Sta passando il vaglio della Commissione Giustizia di Palazzo Madama il cosiddetto ddl Matrimonio, un testo che sta facendo molto discutere perché una sua approvazione porterebbe ad un’importantissima novità: l’addio all’obbligo di fedeltà tra coniugi (previsto dall’articolo 143 del nostro Codice Civile). Cerchiamo di capire un po’ di più in merito a questo disegno di legge
Via l’obbligo di fedeltà con l’approvazione del ddl Matrimonio?
Il ddl Matrimonio è stato presentato al Senato lo scorso febbraio, ma ora che inizia la discussione in Commissione scattano le polemiche: una sua eventuale approvazione andrebbe a cambiare completamente l’impianto di quella che può essere considerata la struttura della famiglia tradizionale nel nostro Paese. Il testo, firmato dalla senatrice Laura Cantini e altri colleghi, mira ad eliminare un obbligo che non sarebbe altro che un retaggio di una visione ormai antica e superata del matrimonio e dei diritti/doveri dei coniugi.
D’altronde anche la giurisprudenza di Cassazione ha detto che il giudice non può basare la pronuncia di addebito di una separazione sul semplice non rispetto del dovere di fedeltà coniugale. È inutile negare che i tempi siano cambiati: nel 2012 la legge ha messo fine a quella distinzione tra figli naturali e figli legittimi; fino a non molto tempo fa era la sola fedeltà della donna a garantire la legittimità dei nuovi arrivati, ma con il superamento di questa divisione tra “figli di serie a e figli di serie b” si potrebbe dire che anche l’obbligo di fedeltà può ritenersi superato e, comunque, non può essere inserito tra i doveri imposti dallo Stato con la legge.
Per i firmatari è il superamento di una visione antica
Almeno questo è il punto di vista dei firmatari del ddl Matrimonio: Cantini ha affermato anche che su questo argomento le unioni civili recentemente approvate rappresentano un importante passo in avanti, un modello decisamente più avanzato rispetto a quello previsto dall’articolo 143 del Codice Civile. La legge Cirinnà, dopo non poche polemiche, non prevede la fedeltà sessuale come requisito della coppia, anche perché questa è una caratteristica esclusiva del matrimonio tradizionale: è una differenza importante che però, secondo la firmataria del ddl Matrimonio, crea una disparità tra le coppie omosessuali unite civilmente, che possono farsi le corna legalmente, e quelle etero regolarmente sposate, che invece sono obbligate alla fedeltà.
Tradimento legale? C’è chi dice no
Ovviamente questa idea di profondo rinnovamento non trova l’appoggio di chi vuole conservare il matrimonio tradizionale. Sono in molti a non gradire le “corna legali” e alcuni affermano che alla base del ddl non ci sarebbe una spinta civile che mira al superamento di un concetto bigotto, ma delle motivazioni economiche: nelle cause di addebito di divorzio è quasi sempre il coniuge traditore a pagare, di tasca propria, le conseguenze della sua infedeltà; attualmente il coniuge che viene tradito (anche in modo virtuale, e nell’era di internet e dei social non è una cosa così rara) può chiedere i danni morali.
Il testo del disegno di legge
Questa possibilità di venir meno ad una promessa e, di conseguenza, a determinate responsabilità, viene vista dai “tradizionalisti” come un tentativo di smontare quei capisaldi morali (ormai superati, a quanto pare) che sono attualmente regolati dalla legge. E il tutto avverrebbe con un disegno di legge di una sola riga: come è possibile notare collegandosi al sito del Senato, il testo del ddl Matrimonio è molto stringato e si comdpone di un unico, brevissimo articolo:
“All’articolo 143, comma secondo, del codice civile, le parole: «alla fedeltà,» sono soppresse.”
La discussione è aperta e le polemiche non mancheranno: obbligo di fedeltà sì o obbligo di fedeltà no?