Come molti lettori già sapranno, il mandato di Barack Obama come presidente degli Stati Uniti si avvia alla conclusione: presto ci saranno le nuove elezioni USA ed è arrivato il momento di capirne un po’ di più sulla data e su chi è destinato a vincere le primarie, dando anche un’occhiata agli ultimi sondaggi su chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca.
Elezioni USA 2016: date e regole del voto
Primo dubbio: quando saranno chiamati gli americani ad eleggere il loro prossimo presidente? Le elezioni USA si svolgono in un unico giorno e come da tradizione (ma sarebbe meglio dire: come da legge federale) l’Election Day è stato fissato al martedì che segue il primo lunedì del mese di novembre. Nel 2016 la data del voto è stabilita per l’8 novembre.
Quali sono le regole del voto? Qui ci sono un paio di cose da precisare. Prima di tutto bisogna dire che il sistema elettorale americano è basato sul metodo indiretto, ovvero il presidente non viene eletto direttamente dai cittadini, ma dai cosiddetti grandi elettori (ovvero 538 deputati e senatori); questo vuol dire che dando il proprio voto ad un candidato alla presidenza in realtà si sta esprimendo la propria preferenza a favore di un gruppo di delegati (e non per una singola persona). Altro aspetto da tenere in considerazione: i voti non sono tutti uguali, nel senso che ogni Stato può esprimere un determinato numero di grandi elettori (due senatori più un numero di deputati stabilito in base alla popolazione dello Stato); questo può portare anche alla paradossale situazione in cui un candidato raccoglie la maggioranza dei voti totali, ma non quella dei grandi elettori, perdendo così le elezioni (non è un’ipotesi così remota: è accaduto nel 2000, quando Gore venne battuto in questo modo da Bush). Le regole delle elezioni USA prevedono anche il ballottaggio nel caso in cui nessuno dei candidati ottiene 270 voti: i protagonisti del secondo turno sono i Deputati della Camera dei Rappresentanti, che non voteranno singolarmente, ma per Stato.
I vincitori delle Primarie
Prima delle Presidenziali si svolgono le Primarie, organizzate dai due principali partiti (Repubblicani e Democratici) per individuare i candidati alle cariche di presidente e vicepresidente. Nella maggioranza degli Stati bisogna essere iscritti alle liste del partito per poter partecipare con il voto alle Primarie; solo in alcuni Stati possono votare anche gli indipendenti (che dovranno registrarsi solo per il voto).
I vincitori delle Primarie che si sfideranno alle Presidenziali sono ormai noti e sono Hillary Clinton per i Democratici (la nomination definitiva arriverà il 28 luglio durante la conferenza di Philadelphia) e Donald Trump per i Repubblicani. La signora Clinton è un volto noto nel mondo della politica: oltre ad essere stata First Lady in quanto moglie dell’ex presidente Bill Clinton, è stata anche governatore dell’Arkansas e poi segretario di Stato durante il primo mandato di Obama. Per lei il successo alle Primarie è stato più difficile del previsto, anche se il vantaggio sul concorrente è rimasto abbastanza corposo, Bernie Sanders ha conquistato più consensi di quello che ci si aspettava. Non c’è stata invece partita sul fronte dei Repubblicani, dove Donald Trump ha vinto a mani basse dopo il ritiro dei suoi avversari; inizialmente il miliardario, personaggio già noto al pubblico per le sue “sparate” e i suoi comportamenti spesso oltre le righe, non veniva ritenuto un candidato credibile, ma l’elettorato conservatore (complice anche lo scenario mondiale di questo periodo) si è fatto conquistare dall’imprenditore di New York.
I sondaggi: chi sarà il nuovo Presidente degli Stati Uniti?
La Clinton arriva alle elezioni USA con il fardello del cosiddetto emailgate che ne ha un po’ minato la credibilità politica, mentre Trump…è Trump: le sue gaffes, i suoi discorsi a volte un po’ eccessivi, i problemi con il Fisco e le accuse di vario tipo che gli piovono addosso ogni giorno sono noti a tutti. Secondo i sondaggi di metà luglio del New York Times tra i due candidati ci sarebbe un equilibrio praticamente perfetto, con un 40% delle preferenze per ciascuno. Secondo le elaborazioni di Rasmussen invece Trump sarebbe in vantaggio (44% contro il 37%); anche i sondaggi che vedevano in testa la Clinton dimostrano che il suo vantaggio nei confronti dell’avversario si è ridotto al minimo dopo la chiusura dell’indagine dell’FBI sul caso delle email non consegnate.