Hassan Rohani intraprenderà interazioni costruttive con la comunità internazionale attraverso la moderazione
Hassan Rohani è il nuovo presidente dell’Iran, un religioso di stampo moderato e riformista che ha vinto le elezioni presidenziali al primo turno con il 50,7% dei consensi. I voti ottenuti sono stati circa 18 milioni su 37 milioni di votanti.
La sua vittoria è stata del tutto inaspettata poiché non era considerato uno dei favoriti, tuttavia ha vinto sugli avversari ottenendo un ampio margine di distanza. Il sindaco di Teheran, il “principalista” Mohammad-Baqer Qalibaf, considerato uno dei favoriti, ha ottenuto solo il 15% dei voti, mentre Said Jalili, altro favorito “principalista”, ha ottenuto solo il 6%. A seguire gli altri candidati: l’indipendente Mohsen Rezaei con quasi 4 milioni di voti, Ali-Akbar Velayati, “principalista” con circa due milioni di preferenze e l’indipendente Mohammad Gharazi, che non è arrivato neanche a mezzo milione di voti.
CHI è ROHANI
Il neo-eletto presidente iraniano, Hassan Rohani, è nato 64 anni fa nella città di Sorkheh nella provincia di Semnan. Ha iniziato la sua educazione religiosa nel 1960 presso il Seminario di Semnan. Si è laureato in legge alla Teheran University e ha poi conseguito Master e Dottorato di ricerca alla Caledonian University di Glasgow.
Hassan Rohani è stato coinvolto alla fine degli anni 70 nella Rivoluzione Islamica e nella lotta contro il regime dello Shah Pahlavi ricoprendo un ruolo di primo piano. Rohani, che ha ricevuto il sostegno degli ex presidenti Akbar Hashemi Rafsanjani e Mohammad Khatami, oltre a quello dell’Associazione dei religiosi combattenti (gruppo riformatore legato proprio a Khatami), è stato eletto al Parlamento dopo la creazione della Repubblica islamica ed è stato deputato per cinque mandati consecutivi fino al 2000.
Durante la guerra con l’Iraq del 1980-1988, Hassan Rohani è stato membro del Consiglio Superiore della Difesa, comandante della Iran Air Defense e vice comandante in capo delle Forze Armate e, attualmente, rappresenta il leader della Rivoluzione Islamica l’Ayatollah Seyyed Ali Khamenei nel Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale ed è membro del Consiglio per il Discernimento e dell’Assemblea degli Esperti. Hassan Rohani è anche il presidente del Centro per la ricerca strategica, parla correntemente l’inglese, l’arabo e il persiano e ha scritto circa 100 libri e articoli, oltre a condurre 700 diversi progetti di ricerca.
LA VITTORIA
La vittoria schiacciante ha lasciato perplessi coloro che vedevano la sua candidatura come una mossa strategica dell’ala conservatrice volta a dissipare ogni sospetto su eventuali brogli (come era successo già nel 2009 dalle elezioni vinte da Ahmadinejad). Tuttavia non stupisce la sua vittoria se si pensa che Rohani è amico fidatissimo dell’Ayatollah Khamenei, Guida Suprema dell’Iran e vicino anche a un altro favorito alla presidenza, la cui candidatura non è stata accettata solo pochi giorni prima delle elezioni, Ali Akbar Hashemi Rafsanjani (che fu presidente dell’Iran per due mandati, dal 1989 al 1997). E va ricordato che proprio Khamenei, la più alta carica prevista dalla Costituzione iraniana, sarà colui che avrà l’ultima parola sulle decisioni del Presidente e che ne limiterà per questo la libertà di agire.
LA POLITICA DI ROHANI
Hassan Rohani, di stampo moderato e riformista, ha fondato la sua campagna elettorale proprio su una serie di riforme che apporteranno cambiamenti soprattutto per quanto riguarda le tensioni con l’Occidente e l’economia del paese, erosa dalle forti sanzioni occidentali che hanno portato l’inflazione al 30% e la moneta nazionale a perdere il 70% del valore (mettendo a dura prova il potere di acquisto delle classi popolari).
A pochi giorni dalla sua elezione, il neo-eletto presidente, che inizierà il suo mandato ad agosto, ha annunciato in conferenza stampa che l’economia sarà la priorità del nuovo governo e che non vuole deludere il voto, affermando che la vittoria di venerdì scorso “è stata più di un’elezione, è stato un appello della maggioranza della popolazione alla moderazione e al rispetto e contro l’estremismo”. Altre riforme promesse da Rohani riguarderanno l’intromissione del governo nella vita privata dei cittadini e la discriminazione sessuale.
Hassan Rohani ha anche dichiarato che le intenzioni del nuovo governo sono quelle di avere “relazioni amichevoli” con tutti i paesi “attraverso la moderazione”, nonché di essere tollerante con tutti. Tuttavia Rohani rimane fermo sulla sua posizione riguardo alle questioni più spinose come quella della Siria, affermando che “la crisi siriana deve essere risolta dal popolo siriano” e che l’Iran è contro il terrorismo e la guerra civile, ma anche contro gli interventi stranieri nelle guerre civili perché deve essere il popolo a decidere il presidente e, fino alle prossime elezioni presidenziali del 2014, il popolo deve rispettare l’attuale governo di Assad.
Sulla questione del nucleare iraniano, Rohani ha dichiarato di mostrare trasparenza e speranza in una fiducia reciproca, ma che le “sanzioni contro l’Iran sono ingiuste e ingiustificate” e che il paese “non è pronto a sospendere l’arricchimento dell’uranio“. Secondo quanto dichiarato dal presidente la questione del nucleare può risolversi solo attraverso i negoziati con il gruppo dei 5+1, ovvero il gruppo dei cinque paesi del Consiglio di Sicurezza Onu (Usa, Russia, Inghilterra, Francia, Cina) più la Germania, che decidono la politica mondiale sul nucleare iraniano.
Sul difficile rapporto con gli Stati Uniti ha, infine, dichiarato che il dialogo tra i due paesi deve avvenire nell’uguaglianza e nel rispetto reciproco. Gli Stati Uniti non devono intervenire negli affari interni dell’Iran e riconoscere i loro diritti, in particolare quello al nucleare, perché il nuovo governo “non rinuncerà ai diritti legittimi del Paese”. I rapporti tra Iran e Stati Uniti sono, secondo Hassan Rohani, complicati a causa di una “vecchia ferita” che, per essere sanata, si deve percorrere la strada della fiducia e del rispetto reciproco in vista del futuro.