Chi è convinto che la presidenza di Trump sia ormai tramontata, deve fare i conti con il fatto che il presidente a stelle e strisce è ancora ben saldo alla Casa Bianca. Ed è ovvio che, fino a quando non arriverà il tempo di Joe Biden, ci sarà sempre un elevato rischio che gli Stati Uniti possano dare il via a un’ulteriore guerra commerciale nei confronti della Cina.
Solamente qualche giorno fa, infatti, Trump ha comunicato che ha tutta l’intenzione di ampliare la lista nera degli Usa in merito a tutte quelle società cinesi che, con ogni probabilità, sono realmente collegate al controllo dei militari. Tra le nuove società che sono state inserite all’interno di questa vera e propria lista nera troviamo sicuramente il colosso cinese di chip SMI e la compagnia petrolifera CNOOC.
Una scelta, quest’ultima che inevitabilmente andrà provocare una serie di conseguenze nei rapporti con la Cina, prima che Biden possa iniziare il suo mandato. Certo, la mossa degli Usa, a cui devono prestare tantissima attenzione a tutti coloro che investono abitualmente sul prezzo del petrolio (che potrete seguire in tempo reale su Plus500 tra gli assets principali), ha un senso esclusivamente politico, ma non si può affatto considerare un incidente di natura isolata. Sia gli Stati Uniti che la Cina, stanno battagliando già da diverso tempo per poter andare alla conquista del potere. Ormai. Non dovrebbe più stupire nemmeno l’inserimento di una compagnia petrolifera decisamente importante all’interno di questa lista nera.
Energia e petrolio: al centro delle lotte geopolitiche
Non è casuale, come dicevamo, il fatto che sia l’energia che il petrolio vengano spesso e volentieri tirate in ballo all’interno delle varie battaglie dal punto di vista geopolitico. In modo particolare, l’energia rappresenta la più importante variabile nelle ambizioni della Cina, dove intanto è entrato in funzione il più grande radiotelescopio sulla Terra, e potrebbe corrispondere sia ad una sorta di trampolino di lancio verso il potere mondiale che l’ostacolo più difficile da sorpassare. Tutto, chiaramente, sarà legato alle modalità con cui Pechino deciderà di gestire tale scenario.
Tra i timori principali che albergano a Pechino troviamo sicuramente l’aspetto della sicurezza energetica, che ha di fatto trainato buona parte delle decisioni politiche della Cina nel corso degli ultimi anni: gli investimenti di importi immensi in infrastruttura energetiche pulite sono lì a testimoniarlo, senza dimenticare come, nel più completo silenzio, Pechino abbia fatto tanto per incrementare la produzione di carbone.
La Cina ha messo in chiaro due cose: la prima è quella che alla sua sicurezza energetica ci tiene eccome, mentre la seconda è che ha intenzione di ampliare il proprio potere energetico, così come la sua influenza in ambito geopolitico a tutto il mondo, puntando in maniera rapida a vari nuovi mercati, sia in riferimento all’energia nucleare e che al carbone. Sono state proprio queste decisioni ad avere un peso non indifferente in merito al continuo aumentare di tensioni e lotte sulle esportazioni tra la Cina e gli Usa.
Una nuova era buia nei rapporti tra Stati Uniti e Cina
L’inserimento delle due aziende nella lista nera degli Usa potrebbe essere davvero il segnale di una crisi senza ritorno. Sia il vice presidente di IHS Markit che l’esperto conoscitore del mercato petrolifero Dan Yergin hanno messo tutti in allerta, evidenziando quanto la situazione sia tremendamente fragile e pericolosa.
Secondo i due esperti, infatti, le relazioni internazionali tra gli Usa e la Cina saranno la questione più importante, ma anche ovviamente più complicata e ricca di difficoltà che l’amministrazione di Joe Biden, confermato ufficialmente come nuovo Presidente, dovrà assolutamente affrontare. Il primo produttore al mondo di petrolio e il più grande importatore dello stesso: una lotta geopolitica in cui non ci sarà esclusione di colpi e che si rifletterà su tutti i mercati energetici mondiali, oltre che sull’economia globale.