Un po’ perché il pesce è considerato un ottimo alimento e un po’ perché va di moda, ma da qualche anno a questa parte il sushi, piatto tipico della cucina giapponese a base di riso e pesce crudo, è diventato una mania culinaria che ha appassionato amanti di tutto il mondo. Ma il sushi fa bene o male alla salute? Di seguito vediamo i potenziali rischi, le verità scientifiche e le bufale che circolano sulla sua nocività.
Mangiare sushi fa male allo stomaco e al fegato: verità e bufale
Sul consumo di sushi circolano molte notizie, alcune delle quali sono delle vere e proprie bufale, mentre alcune di esse sono supportate da un fondo di verità. Pertanto occorre fare un po’ di chiarezza a riguardo.
La prima falsa credenza, che è bene smantellare subito, è quella che reputa il sushi un alimento nocivo per lo stomaco e la salute dell’intestino poiché a base di pesce crudo. In realtà, il rischio esiste non solo per il pesce crudo, ma per ogni genere di alimento crudo, poiché non viene soggetto al processo di cottura che uccide i parassiti eventualmente presenti, sterilizzando così il cibo.
Il sushi quindi, di per sé, non è un alimento nocivo per lo stomaco, anzi: al suo interno è contenuto un alto livello di Omega 3, i famosi acidi grassi essenziali contenuti nel pesce, che svolgono l’importante funzione cardio e vaso protettiva.
Il sushi, inoltre, possiede allo stesso tempo un elevato potere saziante e un basso contenuto calorico che rendono, qualità che rendono questo alimento un ottimo alleato anche per chi sta sostenendo una dieta. Pertanto, consumare sushi in maniera moderata garantisce un apporto di nutrienti utili al corpo, che in una dieta equilibrata e sana non dovrebbero mai mancare.
Però, proprio perché si tratta di un alimento a base di pesce crudo, è vero che potrebbero esserci delle controindicazioni e dei rischi per la salute.
Il primo rischio reale è rappresentato dalla mancanza di esperienza o dalla disattenzione di chi prepara il sushi. Infatti, per preparare bene un ottimo sushi è fondamentale conoscere le tecniche di conservazione del pesce, per fare in modo che non diventi nocivo per chi lo ingerisce. Conservare in maniera ottimale il pesce è fondamentale per uccidere eventuali germi e parassiti che potrebbero essere contenuti nel pesce e che potrebbero potenzialmente nuocere allo stomaco e all’intestino.
Un’altra falsa credenza è rappresentata invece dalla convinzione che il sushi sia un alimento dannoso per il fegato. Si tratta di una bufala non supportata peraltro da nessuna informazione o fonte scientifica di riferimento. Come abbiamo detto poco fa, infatti, il sushi è un ottimo alimento proprio perché a basso contenuto calorico, a nuocere al fegato, in caso, potrebbero essere le salse di accompagnamento o le cotture grasse e fritte. Molto spesso infatti, il sushi viene servito con numerose salse d’accompagnamento molto salate, come la salsa di soia, la salsa teriyaki ecc. che sono ad alto contenuto calorico. Perciò mangiare molto spesso il sushi e accompagnarlo con salse e condimenti di questo genere potrebbe dare fastidio alla digestione e anche al fegato.
Mangiare troppo spesso al sushi fa male alla salute?
Siamo tutti d’accordo però che il sushi sia un alimento davvero sfizioso, oltre che buono, quindi la tentazione di mangiarlo molto spesso è tanta. Inoltre, essendo a basso contenuto calorico, viene naturale pensare che si possa consumare sempre senza il rischio di incorrere in problemi di salute. In parte è vero, ma come accade per ogni alimento, anche il sushi, se consumato in eccesso può far male alla salute.
Uno dei pericoli maggiori è rappresentato dall’ingestione di metalli pesanti contenuti all’interno del pesce con cui si prepara il sushi.
Purtroppo infatti, nel pesce che viene consumato sulle nostre tavole è presente, anche in minima quantità, una percentuale di metalli pesanti, tra cui il più comune è il metilmercurio che a loro volta i pesci ingeriscono. Tali materiali sono purtroppo prodotti dall’inquinamento atmosferico e marino, che finisce per avvelenare, letteralmente, le acque e la fauna marina. Inoltre, esistono alcuni pesci che si nutrono di pesci più piccoli che magari a loro volta si sono nutriti di sostanze inquinate. In questo modo il pesce più grande, quello in cima alla catena, conterrà un tasso di metalli pesanti raddoppiato rispetto a quello di partenza.
Consumare quindi troppo pesce, significa ingerire un’eccessiva quantità di metalli pesanti che a lungo andare provocano danni seri per la salute.
In alcuni casi, tra i più gravi naturalmente, è stato dimostrato come tutti coloro che hanno mangiato sushi eccedendo il consumo medio raccomandato abbiano sviluppato problemi patologie cardiovascolari, deficit cognitivi e, nei più piccoli, lo sviluppo e l’accrescimento cerebrale.
Naturalmente si tratta di casi gravi e anche piuttosto al limite, tuttavia alcuni di questi gravi disturbi sono stati correlati alle sostanze nocive contenute all’interno del pesce utilizzato per preparare il sushi.
Un altro disturbo della salute legato all’eccessivo consumo di sushi è costituito dall’apporto di determinati nutrienti ad esclusione di altri. il sushi infatti non è un alimento completo, pur buono che sia. Quindi, come buona regola generale, occorre integrare il consumo di sushi con altri alimenti proprio per seguire una dieta che sia il più possibile varia ed equilibrata.
Vermi e parassiti del sushi: le bufale e i pericoli reali
Infine, un altro rischio reale rappresentato dal consumo di sushi è quello dell’ingestione di vermi e piccoli parassiti contenuti nel pesce. Tuttavia, le notizie in questo caso sono alquanto fantasiose, poiché spesso, quasi a cadenza regolare, si sentono notizie di persone che avrebbero scoperto di avere l’intestino invaso di batteri dopo un pasto consumato al sushi. Non ci vuole molto a comprendere che si tratti di una bufala, tuttavia un rischio in tal senso esiste.
Se infatti il pesce non viene conservato bene è possibile verosimilmente ingerire le larve del parassita Anisakis, conosciuto anche più comunemente come il “verme delle aringhe”. In realtà non si tratta di un parassita che aggredisce direttamente il pesce, ma i crostacei e i frutti di mare di cui alcuni pesci si nutrono. Se un pesce si nutre di crostacei o frutti mare su cui sono presenti queste larve e se il pesce non è ben conservato, il rischio di ingerirle è molto elevato. Per evitare quindi questo rischio vi è un solo modo quello di uccidere le larve – invisibili a occhio nudo – conservando il pesce a una temperatura di molti gradi sotto lo zero. Per uccidere le larve di Anisakis occorre portare bruscamente il pesce a una temperatura di 20 gradi sotto zero, e conservarlo a questa temperatura per circa una settimana. Altrimenti, il pesce può essere portato a -35 gradi e conservato a questa temperatura per almeno 15 ore.
Naturalmente, una volta scongelato, il pesce va consumato subito per evitare che venga aggredito da altri batteri o che venga contaminato da altri parassiti più o meno nocivi.