ICO è l’acronimo di Initial Coin Offering, che letteralmente significa “Offerta di moneta iniziale”. L’ICO è un mezzo non regolamentato di crowfunding nel settore della finanza. Le prime ICO sono state lanciate per raccogliere fondi per le nuove criptovalute, ma, ad oggi, vengono utilizzati per qualsiasi scopo.
Si tratta di uno strumento alternativo rispetto alle criptovalute di IPO (Offerta Pubblica Iniziale). La differenza è che le ICO sono un tipo di valuta più libero dalle regole giuridiche e non ci sono delle normative ad hoc per il loro controllo. Questo è dovuto alla mancanza di documenti richiesti dagli organi di vigilanza e ciò porta le ICO ad essere un campo più rischioso per eventuali truffe.
Ma vediamo nel dettaglio cosa sono le ICO, a cosa servono e qual è la normativa in Italia a riguardo.
Significato di ICO: cosa sono le Initial Coin Offering?
Le ICO sono una forma di finanziamento, che viene utilizzata principalmente da startup o da individui che vogliono realizzare un certo progetto, che possa realizzarsi tramite la tecnologia. In campo di criptovalute, infatti, le aziende non vendono le azioni, bensì token, che servono ad accumulare dei capitali: l’azienda mette in vendita i token (ovvero gettoni) ad un certo prezzo e chi deciderà di acquistarli diventerà un azionista di quell’azienda. L’ICO delinea il lasso di tempo nel quale il finanziatore potrà acquistare i token ed entrare nel finanziamento, mediante l’utilizzo delle criptovalute.
Il modus operandi è il seguente: un individuo o una startup vuole realizzare un certo progetto e, per farlo, deve reperire dei finanziamenti. Perciò si propone al pubblico il progetto, che verrà realizzato tramite Blockchain, ovvero una struttura di dati, un registro digitale nel quale le voci sono suddivise in blocchi. La proposta viene fatta tramite la creazione di token (dispositivo fisico che serve per l’autenticazione) da cedere al pubblico, a fronte di un corrispettivo.
In linea generale l’ICO è un nuovo modo per trovare un finanziamento da parte delle startup che, in questo modo, riescono a raccogliere il capitale necessario per finanziare i propri progetti, che sono legati alla Blockchain; contemporaneamente, viene creata una nuova criptovaluta, così da poter ricompensare i finanziatori del progetto. La ricompensa per i finanziatori sta proprio nei cosiddetti “token”, che sono una sorta di gettoni, che possono essere convertiti in criptovalute o in prodotti che vengono offerti dalla stessa startup che ha richiesto il finanziamento.
Ci sono tre tipi diversi di token, a seconda della loro funzione economica.
Il primo tipo di token è il token di pagamento, che è simile alla criptovaluta. Si tratta di un vero e proprio metodo di pagamento che serve all’acquisto di beni o servizi. In questo modo, il finanziatore non ha altri diritti nei confronti dell’emittente se non il token di pagamento è una sorta di “valuta virtuale”.
Il secondo tipo di token è il token di utilizzo, che può rappresentare dei diritti che assume il finanziatore. In questo caso, il token rappresenta il diritto di utilizzare il prodotto o il servizio che la startup vuole realizzare.
Il terzo tipo di token è il token di investimento, che rappresenta il diritto economico legato all’andamento dell’attività imprenditoriale e di partecipazione (diritto di voto, diritto di distribuzione).
L’invenzione dell’ICO viene attribuita a J.R. Willet, nel gennaio del 2013, quando ha presentato la sua idea. L’ICO ha registrato fin da subito diversi successi, soprattutto nel biennio 2013/ 2014 ed il caso più eclatante è stato Ethereum (una piattaforma del Web 3.0). Anche se il vero picco c’è stato nel 2017, quando i capitali raccolti con questa nuova modalità di investimento hanno superato di 40 volte quelli dell’anno precedente, per un totale di 6 miliardi di dollari.
L’ICO, però, propone sicuramente dei vantaggi, ma anche dei rischi.
Tra i vantaggi possiamo annoverare la nuova forma di strumento come una modalità sicuramente più accessibile per poter sviluppare un nuovo progetto, senza dover ricorrere alle forme più tradizionali, come il finanziamento bancario. Inoltre, il rimborso del finanziatore coi token, permette subito di riavere un rientro per i finanziatori.
Se ci si approccia alle ICO, inoltre, si possono avere anche dei vantaggi anche sul progetto. Innanzitutto, c’è la possibilità di partecipare ad un progetto che riguarda il sistema economico e, inoltre, molto spesso essere finanziatori può far avere il diritto di dire la propria sul progetto stesso. I primi investitori potranno avere dei vantaggi maggiori nei token, poiché le criptovalute possono aumentare il loro valore fino alla data del rilascio del progetto.
Ma ci sono anche dei rischi, poiché le ICO si riferiscono a progetti che non sono ancora stati realizzati e nessuno garantisce il successo per essi. In caso di truffa o di progetto che non vada a buon fine, il finanziatore non viene protetto, a differenza di quello che succede in altri mercati regolamentati.
Per le società che si affidano alle ICO, i vantaggi sono tantissimi: ad esempio, non si viene sottoposti ad una tassazione e le vendite dei token sono un tipo di vendita diretta.
Le ICO principalmente vengono utilizzate dalle startup per racimolare un capitale di avvio, ma non è l’unica funzione. Le ICO possono essere una base per la vendita di un servizio da dover lanciare sul mercato o possono diventare una nuova criptovaluta.
ICO: come funzionano le Initial Coin Offering
Possiamo paragonare le ICO ad una sorta di quotazione in Borsa. Al momento della richiesta del finanziamento, non viene presentato un business plan come al solito, bensì viene presentato un White Paper. Un White Paper è un documento nel quale vengono raccolti tutti gli obiettivi da raggiungere, i dettagli del progetto e le informazioni sul team della startup (chi sono, i loro curriculum e quali sono le loro competenze).
Altro documento presentato è il Roadmap, ovvero una calendarizzazione per gli obiettivi da raggiungere e la descrizione del modo in cui verranno raggiunti. Nel Roadmap andrà specificata la durata della fase ICO, che solitamente si aggira da un periodo minimo di un paio di settimane fino ad un periodo massimo di un mese. Inoltre, dovrà essere specificato il prezzo per la partecipazione al progetto, ovvero l’equivalenza tra i token offerti dalla startup per il finanziamento e la quantità di criptovalute già esistenti.
Ovviamente, più un White Paper ed un Roadmap sono completi e dettagliati, meno sarà il rischio di un’eventuale truffa. Per questo è importante presentare questi documenti con informazioni dettagliate e con obiettivi che possano risultare raggiungibili.
È importante anche instaurare un canale di comunicazione chiaro tra la startup e i finanziatori; i canali di comunicazione più usati per questo tipo di trattativa sono i social network come Reddit oppure dei siti internet, dove far veicolare le informazioni del proprio progetto.
La vendita delle criptovalute avviene tramite piattaforme di scambio selezionate, come Bittrex, Kraken e Livecoin e i finanziatori possono comprare direttamente mediante i creatori del sito web.
Solitamente le società rilasciano i token in due diverse modalità: il primo modo è accumulando il capitale specifico dell’offerta e poi dividenti i token ai finanziatori in base all’investimento che è stato fatto nella fase iniziale; il secondo modo è mediante la vendita dei token sugli exchange delle criptovalute.
ICO: qual è la normativa in Italia delle Initial Coin Offering
In Italia non è presente una vera e propria disciplina riguardo le ICO e non è la sola: infatti, diversi Paesi non le hanno regolamentate e addirittura in alcuni (come Corea del Sud e Cina) sono state vietate.
Proprio per la mancanza di una disciplina in Italia, c’è una sorta di incertezza riguardo le tutele legali ed azionabili degli investitori.
Il controllo sulla sicurezza delle ICO, in Italia, è stato affidato al Consob. Nonostante non ci sia una vera e propria regolamentazione, è comunque presente un controllo per l’acquisto dei token, che sono una sorta di gettone che assicura un diritto di proprietà da esercitare su una controparte.
Riprendendo la definizione delle tipologie di token, possiamo affermare che i token di prima classe non concedono nessun diritto ai finanziatori, che ottiene solamente il diritto di proprietà attraverso il token stesso; la normativa di questa prima categoria è assimilabile a quella dei Bitcoin e la normativa italiana prevede la gestione di questi token solo per i soggetti che sono autorizzati al cambio delle valute.
Il secondo tipo di token permette di esercitare un diritto sulla controparte (ovvero chi ha generato i token, come il soggetto singolo o l’azienda). Per quanto riguarda questi token, ci sono due modus operandi: il primo porta ad un pagamento subito o in futuro ed in questo caso la normativa italiana prevede che ciò possa essere fatto solo da società specifiche, come startup o imprese innovative nei portali gestiti da soggetti che siano iscritti all’albo della Consob; nel secondo caso, la ICO non si muove in ambito finanziario e non permette al finanziatore una prestazione in cambio.
La terza tipologia di token concede un diritto di comproprietà. In questo modo, il finanziatore acquisisce un diritto di proprietà su ben immateriali, diritti d’autore o altri diritti di proprietà intellettuale, il tutto condiviso con gli altri titolari.