Arriva in Italia il film su uno dei più importanti casi di giornalismo d’inchiesta dei primi anni duemila. La diocesi americana ha al suo interno alcuni preti accusati di terribili atti sui minori, e arriva il film su chi li ha scoperti.
Il caso Spotlight, trama e video trailer
2001. Il Boston Globe è uno dei più importanti quotidiani d’America, con uno staff molto ampio. Al suo interno c’è una piccola squadra che lavora su casi spinosi detta “Spotlight”. Su suggerimento del nuovo direttore Marty Baron, il team, guidato dal giornalista Walter Robinson, comincerà ad analizzare il caso di abusi su minori da parte di preti. L’inchiesta, che gli ha permesso nel 2003 di vincere il Premio Pulitzer, lentamente prenderà forma e vedrà sgominare una fitta rete di casi di pedofilia radicati nella chiesa americana.
Distribuito da Bim Distribuzione, arriva nelle sale italiane, da giovedì 18 febbraio, Il caso Spotlight.
Thomas McCarthy, memore della sua esperienza da attore nei primi set con “Syriana”, “Ipotesi di complotto” e “Michael Clayton”, che sono solo alcuni dei thriller a cui ha preso parte, mostra ancora una volta la vicinanza a storie socialmente utili e dal plot complesso. Pregiudizialmente il film è banalizzabile ad un attacco alla chiesa, ma in realtà non è così. Il regista non vuole puntare il dito contro la fede cattolica ma bensì contro chi, approfittandone, la utilizzava per consumare reati abominevoli.
Recensione de “Il caso Spotlight”
Proprio la trama appena analizzata, necessariamente articolata e dettagliata, accompagnata da una sceneggiatura che trasporta lo spettatore nella storia sino ad arrivare alle dinamiche interne della squadra Spotlight, permette al film di prendere il volo e lanciarsi verso un percorso ricco di grandi soddisfazioni e riconoscimenti sia in termini di critica che di pubblico, dando grande respiro ad una storia che bisogna conoscere.
Curioso come durante uno dei racconti sugli abusi in scena nel film, un testimone rivolga ad un Mark Ruffalo affamato di sapere queste esatte parole: “Mi raccomando, prendeteli”. Una frase che sottolinea come i giornalisti del team guidato da Michael Keaton vengano praticamente elevati a supereroi durante tutta la pellicola.
Gran parte delle giurie del globo ha riconosciuto le abilità della squadra Spotlight, permettendo al film di vedersi riconosciute ad oggi: 6 candidature agli Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore non protagonista – Mark Ruffalo -, attrice non protagonista – Rachel McAdams -, montaggio); 3 candidature ai Golden Globe (miglior film, regia, sceneggiatura); la vittoria al Festival del Cinema di Toronto con il Premio del Pubblico Runner Up; premio al National Society of Film Critics come miglior film e sceneggiatura; 3 candidature agli Oscar Britannici (Bafta) come miglior film, sceneggiatura originale e attore non protagonista; vittoria agli Independent Spirit Award (premio Robert Altman Award) e altri premi. Tutto ciò vale a “Il caso Spotlight” lo scettro di film più premiato del 2016.
La conferenza stampa del film con Michael Keaton e Walter Robinson
Per presentare il film alla stampa, è giunto a Roma il protagonista Michael Keaton, che dopo la sua rinascita sta vivendo (grazie a Inarritu) una seconda giovinezza. Assieme a Keaton, presente alla conferenza anche il giornalista da lui impersonato: il “vero” Walter Robinson.
Michael, come si è preparato per interpretare Walter Robinson?
Passando diverso tempo con Robbie, studiandolo e ascoltandolo. Per me che sono un tipo curioso è stato stimolante immedesimarmi per la quarta volta nel ruolo di giornalista.
Walter, come si sente ad essere interpretati da Michael Keaton?
Quando ho scoperto che sarebbe stato lui ad interpretarmi sono andato in estasi. Ricordo che già in “Cronisti D’Assalto” (1984, uno dei primi film di Ron Howard) era perfetto per quel ruolo, con un’incredibile lavorazione sul tono della voce e gestualità.
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