È prevista per oggi pomeriggio la scelta definitiva sulla data ufficiale del Referendum Costituzionale: vediamo quando si vota e perché, dando uno sguardo anche ai sondaggi, alle critiche di questi ultimi giorni e sui motivi per cui si dovrebbe barrare la casella del Sì o quella del No sulla scheda.
Referendum Costituzionale 2016, arrivano la data ufficiale e le critiche al quesito
Finalmente (forse) ci siamo: nella giornata di oggi il Consiglio del Ministri fisserà quella che sarà la data ufficiale del Referendum Costituzionale. Quello che per mesi è stato chiamato referendum di ottobre e poi referendum di novembre alla fine rischia di diventare il referendum di dicembre. Dal momento della decisione della data infatti deve passare un lasso di tempo da 50 a 70 giorni: questo vuol dire che le opzioni sul tavolo sono solamente tre, ovvero il 20 e il 27 novembre e il 4 dicembre. E proprio quest’ultima sembrerebbe la preferita del premier Renzi: più tempo per lavorare alla campagna elettorale e più tempo a disposizione alla Camera per la legge di Bilancio.
Naturalmente il continuo rinvio non piace alle opposizioni: Sinistra Italiana pensa che lo spostamento a dicembre per ridurre l’affluenza alle urne e recuperare qualche Sì sarebbe un comportamento scandaloso, Forza Italia si lamenta per il mancato coinvolgimento delle forze di opposizione sulla scelta della data. E sembra che non abbiano successo neanche tentativi di Renzi di spersonalizzare la consultazione: dice che “non è un referendum sul Governo”, ma agli occhi di tutti ormai è così. E nei giorni scorsi sono nate nuove critiche sulla scheda elettorale. Il quesito che vi sarà riportato è il seguente:
Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”
Il testo ha scatenato le polemiche da parte dei sostenitori del No: più che un quesito, affermano, sembra un riassunto dei motivi per cui votare Sì. Brunetta l’ha definita come uno spot a favore della riforma Boschi, un quesito confezionato ad arte per invogliare i cittadini a barrare la casella del Sì. Ma è stata lo stesso ministro Boschi a replicare al dirigente di Forza Italia, dicendo che il quesito si limita ad indicare il titolo della legge costituzionale senza trucchi o imbrogli. Ed effettivamente è così, non c’è nulla di illegale o illegittimo nel testo del quesito del Referendum Costituzionale, casomai si nota la furbata compiuta un paio di anni fa quando per il ddl venne scelto un titolo che sembra studiato apposta per un’occasione come questa.
Motivi per cui votare Sì o No
Ma quali sono i motivi per cui uno dovrebbe propendere per il Sì o per il No? Innanzi tutto è giusto che ci si informi per bene prima di andare alle urne: dal punto di vista istituzionale e politico gli italiani dovranno decidere su un tema molto importante, quindi devono essere in grado di esprimere un voto consapevoli delle loro scelte. Anche in qualche nostro precedente articolo abbiamo esaminato il contenuto della riforma Boschi. Qui sotto verranno illustrati in sintesi i motivi per cui si dovrebbe votare Sì o No.
Perché votare Sì
- Addio al bicameralismo: il bicameralismo paritario è anacronistico e con la sua abolizione si va oltre quei continui rimbalzi tra Camera e Senato che danno origine a ritardi e sovrapposizioni.
- Fiducia solo dalla Camera: solo i Deputati potranno concedere la fiducia al Governo; il rapporto fiduciario tra il Governo e la sola Camera permette una maggiore stabilità.
- Riduzione dei costi della politica: la riduzione del numero dei parlamentari (i Senatori caleranno da 315 a 100) e la cancellazione del Cnel consentono importanti risparmi.
- Più democrazia diretta: la riforma introduce il referendum propositivo e il quorum di validità “mobile” per il referendum abrogativo.
- Meno decreti legge: la riforma prevede una limitazione del ricorso ai decreti legge, strumento di cui i Governi hanno sempre abusato.
- Più forza per lo Stato centrale: alcune materie strategiche (energia e trasporti, ad esempio) tornano di competenza legislativa dello Stato.
- Meno liti tra Stato e Regioni: il nuovo Senato avrà la funzione di Camera di compensazione tra i territori e lo Stato entrale e questo dovrebbe garantire una riduzione del contenzioso tra Stato e Regioni davanti alla Corte Costituzionale.
- Un aggiornamento necessario: la Costituzione nel 1948 è stata scritta in modo da scongiurare il degenerare verso forme di autoritarismo, ma attualmente questo rischio non c’è.
- Il Governo decide: una vittoria del Sì rende più forte l’idea di un Governo che decide e di una democrazia partecipativa, riducendo le distanze tra cittadini e istituzioni.
Perché votare No
- Il bicameralismo non viene superato: continueranno ad esserci due Camere che legiferano, anche se non su tutte le materie, insieme.
- Troppe variabili nel procedimento legislativo: il Senato non voterà più la fiducia, ma il procedimento legislativo, che oggi ha solo quattro variabili, in futuro avrà una decina di strade diverse.
- Risparmi limitati: la nuova formula del Senato (meno snatori, ma struttura identica) consentirà di risparmiare solo 50 milioni all’anno; avrebbe avuto più senso tagliare il numero dei Deputati, che ammonta a 630.
- Più difficile richiedere i referendum: per richiedere un referendum abrogativo le firme necessarie aumentano da 500.000 a 800.000, mentre quelle per le leggi di iniziativa popolare salgono da 50.000 a 150.000.
- Il Governo che fa le leggi: la previsione dell’approvazione a data certa dei ddl governativi rappresenta una corsia preferenziale di cui le leggi di iniziativa parlamentare non godono; c’è il rischio che il Governo monopolizzi l’attività legislativa del Parlamento.
- Minoranza al comando: la legge elettorale e la riforma sono collegate e con la loro approvazione si consentirebbe anche a chi vince le elezioni al ballottaggio grazie ad un solo voto di governare con un premio di maggioranza esagerato.
- Conflitti tra le Camere: il procedimento legislativo più complesso e il poco chiaro potere di “richiamo” da parte del Senato possono scatenare il contenzioso tra le due ali del Parlamento.
- Troppi cambiamenti: sono in molti a dire che la Costituzione deve essere aggiornata, ma andare a cambiarne 47 articoli in una volta sola forse è un po’ troppo.
Gli ultimi sondaggi
I sondaggi sul Referendum Costituzionale in linea di massima vedono ancora in vantaggio il fronte del No, ma tralasciando il fatto che il numero degli indecisi è ancora elevatissimo, tra le statistiche elaborate dai vari istituti le differenze sono importanti ed è davvero difficile trarre delle conclusioni. Secondo Emg gli indecisi rappresentano il 35,8%, mentre il No sarebbe in netto vantaggio sul Sì (34,1%-30,1%); Index, che prende in considerazione solo quelli che hanno già un’idea chiara, vede il fronte del No davanti a quello del Sì solo per pochissimi voti (51%-49%); secondo Ixè invece il Sì sarebbe davanti con il 38%, mentre il No raccoglierebbe il 34% dei voti (con gli indecisi al 27%).