La senatrice Gambaro espulsa dal M5S da Beppe Grillo
“La senatrice Adele Gambaro ha rilasciato dichiarazioni lesive per il M5S senza nessun coordinamento con i gruppi parlamentari e danneggiando l’immagine del M5S con valutazioni del tutto personali e non corrispondenti al vero“, si legge sul blog del leader M5S. E così Beppe Grillo, ancora una volta, è riuscito a imporre le sue volontà, travalicando ogni comune buon senso ma, peggio, un diritto sostanziale: quello della libertà delle proprie opinioni. Riconosciuto a qualsiasi cittadino e tutelato dalla Costituzione per i parlamentari della Repubblica.
La senatrice è stata messa alla porta dopo essere stata esposta alla gogna mediatica della Rete, dovendo subire innumerevoli insulti dai quali non ha potuto difendersi, con un “marchio” di infamia e disprezzo secondo la democrazia di Beppe Grillo e la sua parte di irriducibili, quelli sempre in prima linea, la voce “violenta” del Movimento.
Ma ricapitoliamo gli eventi che hanno fatto nascere questo caso che ha messo in discussione, anche se in discussione c’era già, il concetto di libertà, di democrazia nel M5S.
Tutto è iniziato con le ultime elezioni amministrative, dove il Movimento 5 Stelle ha subito una disfatta. Basti citare che in Sicilia, rispetto alle ultime politiche, da un consenso del 40% è rotolato a un misero 3%. A questo punto entra in scena Adele Gambaro che, evidentemente toccata da quel misero risultato, ha avuto la bella idea di esternare pubblicamente il suo disappunto. Ai microfoni di Sky ha affermato che la conquista di due sindaci non poteva essere considerato un successo, così come minimizzato da Beppe Grillo, ma una grave e clamorosa sconfitta. Rincarando la dose, ha continuato sostenendo che il vero problema del Movimento era proprio lui, il Grande Capo, Beppe Grillo.
Il leader risponde postando sul blog, chiedendo ai seguaci se veramente lui rappresenta il problema. Però non attende la risposta, con un altro post invita la senatrice Gambaro a uscire dal Movimento. E di qui la corsa verso il voto sul web.
I parlamentari del Movimento si sono riuniti alla Camera, evitando però la diretta streaming come annunciato, e ne sono usciti con un comunicato: “La Gambaro sarà giudicata dalla rete: 79 voti favorevoli, 42 contrari, 9 astenuti”. Adele Gambaro, in seguito, si dispiace di aver danneggiato il Movimento, ma non è intenzionata a scusarsi e a dimettersi ma, anzi, rincalza, augurandosi che quanto accaduto sia motivo di un dibattito sull’aspetto democratico delle regole dei 5Stelle.
Oggi (si legga ieri) il voto sul blog di Grillo ha dato il risultato cercato da Grillo stesso e dai suoi fedelissimi: la senatrice Adele Gambaro è stata espulsa dal Movimento 5 Stelle. Grillo ha postato le motivazioni del provvedimento, proprio come un giudice della Repubblica in veste monocratica: “La senatrice Adele Gambaro ha rilasciato dichiarazioni lesive per il M5S senza nessun coordinamento con i gruppi parlamentari e danneggiato l’immagine del M5S con valutazioni del tutto personali e non corrispondenti al vero”.
La votazione via web ha dato risultati alquanto discutibili: gli aventi diritto al voto erano 48.292, di questi hanno votato in 19.790. il 65,8% (pari a 13.029 voti) ha votato per l’espulsione, il restante 34,2% (pari a 6.761 voti) ha votato per il no. In pratica ha votato il 40,9% degli aventi diritto al voto, dove il 65,8% di questi è stato favorevole all’espulsione della senatrice Gambaro e il 34,2% è stato contrario. Il 59,1% non ha espresso alcun parere. È mia opinione che, pur riconoscendo che la legge prevede vari quorum, e che suppongo lo Statuto del M5S abbia previsto il quorum necessario in casi di votazione, nel caso in specie si sarebbe dovuto adottare un quorum democratico, cioè il numero dei votanti non inferiore al 50% degli aventi diritto (quorum strutturale) e la decisione doveva aver riportato un numero di voti validi non inferiore al 50% dei votanti (quorum funzionale). Non raggiungendo queste percentuali la votazione sarebbe stata nulla.
Pare, invece, che tutto quanto sia stato organizzato per far subire alla senatrice Gambaro una coercizione morale, caratterizzata da un ostracismo che, pretestuosamente, ha “eliminato” dalla scena politica un personaggio inviso alla maggioranza.
A parte che la legge parla di quorum soltanto per i referendum, ma il movimento, essendo l’antipodo della democrazia, non ha quorum sulle votazioni. Resta comunque il problema; può uno stato come l’Italia, distrutta da una crisi senza precedenti e con una qualità della vita ormai paragonabile ai paesi del terzo mondo, pensare a cosa succede nel Movimento 5 Stelle? Possiamo pensare a cose più serie di un portavoce di un Movimento che invece di dimettersi (sue parole) ha cercato lo scontro per poter fare la figura della martire e poter approdare nel gruppo misto e tenersi tutti i soldi della diaria? Perchè non scordiamoci che gli eletti del Movimento sono solo portavoce della base; se un ambasciatore non è in linea col pensiero del suo datore di lavoro si dimette, non chiama i giornali per strillare ai quattro venti la sua contrarietà. Finiamola con queste barzellette, non fanno ridere! La Gambaro ha soltanto operato per suo tornaconto personale, come fecero all’epoca Favia o la Salsi, o in tempi più recenti, Furnari o Venturino o Labriola. Pecunia non olet diceva Vespasiano.