Recensione del film Freeheld, in cui Julianne Moore ed Ellen Page ricordano il coraggio e la compassione che continuano a mancare in Italia
Compassione e coraggio nel film con Ellen Page e Julianne Moore
Laurel: “Qual è il sogno della tua vita?” – Stacei: “Il mio sogno più grande in realtà è un sogno piccolo: una casa, una donna che amo e che mi ama…ed un cane”.
Potrebbe essere racchiuso in questo dialogo il senso di Freeheld, film presentato durante l’ultima edizione del Festival del Cinema di Roma e che uscirà nei cinema italiani il prossimo 5 novembre. Potrebbe, dicevamo, se non fosse che il film risulta essere un costante susseguirsi di spunti sui quali riflettere, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e dai punti cardine intorno ai quali si sono sviluppate le convinzioni della propria vita. Il trailer ufficiale di Freeheld anticipava già in parte la storia centrale della pellicola, senza girarci troppo intorno, ma è anche riuscito ad incuriosire un gran numero di persone che sono accorse ad assistere alle anteprime del film oppure chi attende di visionare il film al cinema dal prossimo week end. Amore, giustizia e uguaglianza, sono in realtà queste le parole che presentano il quadro completo di ciò che la protagonista, Laurel Hester, chiede agli Stati Uniti d’America e che migliaia di omosessuali continuano a chiedere, con successo o meno, al mondo intero. Nella serata di lunedì 3 novembre 2015, Freeheld è stato trasmesso in anteprima al Cinema Barberini di Roma e nei Cinema Apollo di Milano. Ad accogliere la pellicola si sono presentate decine e decine di persone, tutte consapevoli che, a distanza di 1 ora e 43 minuti dal proprio ingresso in sala la serata sarebbe poi proseguita con il cuore colmo di emozione e qualche fazzoletto in meno nella propria borsa. Chissà però se avrebbero potuto immaginare quanto la coppia Julianne Moore-Ellen Page sarebbe stata capace di interpretare quel fatto di cronaca che nel 2005 invadeva le prime pagine dei giornali statunitensi, e quanto poi effettivamente la vera storia di Laurel Hester avrebbe spianato la strada, in soli dieci anni, al raggiungimento del matrimonio egualitario in tutti gli Stati Uniti d’America.
Recensione di Freeheld, un film da oscar che smuove le coscienze
Capita spesso che, a testimoniare la riuscita di un film, arrivi in sala il momento che le immagini sullo schermo vengano puntualmente accompagnate dal rumore della gente in preda alla totale commozione. In definitiva, basandosi su questo criterio e non solo, Freeheld è da considerarsi come un film molto più che “ben riuscito”, capace invece di far immaginare e sperare nella nominations ai prossimi Academy Awards sia per l’intera pellicola, si per la superba interpretazione di Julianne Moore accompagnata dalla giovane ma sempre sorprendente Ellen Page. La prima, storica attrice statunitense, ha già affrontato un film a tematica omosessuale, I ragazzi stanno bene, nel 2010. La seconda, di nazionalità canadese, dopo il coming out nella giornata di San Valentino nel 2014, vive liberamente la propria omosessualità con la compagna Samantha Thomas. Il connubio tra le due risulta strabiliante, accompagnato dalle ottime interpretazioni portate avanti da Steve Carell e Michael Shannon. I primi minuti di Freeheld raccontano l’incontro tra Laurel Hester (Julianne Moore) e Stacie Andree (Ellen Page), donne con un’evidente differenza di età ma che sin dal primo sguardo rimangono impigliate nella ragnatela dell’amore. Laurel è una donna sui 45 anni, dedica completamente la propria vita al lavoro e da oltre venti anni è al completo servizio del Paese in qualità di poliziotta in attesa di salire al grado di tenente, mentre Stacie porta avanti l’officina lasciatale dal padre da poco venuto a mancare. L’incontro tra le due avviene durante una partita di pallavolo, ma la storia si sviluppa in scenari ben diversi, soprattutto a contatto con il mare perché a Laurel, guardare l’acqua, crea benessere assoluto. Dopo un anno decidono di andare a vivere insieme, scelgono anche una casa umile ed un cane, arrivando a formare definitivamente una famiglia grazie anche alla trascrizione dei propri nomi nel registro delle coppie di fatto, da poco tempo previsto dalla legge americana. Siamo nel 2005 e la contea di Ocean vede al comando i freeholder, conservatori benpensanti intenti a farsi paladini della sacralità religiosa e che poi si riveleranno essere come i più ipocriti degli uomini. Quando a Laurel viene diagnosticato un male incurabile, diventeranno loro il più grande ostacolo che la donna si sia trovata a combattere nel corso della propria vita, nonostante i tanti anni trascorsi tra sparatorie e pericolose indagini. Si dice che le parole possano far male più delle pallottole e, guardando Freeheld, la sensazione è proprio quella di totale impotenza quando, anche di fronte ad una donna ormai prossima alla morte, un gruppo di uomini decide di rifiutare senza alcun indugio qualsiasi possibile apertura su temi quali amore, giustizia ed uguaglianza, le reali richieste di Laurel. L’amore è quello vero, nato per caso tra Laurel e Stacie, ma che non a caso è riuscito poi a far mobilitare centinaia di persone decise a sostenere la causa della donna. Sarà proprio il coraggio della gente capace di prendere la decisione più giusta e meno conveniente, a donare speranza ad una causa che sembrava inizialmente persa. “Non voglio il matrimonio, voglio uguaglianza dei diritti”, con queste parole un’egregia Julianne Moore, nel ruolo di Laurel, risponde ormai stremata dalla malattia alle insistenti richieste dell’attivista politico Steven Goldstein (Steve Carell). L’uomo, a tratti cinico ma capace di sdrammatizzare i momenti più critici di Freeheld, approfitterà della vicenda della Hester, facendone bandiera degli omosessuali per la richiesta del matrimonio egualitario. Bravo anche Michael Shannon nel ruolo del detective Dane Wells, da una vita compagno di squadra di Laurel nel commissariato della contea. Apparentemente burbero e donnaiolo, Dane sarà uno dei personaggi che maggiormente riusciranno a contribuire alla battaglia iniziata da Laurel. Ma cosa chiede la Hester di così anomalo? Come già detto, uguaglianza dei diritti. Dopo anni e anni trascorsi a rispettare i propri doveri da cittadina americana e da dipendente dello Stato, la poliziotta statunitense chiede di poter morire serena, con la consapevolezza di lasciare il frutto dei tanti anni di lavoro, e quindi la propria pensione, in mano all’amore della sua vita, Stacie, per permetterle di rimanere nella loro casa. Difficile credere che, a distanza di soli 10 anni, quello che Laurel chiedeva sarebbe stato considerato “niente” in confronto ai traguardi raggiunti dalla comunità americana, ed altrettanto complicato resta immaginare che in Italia non ci sia alcun diritto per chi, come Laurel e Stacie si ama, senza misura, e non chiede altro che giustizia. Nelle sale durante le anteprime del film erano presenti eterosessuali ed omosessuali, tutti uniti nel fragoroso applauso che ha accolto il finale di Freeheld e tutti consapevoli che davvero no, i diritti e l’amore non hanno sesso. Dopo Io e Lei, film italiano scritto e diretto da Maria Sole Tognazzi, a distanza di solo un mese l’Italia si trova ad accogliere un secondo film a tematica omosessuale, entrambi con protagonisti al femminile. Forse qualcosa si sta muovendo e chi ha possibilità di dare voce alla vicenda inizia a capire quanto sia importante parlarne, sempre, finché non verrà scritta la legge che tuteli i diritti delle coppie omosessuali, per Laurel e ma anche per tutte le persone che continuano ancora oggi a lottare per il proprio amore.