillare. Tanta è la sacralità che il posto fisso assume ai suoi occhi che il simpatico 38enne barese si ritroverà a rifiutare cifre stellari propostegli dalla dott.ssa Sironi (Sonia Bergamasco) per liquidare il suo TFR. Nei momenti di maggior tentazione, Checco potrà contare sulla fermezza del senatore Binetto (Lino Banfi) capace di riportare sulla retta via chiunque voglia rinunciare al posto fisso, mettendo i bastoni tra le ruoto alla riforma dell’attuale governo. Dopo aver vissuto con positivo spirito di adattamento ogni improbabile proposta di trasferimento ricevuta dalla dott.ssa Sironi, il protagonista di Quo Vado? giunge nelle fredde terre del Polo Nord con il compito di portare avanti ricerche mirate al salvataggio delle specie animali protette. Sul punto di cedere pur di tornare nella sua calda terra, Checco incontra la sua collaboratrice Valeria (Eleonora Giovanardi) ed ogni dubbio viene spazzato via dalla bellezza ed il carisma propri della giovane donna. Sarà proprio Valeria a far innamorare il barese a tal punto da convincerlo a trasferirsi con lei nella sua casa in Norvegia. Non saranno però da soli a vivere questo idillio d’amore. Checco dovrà infatti condividere la sua amata con i tre figli di lei, di altrettante etnie differenti, avuti dalle precedenti relazioni di Valeria.
Per amore e spirito di responsabilità, l’uomo riuscirà a sradicare da sé i modi burberi e tamarri che scandivano la sua vita in Italia, divenendo l’emblema della civiltà sociale e famigliare. Basterà però l’eurovisione del ritorno live di Albano e Romina all’ultimo Festival di Sanremo per richiamare nella mente di Checco la voglia ed il bisogno di tornare in Italia ma soprattutto al suo stile di vita messo a tacere durante la sua permanenza in Norvegia. Tra esilaranti gag e richiami a La Grande Bellezza di Sorrentino, Quo Vado? rappresenta una potente lente d’ingrandimento non tanto sull’evoluzione personale di un tipico uomo del sud, quanto sui tanti luoghi comuni che generalmente legano gli italiani medi. Dal bamboccione al malato di calcio, passando per i classici gesti del clacson al semaforo e del salta-fila al supermercato. È però davvero sufficiente superare i confini nostrani per tornare ad essere più civilizzati, rinunciando al clima mite e ad altre leggerezze italiote? Alla fine del film, Checco troverà finalmente la parte di mondo adatta a lui, raggiungendo un perfetto equilibrio tra consapevolezza del proprio essere e la voglia di rivalsa umana a favore delle cose più importanti della vita, la famiglia e la compassione umana.
Torna in scena la coppia Zalone – Nunziante: giudizio del film e video de “La prima Repubblica”
Quarto lavoro della coppia Zalone – Nunziante, prodotto da Pietro Valsecchi e distribuito da Medusa, Quo Vado? è un film che mantiene un andamento di crescita esponenziale della loro filmografia.
Se in Cado dalle nubi il prode Zalone si presentava al mondo del cinema incarnando il personaggio che lo ha reso famoso a Zelig, In Che bella Giornata interpreta l’ emigrato al nord ironizzante sul tema del diverso e sulla sua collocazione sociale, in Sole a catinelle prende in giro quell’arrivismo tradotto nella necessità di cose facili e veloci, quella “fame di fama” molto italiana e accenna debolmente al tema del lavoro.
Questa nuova opera sale ulteriormente di grado ironizzando su due attualissime piaghe italiane: posto fisso e cervelli in fuga.
Ora che nella politica italiana si parla di Jobs Act, mobilità, disoccupazione; il duo pugliese per trattare queste tematiche si rifà alla vecchia idea democristiana di posto fisso, sicuro e rasserenante, quello che secondo loro “non si scorda mai” come tanti brutti vizi che ci portiamo dietro dalla prima Repubblica (citando la canzone originale scritta da Luca Medici).
Il protagonista per la sua necessità di trattenere il posto statale verrà spedito in tanti posti e nei suoi viaggi scoprirà grazie all’amore, sempre alla maniera di Checco, l’importanza di tanti connazionali che pieni di speranze, partono verso altri paesi speranzosi di un degno riconoscimento delle proprie potenzialità, arrivando sino addirittura a incarnarne uno, integrandosi in una cultura “migliore della nostra”.
Altri elementi che aiutano in questa crescita della filmografia di Checco Zalone, sono l’ elevamento del protagonista a voce narrante talmente importante che una tribù africana è interessata conoscerne la sua storia. Un altro piccolo elemento di distacco è nei costumi e nei colori, nella prima sequenza in cui il protagonista è al lavoro veste una camicia Giallo e Blu come il film precedente segnando ulteriormente Quo vado? quasi come un secondo capitolo: dopo il lavoro precario del precedente, il lavoro a posto fisso.
86 minuti sempre cosparsi di gag comiche brillanti e dirette alla perfezione dal regista Gennaro Nunziante permettendo in fase di montaggio una potente fluidità comica e regalando anche a coloro, che decidono di andare al cinema come forma di evasione, continui momenti divertenti dove si ride molto.
Questo film più degli altri racchiude in se un mix di risate amare dove lo spettatore viene spesso coinvolto a pensare su cosa si ride, è un modus operandi che strizza l’ occhio alla commedia italiana che ci ha reso famosi nel mondo, mantenendo la modernità del personaggio e della storia adattandolo ai vizi dell’ italiano moderno.
Se un tempo Alberto Sordi era l’italiano medio, oggi lo è Checco Zalone, scardinando e prendendo in giro tutti i luoghi comuni dello Stivale.
Articolo a cura dei nostri inviati Patrizia Monaco e Francesco Salvetti