Cyberbullismo: nuova piaga sociale

Pubblicato il 18 Apr 2014 - 9:00pm di Ignazio Russo

I giovani devono sapere che il cyberbullismo non è un divertimento senza conseguenze

cyberbullismo

Ancora una volta ci troviamo a riflettere e a parlare di fragilità, di crudeltà, di cattiveria, d’insensibilità del genere umano, che può portare una ragazza, in preda alla disperazione a suicidarsi, volando nel vuoto dal balcone di casa propria. Si parla di coetanei privi di coscienza e di valori che infieriscono sulla sensibilità di una persona presa di mira. Gli insulti sono pesanti, istigano al suicidio suggerendole di tagliarsi le vene, la fanno deprimere ripetendole continuamente di valere quanto uno zero e che farebbe meglio a levarsi di mezzo. Il 26% dei ragazzi sui social sono vittime di cyberbullismo, cioè una serie di offese che potrebbero spingere un’adolescente verso l’irreparabile, come ad esempio: pettegolezzi diffusi attraverso messaggi sui cellulari, mail, social network; postando o inoltrando informazioni, immagini o video imbarazzanti; rubando l’identità e il profilo di altri, o costruendone di falsi, al fine di mettere in imbarazzo o danneggiare la reputazione della vittima; insultando o deridendo la vittima; facendo minacce fisiche alla vittima attraverso un qualsiasi media.

Solo il il 23% delle vittime di cyberbullismo, ci dicono le statistiche, sarebbe in grado di difendersi da questo tipo di attacchi. Questo ci fa riflettere sulla sensibilità delle persone e sul fatto che solo un ragazzo su quattro è capace di reagire. Spesso i genitori sono all’oscuro di tutto ciò che accade attorno ai loro figli. Questo succede perché i giovani, soprattutto se deboli, credono che rivolgersi a un adulto non sia facile. Inoltre, anche l’esperienza dimostra come si può vedere danneggiata la propria reputazione in una comunità che da più credito, oltre all’aspetto fisico, a ciò che viene pubblicato sui “social“.

Si continua a dire che c’è bisogno di leggi che permettano di difendersi dai pericoli del web. Al cyberbullismo non è facile porre rimedio, ma neanche si cerca di farlo. I genitori dovrebbero insegnare ai figli che il bullismo non è un divertimento senza conseguenze e dovrebbero insegnare loro a difendersi. Tutti ovviamente dicono che non è possibile sentire di continuo di ragazzi che si tolgono la vita. Rimaniamo sconcertati e afflitti per tutte queste vittime, ragazzi che non hanno più la possibilità di sognare, amare, pensare a un tempo futuro ancora da vivere. Una iniziativa degna di lode, per combattere questo fenomeno, è nata a Roma, al Gemelli con l’istituzione di un ambulatorio dedicato all’ascolto e alla cura delle vittime del cyberbullismo, coordinato da Federico Tonioni, dell’Istituto di Psichiatria e Psicologia dell’Università Cattolica di Roma. Il lavoro degli specialisti del Gemelli si basa sulla prevenzione e sul trattamento psicologico delle giovani vittime. Non tralasciando la riabilitazione di ragazzi aggressivi con disagi nel comportamento.

Info sull'Autore

Ignazio Russo ha iniziato l’attività di corrispondente con le testate giornalistiche: "Parola di Vita" della Curia Diocesana di Cosenza, "La Calabria", "Corriere della Sibaritide", "Il Gazzettino del Crati", Agenzia di stampa "Rotopress", "Oggi Sud", "Il Tempo", "Il Corriere dello Sport-Stadio". E’ stato anche intervistatore autorizzato dell’istituto "Doxa". Ha collaborato con Luigi Veronelli nella rubrica Gastronomia per "Il Giorno" e con Gustavo Valenti per la rubrica "Paese che vai", prodotto dalla RAI. Attualmente è addetto stampa dell’Associazione professionale cattolica di insegnanti, dirigenti e formatori (UCIM). E’ docente di Scienze Motorie e Sportive ed autore del testo scolastico per i licei e gli istituti superiori “Il movimento è vita".

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