La “Rivoluzione incompiuta” di Hugo Chavez
Si sono tenuti venerdì 8 marzo i funerali del presidente del Venezuela e leader della “rivoluzione bolivariana” Hugo Chavez, morto a Caracas il 5 marzo all’età di 58 anni. Ad annunciare la morte il vice presidente Nicolas Maduro che Chavez aveva designato suo erede e successore.
Le condizioni di salute del presidente si erano aggravate nettamente durante gli ultimi mesi in cui aveva subito numerose operazioni e vari cicli di chemioterapia per combattere un tumore, ma qualche giorno prima della morte un’infezione polmonare lo aveva riportato all’Hospital Militar di Caracas impedendogli di pronunciare il giuramento per il suo nuovo mandato, a seguito della sua vittoria alle presidenziali dello scorso 7 ottobre.
Durante la giornata dei suoi funerali dilaga l’accusa, da parte del quotidiano spagnolo Abc, che la bara del presidente venezuelano fosse in realtà vuota e che Chavez fosse morto a Cuba dove era stato portato per un ultimo tentativo di salvare la sua vita. Secondo queste fonti l’inganno della sua morte “costituisce una nuova messa in scena del governo, che si aggiunge alla lunga lista di bugie con le quali il chavismo ha riempito gli ultimi mesi della vita del leader“.
In molti hanno visto sospetti e complotti dietro la morte dell’uomo che era considerato il promotore del Socialismo del Ventunesimo secolo accusando addirittura gli Stati Uniti di avergli iniettato il cancro. Lo stesso Maduro aveva parlato dell’esistenza di un piano per destabilizzare il Venezuela e dichiarato che il presidente si sarebbe ammalato perché “attaccato”, come si sospetta fosse successo anche con il leader palestinese Yasser Arafat.
Hugo Chavez inizia la carriera militare nel 1975 e nel 1992 fu tra i protagonisti di un golpe militare mirato a rovesciare Carlos Andrez Perez, che gli costò due anni di prigione. La fine della sua carriera militare segna però l’inizio di quella politica e nel 1998, alla guida del Movimento per la Quinta Repubblica, riesce a sconfiggere Perez e a vincere le elezioni iniziando una serie di riforme alla costituzione e ribattezzando il Paese “Repubblica bolivariana del Venezuela”. Riuscì a controllare gradualmente la holding del petrolio PDVSA e a finanziare le fasce più povere grazie a una distribuzione più equa delle risorse petrolifere del suo Paese. Nel 2002 fu vittima a sua volta di un colpo di stato che tuttavia fallì e non riuscì a fermare la sua ascesa.
Senza dubbio è stata una figura eletta democraticamente che riuscì a far conquistare al suo Paese il primo posto nella classifica Onu per l’equità sociale del Sudamerica. Si occupò spesso delle classi più deboli riducendo la povertà dal 49% della popolazione nel 1999, all’inizio del suo primo mandato, al 27% alla sua morte. Hugo Chavez è stato tuttavia un leader singolare tra i “caudillos” sudamericani, con una politica di sinistra a volte sconfinante nel populismo, ma molto legata ai valori cristiani. Una figura che si ispirava a Fidel Castro, per il quale aveva un occhio di riguardo nella vendita del petrolio, e si opponeva spesso alla politica degli Stati Uniti, pur senza mai estinguere la dipendenza economica e politica dall’America. Ebbe rapporti controversi con vari Paesi tra cui la Bielorussia e l’Iran.
Tuttavia la rivoluzione bolivariana rimane una rivoluzione incompiuta e con la sua morte Hugo Chavez lascia un Paese ancora afflitto dai grandi problemi economici e sociali di cui sono vittima molte nazioni dell’America Latina: una grave inflazione, una criminalità dilagante, il tasso di povertà ancora troppo radicato nella società nonostante i grandi progressi fatti e un sistema di sicurezza davvero carente. Non meno importante l’esistenza di una corruzione istituzionale in continuo aumento. A far fronte a queste drammatiche realtà sarà ora il suo successore e amico Nicolas Maduro.