Le donne sole stanno aumentando sempre di più, non solo nel nostro Paese, ma in generale in tutti gli Stati occidentali. Infatti, il fenomeno delle donne single è qualcosa che va di pari passo con il progresso e con la maggiore autonomia che, a livello economico ma anche semplicemente sociologico, le donne sono riuscite a conquistare. Se, infatti, in Italia ben il 38% delle signore al di sopra dei cinquant’anni vive da sola, è anche in aumento la percentuale di donne che già molto prima non condivide la casa con un compagno o con un’altra persona appartenente alla famiglia. E così costituiscono il 16% le famiglie formate solo da una donna che, spesso, non solo deve occuparsi di se stessa e di far quadrare i “conti per uno”, ma anche di figli a carico.
Tuttavia, esistono realtà differenti nei Paesi europei, e nel mondo, che vedono la posizione delle donne single modificarsi sia dal punto di vista finanziario, sia sotto il profilo della società e del suo trattamento. Se, quindi, una donna sola in Italia non può contare su molti aiuti a livello economico, se non nel caso di gravidanze che le consentono, ad esempio, di avere a disposizione un assegno per il nascituro, in Stati più avanzati questo trattamento si modifica.
Le mamme finlandesi, ad esempio, possono contare sulla consegna di un vero e proprio “pacco” dedicato ai loro bambini, che comprende vestiti, prodotti per l’igiene e anche una culla in grado di ospitare il piccolo per i primi sei mesi di vita.
Nei Paesi Bassi il congedo parentale viene suddiviso e la madre ha la possibilità non solo di avere un periodo per curare il proprio bambino, ma ha anche il diritto di accedere ad un lavoro part time, senza riduzioni di stipendio.
Le donne sole in Olanda hanno diritto ad orari flessibili e non hanno l’handicap dello stipendio inferiore rispetto ai colleghi uomini.
Le donne single in Italia non possono adottare un bambino, anche se una recentissima sentenza della Corte di Cassazione avrebbe aperto uno spiraglio a riguardo, ma è ancora duro da abbattere il muro sociale che vieta alle persone sole di prendersi cura di un bambino. Negli Stati Uniti questo è possibile, così come in Stati europei quali l’Inghilterra, il Portogallo e la Spagna.
Ma una delle barriere più difficili da eliminare è costituita proprio dalla mentalità del nostro Paese e dal trattamento che, a livello sociale, riserva alle donne sole. Una donna sola che viaggia affronta ancora molte difficoltà, ad esempio, dal sovrapprezzo negli alberghi per le stanze troppo grandi, al discorso sicurezza, che non consente ad una signora da sola di sentirsi completamente serena nello spostarsi senza avere nessuno. Anche una semplice prenotazione per una cena in Italia diventa più difficile se ci si trova da sole: si verrà spesso relegate al tavolo peggiore o, ancora, la prenotazione verrà direttamente rifiutata. Ed anche nella gestione della quotidianità questo si percepisce: una donna sola viene ancora guardata con sospetto nell’acquisto di una casa, nei contratti commerciali e nell’attività lavorativa.
Negli Stati europei più avanzati, come quelli del Nord e l’Inghilterra, invece, le donne sole sono viste come una risorsa. Si creano servizi appositi per loro, serate a tema e anche sistemi che consentano, ad esempio, come accade in Svezia, ad una donna sola e lavoratrice di prendersi un periodo di pausa dal lavoro per proseguire gli studi. Città italiane come Torino si stanno muovendo allo scopo di organizzare viaggi per donne sole, che consentano, ad esempio, di conciliare divertimento e sicurezza, e molti hotel, come accade a Milano, stanno pian piano predisponendo stanze “unipersonali”.
Se non mancano le proposte in Parlamento Europeo legate alla volontà di progredire nel trattamento delle signore e delle ragazze single, sono ancora molti gli scalini da salire per poter effettivamente raggiungere un punto nel quale anche le persone senza compagni abbiano gli stessi diritti delle famiglie e delle coppie.