La scelta e l’acquisto di alimenti sani e controllati è ormai diventata un’esigenza sempre più urgente. Passiamo minuti infiniti, tra gli scaffali del supermercato, soprattutto al banco carni, a guardare e riguardare le etichette sul retro, accertandoci che il prodotto sia sicuro e provenga da uno stabilimento italiano o, quantomeno, di origine certificata.
Per le carni preconfezionate, l’etichetta è una vera e propria carta di identità. Essa, infatti, informa il consumatore sulle caratteristiche del prodotto e, precisamente sulla natura, l’identità, la qualità, l’ origine e la provenienza del prodotto stesso.
La Commissione Europea riunitasi il 13 dicembre 2013, ha varato un Regolamento di Esecuzione (UE) N. 1337/2013, entrato in vigore dal primo aprile 2015, che riguarda proprio l’obbligo di indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili.
La Commissione Europea ha valutato l’opportunità e l’urgenza di raggiungere un equilibrio tra l’esigenza dei consumatori di essere informati e il costo aggiuntivo per gli operatori e le autorità nazionali, che in definitiva incide sul prezzo finale del prodotto.
È vero, infatti, che i consumatori chiedono soprattutto informazioni relative al luogo in cui l’animale è stato allevato e, sul piano geografico, è provato che l’indicazione dello Stato membro o del paese terzo risulta essere l’informazione di maggior rilievo per i consumatori.
Pertanto, la trasparenza delle etichette diventa sinonimo di garanzia e di qualità. Da oggi, le carni suine, ovine, caprine e dei volatili non potranno più essere vendute senza che ne sia indicato il luogo di provenienza e di macellazione.
Sull’etichetta verrà indicato lo Stato membro o il paese terzo in cui l’animale è stato allevato per un periodo che rappresenti una parte sostanziale del ciclo di allevamento normale per ciascuna specie, nonché dello Stato membro o del paese terzo in cui è stato macellato. Il termine “origine” è, quindi, riservato a tutte le carni ottenute da animali nati, allevati e macellati – quindi interamente ottenuti – in un unico Stato membro o paese terzo.
Nei casi in cui l’animale sia stato allevato in più Stati membri o paesi terzi, è prevista un’indicazione adeguata del luogo di allevamento, in modo che le esigenze dei consumatori siano maggiormente soddisfatte e si evitino inutili perplessità sull’etichetta. Una vera rivoluzione nell’ambito alimentare.
Confagricoltura afferma con soddisfazione che la trasparenza delle etichette è uno stimolo per migliorare la qualità dei prodotti di origine animale; qualità messa in crisi dalla “mucca pazza” e da altri scandali alimentari, dovuti alle varie epidemie, o altre cause, come la diossina.
La Coldiretti raccomanda che, per essere certi di portare a casa un prodotto al 100% italiano, bisognerà scegliere la carne con la scritta “origine italiana”: ciò significa che tutte le fasi della lavorazione dell’animale, dalla nascita all’allevamento fino alla macellazione, si sono svolte sul nostro territorio.
L’etichettatura è valida per tutte le carni suine, ovine, caprine e avicole, escluse quelle di coniglio e di cavallo o le carni di maiale trasformate in salumi. La Coldiretti riconosce che si tratta certamente di una carenza grave, ma che può e deve essere colmata al più presto.