Follia e Letteratura: La caduta della casa degli Usher

Pubblicato il 12 Nov 2013 - 9:11pm di Redazione

La caduta della casa degli Usher: un racconto del terrore ambientato in una casa animata

La caduta della casa degli Usher

Da “Il gatto nero e altri racconti” scegliamo La caduta della casa degli Usher (1839) di Edgar Allan Poe.

Il componimento ha come protagonista una voce narrante che, in prima persona, racconta ai lettori ciò che le è accaduto durante una visita fatta ad un suo vecchio amico, che ha messo a dura prova la sua razionalità. Ne La caduta della casa degli Usher la follia emerge dalla presentazione psicologica degli aspetti macabri e tenebrosi dei personaggi, narrata con una scrupolosità clinica.

La follia è associata alla paura o, meglio, rappresenta uno degli elementi che contribuiscono a creare la sensibilità del sublime[1] associata al terrore, rappresentato in questo caso, attraverso gli aspetti psicologici dei protagonisti del racconto in questione.

I personaggi principali del racconto che sono quattro. Oltre alla voce narrante, Roderick Usher e alla sorella Madeline, c’è un quarto attore: la casa. Quest’ultima è descritta come se vivesse, con una propria forma di sensibilità, in rapporto simbiotico con i suoi abitanti; il tutto avvolto in “[…] un’atmosfera particolare, che gravava sulle acque e sui muri. La conseguenza, aggiunse, era la silente, ma nefasta influenza […]”[E. A. Poe, La caduta della casa degli Usher in Il gatto nero e altri racconti, p.56].

La voce narrante, durante la tetra descrizione della casa, scorge una sottilissima, quasi impercettibile crepa, che ci avverte della fallace stabilità della casa e dei suoi abitanti. È anche l’ennesimo segno che associa la follia alla dinastia degli Usher, facendo così un riferimento indiretto alle teorie sulla trasmissione ereditaria della follia, in auge in quel periodo.

Infatti, con la morte dei due fratelli Roderick e Madeline, seguita dalla successiva fuga della voce narrante, la casa crolla su se stessa. La figura della casa personificata, può essere interpretata come una rappresentazione dell’animo umano che, non essendo sempre stabile, può essere scosso da ansie, dolori e stati patologici. In questo racconto, la narrazione degli aspetti psicologici e patologici dei personaggi è un espediente narrativo molto importante per dare alla narrazione il ritmo del terrore e del mistero. Tant’è vero che, la scelta di descrivere in che modo la paura e il terrore sono vissuti nelle menti di ciascun personaggio, unita all’incalzante avvicendarsi dei fatti, sono gli elementi che fanno sorgere la paura nel lettore.


[1]       La sensibilità del sublime (uno stato mentale provocato da oggetti e idee composto di pena, di piacere, di grazia, di deformità di orrore, di follia) dilaga alla fine del Settecento nel clima di disgregazione delle teorie neoclassiche, e attira in una categoria a sé le emozioni più forti e gli aspetti più irrazionali dell’arte, considerati fonti di piacere estetico.

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