L’Intelligenza Artificiale (I.A.) è davvero pericolosa? Dal 1968, con il film di fantascienza 2001: Odissea nello Spazio, sono stati indotti sentimenti di paura verso le tecnologie digitali che sostituiscono le capacità decisionali dell’uomo.
Sullo stesso filone ricordiamo le pellicole di sci-fi, science fiction, di WarGames (1983), Terminator (1984), Matrix (1999), che oltre ad avere una trama coinvolgete ed effetti speciali innovativi per l’epoca, hanno come protagonista la Artificial Intelligence (A.I.).
Secondo questi film, esiste il rischio di una catastrofe di portata apocalittica causata dalle macchine senzienti. Il destino dell’umanità è in mano ai computer, a organismi cibernetici e a programmi informaci? No, certamente no, ma non ne possiamo fare a meno.
Per questo motivo, i governi di tutto il mondo stanno cercando di mettere a punto le regole base per lo sviluppo corretto delle tecnologie I.A. La pietra angolare è etica; rispetto della vita umana e della sua attività lavorativa.
Le tecnologie digitali, come quelle introdotte dopo la scoperta della ruota, sono create dall’uomo per migliorare l’attività umana, e non per peggiorarla.
Lo smartphone, è una delle ultime invenzioni dell’uomo, con i suoi pregi, e con i suoi difetti, che però, dipendono dall’uso corretto che ne fanno gli individui. Il nostro cellulare è un computer tascabile che ci accompagna nella vita di tutti i giorni. Come tutti i computer, ci permette di dialogare con il mondo digitale mettendoci a contatto con l’I.A.
Interagiamo con l’I.A. quotidianamente. E’ Intelligenza Artificiale, la voce del navigatore che ci guida, la ChatBox nei siti delle società di servizi con la quale riceviamo una risposta scritta ai nostri quesiti, e come anche la voce del centralino elettronico che ci indirizza nella sezione richiesta.
Ma possiamo trovare anche dei pericoli di natura politico-socio-economici. Il programma informatico che gestisce l’interazione uomo-intelligenza artificiale, che più ci preoccupa, è il Bot.
Per Bot s’intende un programma dotato di capacità cognitiva dialogante, talmente autonoma che è difficile capire se si sta interagendo con una macchina o con un essere umano.
Finché ci si riferisce della forma vocale della ChatBox, di un centralino automatico, non costituisce un problema, ma quando l’entità digitale dei bot influenza l’opinione pubblica attraverso i Social Media, allora, sì, la condizione è preoccupante.
Social Media come FaceBook e Twitter, ora X, i bot agiscono attraverso account sconosciuti. Molto spesso sono introdotti nel sistema dall’Intelligence, Servizi Segreti Stranieri, o da una comunità di Hackers, proprio per interferire sulla scelta della gente. Spuntano nuovi account gestiti dai bot, per esempio, durante le elezioni politiche di uno stato o sono creati per pilotare il pensiero della gente su questioni importanti come la guerra Russo-Ucraina.
Com’è ben chiaro, non esiste un’unica forma d’intelligenza artificiale. I campi di applicazione sono vari; dalla chirurgia all’avionica, dalla stesura di un articolo giornalistico alla regia di un filmato e l’autonomia e la perfezione dell’I.A. migliora di anno in anno.
La paura, come nei film di cui si fa riferimento, viene dall’eccessiva autocoscienza delle macchine e computer data dall’uomo. Quest’autonomia può portare, come sta già avvenendo, a effetti negativi sull’occupazione; non servono più operai in una catena di montaggio, non serve più personale per i centralini telefonici, non servono, ahimè, molti giornalisti.
Quanti posti di lavoro siamo disposti a far sparire? Questa la domanda che si sono posti i potenti del mondo. Tutti siamo consapevoli che il destino dell’umanità lo creiamo con le nostre mani, e quindi, il futuro è proprio il risultato della relazione causa-effetto. Se le cause sono favorevoli all’uomo, allora l’effetto sul futuro sarà propizio.
Allo stato attuale la questione Intelligenza Artificiale è soltanto una grande bolla, un giocattolo sopravvalutato, ma voglio terminare con il pensiero di Sarah Connor alla fine del film The Terminator:
“Il futuro, di nuovo ignoto, scorre verso di noi, e io lo affronto per la prima volta con un senso di speranza, perché se un robot, un Terminator, può capire il valora della vita umana, forse potremo capirlo anche noi.”