Dimissioni del Ministro Terzi. Trascrizione integrale dell’intervento alla Camera di Alessandro Di Battista sulla vicenda dei marò italiani
Signori ministri, signori deputati,
con questo intervento portiamo la voce di cittadini italiani che in Rete hanno partecipato al confronto su questo tema. Noi del Movimento Cinque Stelle siamo arrivati in quest’aula parlamentare per specifica, libera e unica volontà del popolo italiano. Noi siamo nuovi e per questo poco esperti delle vostre abitudini, delle dichiarazioni cavillose. Siamo deputati, ma continuiamo a essere cittadini e pretendiamo di essere informati in modo chiaro e trasparente. Vi abbiamo ascoltato con attenzione signori ministri, senza preconcetti né pregiudizi, anche perché voi siete “tecnici”, non politici, voi siete i professionisti. Abbiamo ascoltato le vostre spiegazioni e le vostre argomentazioni su quest’assurda vicenda e non siamo soddisfatti. Non ci bastano le sue dimissioni Ministro degli Esteri. Noi vogliamo capire e capire bene. Questa dei nostri fanti di Marina è una vicenda oscura, nebulosa, confusa e certamente infelice. È una vicenda definita da tutti gli osservatori internazionali una “pagliacciata”, criticata da tutti, dalla pubblica opinione, dagli organismi rappresentativi delle Forze Armate e, da ultimo, dai vertici delle stesse.
In questa vicenda ci sono dentro i nostri fanti di Marina con i loro destini. Ci sono armatori privati con i loro interessi privati, rappresentanti diplomatici, sottosegretari e ministri della Repubblica. C’è dentro un paese come l’India, un grande paese a cui ci siamo rapportati, prima con supponenza e arroganza e poi, dopo il divieto imposto all’ambasciatore Mancini di lasciare il Paese, evento senza precedenti nella storia, con arrendevole sottomissione. C’è dentro la NATO con i suoi programmi. C’è dentro anche la dignità di due pescatori morti e le loro famiglie, vittime dimenticate di quest’assurda storia. C’è dentro soprattutto l’onore del popolo italiano.
Pertanto signori ministri ribadiamo che siamo assolutamente insoddisfatti delle giustificazioni fornite per questa tragica vicenda e vi chiediamo di riferire in dettaglio e con chiarezza quanto è accaduto dal 15 febbraio 2012 ad oggi. Non vi stiamo chiedendo un favore. La trasparenza è un vostro dovere nei confronti del vostro datore di lavoro, il popolo italiano. Lo stesso popolo che vi ricompensa lautamente per ricevere in cambio pressapochismo e superficialità.
Vogliamo sapere se alle ore 17 circa la nave Enrica Lexie era o non era in acque internazionali. Ad oggi, a quanto ne sappiamo, le uniche certezze sono i dati recuperati dal GPS della petroliera italiana, le rivelazioni della Maritime Rescue Center di Mumbai e l’esame balistico effettuato dai periti indiani che confermerebbero un posizionamento della nave di 20,5 miglia al largo dell’India, ovvero nella zona definita contigua e, quindi, di pertinenza dello stato costiero. Voi signori ministri sostenete altro. Bene. Fornite prove certe, circostanziate e pubblicatele on-line perché lo dovete ai cittadini.
Vogliamo sapere, inoltre, se a bordo della stessa nave vi erano solo i fucilieri della Marina La Torre e Girone, oppure se era composta da altri uomini. E vogliamo saperlo qui. In tale eventualità, vogliamo sapere chi era il Comandante responsabile di questo reparto e cosa abbia fatto per tutelare i suoi sottoposti. Vogliamo visionare i documenti che regolamentano l’utilizzo di professionisti militari italiani su navi private. Vogliamo sapere dettagliatamente le disposizioni d’ingaggio consegnate ai militari a bordo. Vogliamo sapere, signori ministri, quale sia stata l’autorità che, consultandosi con gli armatori della Lexie, ha consentito l’inversione di rotta della nave, come intimato dalle autorità indiane. Inversione effettuata a circa due ore dall’incidente. Inoltre, vogliamo conoscere il nome, il cognome, il grado dell’autorità militare che ha ordinato ai nostri due fucilieri di scendere a terra e consegnarsi, di fatto, alle autorità indiane dello stato del Kerala violando le norme a tutela dei diritti umani, secondo cui nessun individuo dovrebbe essere consegnato a un Paese dove rischia di essere sottoposto a pena di morte. E ancora, signori ministri, vogliamo sapere se ci sono state dazioni di denaro a favore delle autorità indiane o dei loro singoli rappresentanti, l’esatto ammontare di tali, eventuali, dazioni, le precise motivazioni e se, per puro caso, ci sono stati riferimenti diretti o indiretti con la vicenda Finmeccanica. Il sospetto è condiviso. Il fatto che il ministro della Difesa di New Delhi abbia sbloccato l’accordo commerciale da 300 milioni di euro con la VAS di Livorno per la fornitura di siluri ad alta tecnologia, c’entra qualcosa con la consegna dei nostri soldati? Gli affari sono più importanti delle vite umane, signori ministri?
Pretendiamo, inoltre, che il documento scritto dal Ministero degli Esteri indiano che attesta che non ci sarà la pena di morte per i nostri militari, e che ha visionato il sottosegretario De Mistura sia reso pubblico immediatamente, chiarendo ogni dubbio sulla sua reale esistenza.
Per concludere, vogliamo sapere chi ha avuto l’originale intuito di ideare, proporre ed articolare questo tipo di soluzione maldestra, ambigua, furbastra e caratterizzata da doppi, tripli e quadrupli giri di valzer. Chi ha avallato tutto ciò? Chi ha avallato tra le nostre autorità diplomatiche, militari e politiche questa meravigliosa strategia che, tra parole date e ritirate, promesse fatte e non mantenute, impegni scritti e rinnegati, ha sacrificato la libertà, e non sia mai la vita stessa, di due soldati obbedienti agli ordini ricevuti.
Comportamenti del genere enfatizzano purtroppo le convinzioni, sbagliate, di chi all’estero ci riconosce soltanto come mafia, intrallazzi e irresponsabilità. Come anziani corteggiatori di nipoti di capi di stato esteri. Come aguzzini, diretti o indiretti, di dittatori in fuga che pensavano di potersi fidare dei loro “baciamano” amici italiani. Comportamenti del genere mettono in pericolo la vita di tanti altri nostri connazionali diplomatici in India e nel mondo, oggi accusati, ingiustamente, indiscriminatamente, di essere inaffidabili.
Approfittiamo, inoltre, di quest’intervento per ricordare al governo che gli oltre 2900 nostri connazionali detenuti all’estero meritano la stessa attenzione istituzionale, e anche mediatica, riservata ai nostri fanti di Marina. Chi ha avallato ha fatto perdere la faccia all’ambasciatore Mancini e ha gettato discredito sul nome dell’Italia nel mondo. Chi ha avallato, signori ministri, è responsabile, e chi è responsabile deve andare a casa. Accogliamo con soddisfazione le sue dimissioni. Noi siamo nuovi, signori ministri, siamo nuovi e siamo giovani. Ci siamo chiesti in questi primi giorni di lavoro se saremo all’altezza del compito che il popolo ci ha affidato. Beh… se voi siete i tecnici, se voi siete i cosiddetti esperti, non abbiamo dubbi che i cittadini nelle istituzioni sapranno fare molto meglio.