Attivisti italiani fermati al Cairo e impossibilitati a raggiungere Gaza. La politica estera egiziana non cambia?
Nella gelida notte di Santo Stefano una delegazione di 34 italiani è partita per il Cairo con l’obiettivo di raggiungere la striscia di Gaza. Tutto per portare aiuti , solidarietà e qualche sorriso alla martoriata popolazione palestinese della striscia, sempre più isolata dal mondo e in balia dell’ assedio israeliano. Ma, come già avvenuto nel 2009 in occasione della “Gaza Freedom March” il voltafaccia delle autorità egiziane non è tardato ad arrivare. Tutti e 34 gli italiani sono stati fermati nella capitale egiziana, nonostante già da mesi la delegazione aveva inviato tutte le documentazioni necessarie alle autorità italiane ed egiziane. Ancora una volta l’ennesimo colpo basso a tutti coloro i quali cercano quotidianamente di portare aiuto a Gaza ed alla sua popolazione.
Ricordiamo anche che queste sono giornate particolari scolpite nella memoria e nei ricordi dei palestinesi. Ricorrono, infatti, i 5 anni dell’operazione militare israeliana “ Piombo Fuso”, che provocò la morte di oltre 1.500 civili tra cui numerosissimi bambini tra la popolazione di Gaza City. L’orrore di quei giorni venne raccontato al mondo intero da Vittorio Arrigoni, che con coraggio rimase a Gaza in quei giorni quando dal cielo piovevano bombe al fosforo e ordigni di ogni tipo. Il racconto di quei drammatici giorni è rimasto scolpito nel suo libro “Restiamo Umani”.
“Oramai da quattro giorni siamo al Cairo in attesa di poter andare a Gaza. Ancora una volta il potere egiziano si adopera a fare da filtro e impedisce l’ingresso a chi denuncia la drammatica situazione in cui sono costretti a vivere gli uomini e le donne di Gaza”. Con queste parole inizia il suo comunicato Maurizio Musolino, giornalista e componente della delegazione, che aggiunge : “Il paradosso, ma non troppo, è che da queste parti possono cambiare i governi, ma nulla cambia rispetto l’assedio delle terre palestinesi”.
Chi si aspettava che con la “primavera araba” del 2011 si modificasse la politica estera degli stati arabi nei confronti della questione palestinese ha dovuto ricredersi. E in Egitto specialmente la situazione è forse ben peggiore sotto questo aspetto rispetto al 2011. La cacciata di Mubarak non ha prodotto gli effetti che tutti si aspettavano. Una nazione più libera, più democratica e più attenta ed aperta verso la questione palestinese e di tutti i problemi della confinante striscia di Gaza. Questi erano gli auspici di un alba democratica che non ha mai visto il sole. Il paese delle Piramidi è ora lacerato dal funesto scontro tra i Fratelli Musulmani e il nuovo regime militare del generale Al Sissi. Uno scenario politico e sociale drammatico, che contrasta sensibilmente con quanti invitano a passare le vacanze sulle edulcorate spiagge di Sharm el Sheik.
La capitale è costantemente presidiata dai militari, nubi di fumo frutto dell’esplosione dell’ennesimo scontro tra la fratellanza e i militari spuntano come funghi in tutta la città. In questo contesto difficile e drammatico si sta muovendo la delegazione italiana, che si è recata più volte all’ ambasciata italiana per avere delle risposte sul loro viaggio verso Gaza. Risposte che ancora non arrivano e che continuano attualmente a tenere bloccata la delegazione al Cairo da 4 giorni. E insieme a loro restano anche bloccati gli aiuti che sarebbero stati utilissimi all’ ospedale Al Awda, che da 6 anni assiste gli ammalati in condizioni disperate, avendo scarse riserve di medicine e senza disporre di adeguate apparecchiature mediche. Per ora resta tutto fermo, immobile, come tutta l’attenzione della politica internazionale sul dramma di Gaza e dei palestinesi. Ma gli italiani non mollano : “ Faremo di tutto per raggiungere Gaza“. E domani è un altro giorno.
Aggiornamento:
Gli attivisti italiani hanno avuto il permesso per entrare a Gaza esattamente all 1.30. A breve su Corretta Informazione un articolo con il seguito di tutta la vicenda.