La Camera dà il via ad una ratifica inerente al ddl Clima 2016. Il nuovo passo entro l’Accordo di Parigi circa i piani delle Nazioni Unite riguardo ai cambiamenti climatici riscontra il favore politico nonché quello di ambientalisti e di numerose associazioni quali il WWF. Ecco, le novità e gli aggiornamenti in proposito risalenti ad oggi, 21 ottobre 2016.
DDL Clima: dichiarazioni e quali paesi sono inclusi nell’Accordo di Parigi
Il decreto di legge relativo alla ratifica e attuazione dell’Accordo di Parigi sottoscritto lo scorso 12 dicembre 2015, ha riscontrato nell’Aula della Camera 359 assensi, 0 voti contrari e 12 astenuti. In breve, l’argomento della votazione riguarda il cosiddetto Accordo di Parigi, un concordato internazionale cui ogni firmatario risulta vincolato in termini di mitigazione delle emissioni del proprio paese in ragione di dettami deliberati in sede comune.
Dal 2020, tali impegni per raccordare gli Stati membri (Unione Europea oltre a nazioni come Cina e Stati Uniti) saranno eseguiti nel caso in cui il Parlamento Europeo non riesca ad anticipare i tempi permettendo una subitanea deliberazione. Dopo che il 4 ottobre il Consiglio Ambiente dell’UE ha avallato l’accordo con conseguente raggiungimento della soglia minima fissata dalle parti (55% di produttori mondiali di anidride carbonica) il processo entrerà in vigore effettivo il prossimo 4 novembre. La ratifica è stata già sottoscritta da 81 Stati per una responsabilità pari al 60,44% delle emissioni.
Gianluca Pini della Lega Nord ha spiegato la propria scelta di astenersi dalla votazione in ragione del valore al ribasso circa il mantenimento del cosiddetto dumping ecologico. Al contrario, il Ministro dell’Ambiente Galletti dà voce al fronte della maggioranza favorevole ribadendo l’incremento della sensibilità mondiale in proposito di tematiche ambientali volte ad assottigliare nel possibile l’inquinamento.
Del medesimo entusiasmo risultano le voci di Mariastella Bianchi del PD e di Laura Boldrini che affermano l’esigenza di un patto che unifichi diversi Paesi per salvaguardare il pianeta oltre a contrastare l’implacabile aumento della temperatura globale. Con le firme della Cina e degli Stati Uniti, le due principali potenze produttrici di gas tossici, l’Accordo di Parigi assume un significato più reale ed autentico.
Novità del piano per contrastare l’inquinamento ambientale
Ora che l’approvazione del cosiddetto ddl clima è andata a buon fine, il Governo ha il compito di studiare un piano che consenta di preparare anticipatamente le manovre che si andranno ad attuare poi affinché vengano rispettate le norme disposte nel testo alla base dell’Accordo di Parigi. Maria Grazia Midulla, responsabile di Clima ed Energia del WWF Italia ha affermato l’importanza di una solida preparazione del nostro paese prima della Conferenza di Marrakech sul Clima del 7 novembre.
Le dichiarazioni a caldo della Midulla in proposito riguardano inoltre l’auspicio di un subitaneo intervento politico riguardo alla decarbonizzazione oltre ad un’esecuzione generale degli interventi iniziali rapida e scevra da inutili indugi. Questi interventi che vanno a costituire il piano generale sono volti a limitare di oltre 2 gradi centigradi la temperatura globale entro il 2100, soglia limite da cui i cambiamenti prodotti dall’uomo sarebbero reputati ad oggi irreversibili.
Punto di primo piano del testo è quello che riguarda la libertà rilasciata a tutti gli Stati membri di attuare misure ambientali differenti senza obblighi particolari che equiparino la totalità dei sottoscrittori, benché ogni parte dovrà dalla sua dimostrare un impegno accertato. L’accertamento avverrà mediante l’invio ogni lustro di un’analisi di bilancio dei contributi e degli scarti dagli obiettivi comuni.
Per quanto riguarda l’Italia non sono ancora emerse le politiche tramite cui prenderà avvio il piano. Ciò nonostante, l’entrata in vigore prevista per il prossimo 4 novembre 2016 riserverà con ogni probabilità un’esemplificazione di quanto il nostro Paese attuerà per intraprendere la missione.