Uno dei dubbi più diffusi sulla lingua italiana scritta è quello sulla corretta grafia di d’accordo, daccordo o perfino d accordo. Come si scrive correttamente? Vediamo di fare un po’ di chiarezza!
In quali modi sbagliati viene scritto d’accordo o daccordo: gli errori comuni
«Sono daccordo», «Sono d’accordo». In quante circostanze pronunciamo questa espressione? E quante altre volte la scriviamo? Un numero davvero infinito. Il significato di questa espressione comunica una piena conformità di intenti, di opinioni e di affetti da parte di chi la pronuncia. Inoltre, nella sua forma superlativa, sta a significare una piena conferma e concordanza con quello che viene pronunciato dall’interlocutore. In altre parole, l’espressione comunica che chi la pronuncia si trova in totale accordo con quanto viene comunicato. Non è un caso infatti che proprio la radice della parola derivi dal termine accordo, che in questa fattispecie identifica una piena e reciproca intesa. Se quindi il significato di questa espressione è chiaro e noto a tutti, non è così altrettanto nota la sua correttezza grammaticale ed è questo uno dei motivi che spinge molte persone a commettere numerosi errori di scrittura.
Sono infatti diversi i modi sbagliati o meno nei quali viene scritta l’espressione. Solitamente la troviamo scritta così come segue:
- d’accordo, nella versione con l’apostrofo;
- daccordo, nella versione senza apostrofo e con le due parole attaccate;
- d accordo, nella versione senza apostrofo ma con lo spazio tra i due termini.
In tutte e tre le versioni, appare chiaro come l’espressione sia composta dall’unione di due parole: di + accordo, ma quale è la versione corretta?
Come si scrive d’accordo nel modo corretto?
A sciogliere ogni dubbio su quale sia la forma corretta tra d’accordo e daccordo ci viene in soccorso l’Enciclopedia Treccani, punto di riferimento per la grammatica italiana e voce accreditata in fatto di spiegazioni sulla grammatica e la lessicografia italiana. Come viene spiegato nell’Enciclopedia, la grafia corretta (e definitiva) è d’accordo, con l’apostrofo, dunque. Perciò, se siete capitati su questa pagina perché attanagliati dal dubbio su come si debba scrivere veramente la parola, la risposta l’abbiamo trovata: è d’accordo.
Quindi potete correre a correggere il vostro testo scritto, inserendo un bell’apostrofo tra le due parole.
Spiegazione grammaticale: perché l’unica versione corretta è d’accordo?
Tuttavia, l’uso dell’apostrofo per scrivere correttamente d’accordo, non è frutto di una scelta arbitraria, ma dietro ad esso sottende una precisa regola grammaticale che andremo a verificare. Prima di addentrarci, però, nella spiegazione grammaticale sul perché la forma corretta sia d’accordo, occorre riepilogare che:
- la forma (corretta) d’accordo si scrive con l’apostrofo tra le parole “di” e “accordo” poiché la parola “di” è soggetta ad elisione;
- la forma (errata) daccordo è il risultato di una univerbazione, oggi considerata errata;
- la forma (errata) d accordo indicherebbe, in questa grafia, la presenza di un troncamento.
La forma corretta, quindi, è quella con l’apostrofo poiché frutto di un’elisione. In grammatica, l’elisione è un fenomeno fonetico che si verifica quando una parola precedente termina con una vocale e quella successiva, a sua volta, comincia con un’altra vocale. A livello fonetico, l’apostrofo sta perciò ad indicare la presenza di una vocale caduta (solitamente quella finale della parola precedente) e l’unione alla vocale successiva. Naturalmente, l’italiano, nel corso degli anni, si è andato molto modificando: ad esempio, al tempo di Montale e Ungaretti – tra i grandi poeti dello scorso secolo – era molto comune scrivere utilizzando l’apostrofo, cioè come segnale per identificare la presenza di un’elisione. Oggi, invece, l’elisione è diventata un fenomeno molto più circoscritto nella nostra lingua, soprattutto scritta, sopravvivendo soprattutto in alcune branche dell’italiano scritto come ad esempio la drammaturgia. Tuttavia, l’elisione con l’apostrofo resta obbligatoria in alcuni casi: d’accordo è uno di questi (così come, ad esempio tutt’al più, senz’altro, sott’occhio).
La forma scorretta senza apostrofo, è frutto di una univerbazione. In grammatica, l’univerbazione è il processo che unisce graficamente due parole che originariamente compaiono separate. In questo modo, si viene a creare una nuova parola frutto dell’unione dei due termini che precedentemente erano separati. Molto spesso, in alcuni casi le due grafie, quella separata e quella unificata coesistono e sono accettate entrambe, specialmente in alcuni contesti scritti più informali. Solitamente l’univerbazione avviene quando, sintatticamente e anche foneticamente, non si riesce più a percepire i due termini come distinti e la consuetudine porta a unire i due vocaboli che oramai non sono più percepiti come distinti. L’univerbazione è un fenomeno che appartiene più alla sfera del linguaggio parlato ma che nella consuetudine viene trasportato anche all’italiano scritto. Tuttavia, la forma daccordo è oggi unanimemente considerata scorretta dagli studiosi di grammatica italiana poiché grammaticalmente là dove compare l’apostrofo persiste l’esistenza di una vocale.
Infine, l’ultima versione errata della grafia, d accordo, è scorretta poiché così come appare indicherebbe la presenza di un troncamento e non è questo il caso. Il troncamento, infatti, pur essendo un fenomeno grammaticale per certi aspetti simile all’elisione, tuttavia in realtà è ben diverso e si differenzia dall’elisione per due motivi:
- le parole che sono suscettibili di troncamento possono terminare solamente con consonanti liquide (l e r) o nasali (m o n);
- il troncamento non avviene solamente davanti a un termine che comincia per vocale ma anche per consonante oppure anche davanti a un segno di interpunzione.
Ne consegue che le parole tronche, cioè che hanno subito troncamento, possono anche stare da sole e non necessitano di una vocale a cui appoggiarsi, cosa che invece accade alle parole soggette ad elisione. Per avere la controprova che la versione corretta dell’espressione sia quindi d’accordo, si può utilizzare un metodo. Tale metodo consiste nel provare a immaginare di prendere la parola da apostrofare, nel nostro caso la d con l’apostrofo (che indica la presenza della preposizione semplice di) e provarla a mettere di fronte a un’altra parola dello stesso genere che inizia per vocale (se si vuole ottenere un’elisione) o consonante (se si vuole provare a effettuare un troncamento).
Se la preposizione non suona bene nemmeno con il termine scelto, allora siamo sicuramente in presenza di un’elisione, come nel nostro caso. E in effetti, tutto torna: per concordare con la posizione di qualcuno non potremmo mai dire sono di accordo, ma diremmo sempre: sono d’accordo.