La diffamazione via Facebook è un fenomeno in crescita negli ultimi anni, scopriamo come è possibile tutelarsi da tale pratica: come ottenere le prove e denunciare il fatto e quale è il risarcimento previsto dal codice penale? Ecco dunque cosa rischiano le persone che dietro a un monitor credono di poter offendere chiunque senza incorrere in problemi.
Quando si parla di diffamazione su Facebook? Ecco cosa dice il codice penale
Da qualche anno a questa parte la parola “hater” è ormai al centro di moltissime polemiche legate a Facebook e più generalmente ai social network. E’ “hater” colui che odia un’altra persona per un pregiudizio o un proprio parere, spesso neanche troppo fondato, e che dimostra la sua rabbia insultando il suo bersaglio ripetutamente e con parole molto pesanti colpendo dunque la dignità della persona in oggetto. Spesso e volentieri associamo questo termine ai componenti di un folto gruppo che si scagliano contro un Vip, questo fenomeno è però sempre più comune anche nei confronti di persone non necessariamente famose.
Il problema principale in merito a queste azioni di insulti e diffamazione son legati a una ignoranza generale: in molti infatti credono che sui social network e dunque anche Facebook non sia applicabile alcuna legge e che quindi ogni comportamento ed espressione rimanga impunita. Ebbene, questo ragionamento è assolutamente sbagliato ed è stato confutato più volte dai tribunali italiani che negli ultimi anni hanno affrontato moltissimi processi per episodi di diffamazione accaduti proprio su Facebook. Il codice penale infatti su questo è reato è molto chiaro:
Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente*, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032. Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2.065. Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516. Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza o ad una autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate.
Ecco dunque che tutto sembra essere più chiaro: rivolgersi arrecando offese a qualcuno o diffamandolo su bacheche o pagine pubbliche comporta l’infrazione di tale capitolo del codice penale. Nei primi mesi del 2017 la Cassazione ha stabilito che Facebook non si può considerare in pieno come un mezzo della stampa ma, dato che unisce 2 miliardi di persone, si può comunque considerare come forma aggravata. Di conseguenza le pene non potranno essere eccessivamente massime, ma hanno comunque come abbiamo visto in precedenza un certo peso. Nel caso poi ci si rivolga a un rappresentante delle istituzioni (Laura Boldrini è un bersaglio quotidiano di moltissimi hater) la pena sarà aumentata.
Come ottenere le prove, denunciare e ottenere il risarcimento
Tutelarsi dunque dalle offese su Facebook è assolutamente possibile nonostante ovviamente comporti una denuncia e un successivo processo nei confronti dell’autore della diffamazione. Per rivolgersi alla polizia è necessario procurarsi le prove dell’avvenuto episodio (o episodi) attraverso foto delle ingiurie o della pubblicazione di contenuti privati senza autorizzazione, in questo modo infatti le autorità avranno a disposizione il materiale necessario per indagare.
Sebbene infatti vi sia una crescente cooperazione tra Facebook e la polizia postale di tutto il mondo, per motivi interni di privacy in social network è piuttosto restio a meno di casi eclatanti nell’aprire i propri database all’interno dei quali vengono registrate anche le pubblicazioni successivamente eliminate dai profili e dalle pagine pubbliche. La miglior cosa da fare è dunque rivolgersi a un avvocato il quale potrà difendere nelle sedi opportune la vostra posizione ottenendo così un risarcimento per diffamazione da colui che ha infranto il codice penale.