La partnership militare tra Italia e Israele si solidifica in Sardegna. Numerose le iniziative organizzate dal BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni)
Oltre 200 persone hanno partecipato all’Assemblea generale in supporto alla campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) che ha avuto luogo il 30 agosto scorso a Cagliari. L’iniziativa, organizzata congiuntamente dall’Associazione Amicizia Sardegna Palestina, dall’Unione Democratica Arabo Palestinese e dal movimento BDS Sardegna, si proponeva l’obiettivo di chiedere alla Giunta Regionale della Sardegna e a tutte le istituzioni ad essa collegate di esigere la sospensione delle esercitazioni militari israeliane alla luce di quanto avvenuto a Gaza. L’annuale esercitazione bilaterale “Vega” prevede, infatti, che i tanto discussi F15 italiani sgancino bombe da una tonnellata insieme agli F16 israeliani, impiegati anche nell’ultima offensiva a Gaza, sopra il cielo di Capo Frasca (Oristano), poligono dipendente dall’aeroporto militari di Decimomannu (Cagliari).
Secondo il documento finale redatto dall’assemblea, il supporto militare e le forniture belliche ad Israele, che spaziano dai cannoni navali ai sensori radar passando per i cacciabombardieri M46, sarebbe contrario alla legge italiana in quanto destinati ad un Paese in guerra che occupa illegalmente un territorio.
“Vogliamo che la Sardigna diventi un’isola di pace e che il suo territorio sia assolutamente indisponibile per le esercitazioni di guerra di qualunque esercito (compreso quello italiano) e sia interdetto a qualunque attività o presenza connesse con chi usa la guerra per aggredire altri popoli o per crimini contro i civili, colpendo ospedali, scuole, rifugi per sfollati e abitazioni civili. Chiediamo che la Sardigna sia immediatamente e per sempre interdetta all’aviazione militare israeliana”, si legge nell’appello alle varie organizzazioni pacifiste e per il disarmo riunite in Sardegna.
Uno degli obiettivi dell’assemblea, che ha compreso diverse sessioni e gruppi di lavoro, mirati ad elaborare strategie di BDS economico, culturale e militare, era quello di individuare varie tappe di mobilitazione e pressione della società civile sulla classe politica, cominciando dalla manifestazione del 13 settembre a Capo Frasca, passando per il sit in a Lanusei nelle vicinanze del poligono militare di Quirra, oggetto di inchiesta per disastro ambientale, per finire con il corteo nazionale il 27 settembre a Roma. Viene inoltre sottolineato l’impegno e la necessità di convocare un’ulteriore manifestazione a Decimomannu in concomitanza con le esercitazioni israeliane. L’Associazione Amicizia Sardegna Palestina ha anche promosso una petizione rivolta direttamente al presidente della Regione Francesco Pigliaru “NO alla presenza dell’esercito israeliano in Sardegna”, firmata al momento da più di 13.000 persone.
L’attuale aggressione dello stato israeliano contro la Striscia di Gaza ha accentuato l’attenzione su una questione che interessa la Sardegna da quasi 60 anni, ovvero il problema delle servitù militari. A tal riguardo vale la pena ricordare che l’isola ospita circa due terzi delle servitù militari dello Stato italiano ed è utilizzata da tutti i paesi della Nato come campo per esercitazioni di guerra, senza peraltro prevedere o attuare alcun tipo di bonifica, come invece previsto dagli stessi regolamenti della Nato. Il problema si acutizza quando queste esercitazioni sembrano mirate ad una situazione o ad un momento contingente, come l’attuale aggressione contro Gaza, come la guerra di Israele contro il Libano nel 2006, a cui seguirono altre esercitazioni dello stato ebraico in terra sarda. Da tenere in considerazione, a questo punto, che una nazione europea come la Svezia ha rifiutato di eseguire esercitazioni militari congiunte con Israele, schierandosi così al fianco dei palestinesi in questo momento delicato.
Il tutto si svolgerà in un contesto isolano particolarmente vicino alla realtà palestinese, con numerose associazioni che lavorano sul campo proprio per costruire un ponte tra le due società civili, quella sarda e quella palestinese. Una tra queste è l’associazione “Ponti non Muri”, che proprio in questi giorni è riuscita, non senza difficoltà, a portare a Sassari quattro atleti di Gerico che parteciperanno ad uno stage di atletica che prevede 15 giorni di allenamento nello stadio della città. Progetti come questo hanno appunto l’obiettivo di far conoscere reciprocamente le due realtà sociali e promuovere e diffondere quell’attivismo politico dal basso, indispensabile se si vuole esercitare un qualche tipo di pressione sulle istituzioni.
Non rimane che sperare che la manifestazione del 13 a Capo Frasca sia solo il punto di inizio per minare il rapporto strategico militare tra lo Stato italiano e quello israeliano e per puntare i riflettori nazionali sull’isola più militarizzata d’Europa.