Trama e anticipazioni della fiction di Rai 1 “Io non mi arrendo”. Lunedì 15 e mercoledì 16 febbraio Beppe Fiorello racconterà la storia di Roberto Mancini.
Per le serate di lunedì 15 e martedì 16 febbraio, Rai 1 ha scelto di inserire nel proprio palinsesto la storia intensa e commovente di Roberto Mancini. Probabilmente non tutti ricordano il volto di questo eroe prematuramente scomparso, e chissà in quanti possono dire di conoscere le coraggiose azioni che l’uomo ha portato avanti nella propria, seppur breve, vita. Spesso, soprattutto negli ultimi anni, i media ci hanno messo al corrente della difficile situazione vigente nel territorio campano, un tratto della penisola nel quale si concentra la più alta presenza di rifiuti tossici. Viene chiamata appunto Terra dei Fuochi, proprio perché per smaltire questa enorme quantità di rifiuti vengono appiccati dei veri e propri incendi andando così ad inquinare l’intera area circostante. Non solo, ad essere intossicato è l’intero ciclo che da quella terra porta i prodotti alimentari all’interno delle case dei cittadini campani.
Silenzi e omertà hanno fatto sì che questa orrenda tragedia continuasse negli anni senza che qualcuno facesse nulla ma anzi, addirittura, zittendo chi ha cercato negli anni di mettere i bastoni tra le ruote a chi ha guadagnato sulla morte della gente. A poco sono servite le inchieste portate avanti dagli eroi mai conosciuti, dimenticati in un silenzio che mette i brividi solo a pensarci. Io non mi arrendo parla proprio di loro, di questi uomini che non si sono girati dall’altra parte ma hanno invece scelto di guardare in faccia il nemico, senza paura, con la rabbia e la determinazione che dovrebbe provare chiunque sia dotato di un minimo di coscienza, soprattutto le istituzioni, a livello locale e nazionale.
Purtroppo nessuno è immune a questo scempio e chi, pur sapendo, fa finta di nulla è maggiormente colpevole. Negli ultimi mesi abbiamo avuto modo di seguire la vicenda del giornalista Sandro Ruotolo, ma lui è solo uno dei tanti che nel tentativo di svelare la libertà hanno subito minacce di morte da parte della criminalità organizzata. Molti anni prima di lui, un uomo su tutti ha dato la vita, letteralmente parlando, e chissà quanta rabbia e tristezza proverebbe nel vedere che ancora oggi nulla è cambiato, i fuochi continuano a bruciare e la povera gente, compresi tanti, troppi, bambini, continua a morire ogni giorno. Rai 1 ha dunque scelto di far aprire gli occhi a chi ancora non conosce questa vicenda, e di rispolverare le coscienze assopite di chi invece sa, ma fa finta di non sapere. Questo è Non mi arrendo, questo è Roberto Mancini.
Beppe Fiorello rivive la storia di Roberto Mancini, eroe della Terra dei Fuochi
Beppe Fiorello torna ad essere protagonista su Rai 1 prestando il volto all’eroe Roberto Mancini, prematuramente scomparso a causa di un tumore. Prima di raccontare la sua storia, l’attore siciliano, tra i volti più amati della televisione e del teatro, racconta cosa lo ha spinto ad interpretare un ruolo così intenso e delicato in Io non mi arrendo.
“Quando per la prima volta mi han raccontato la storia di Roberto Mancini, nello stesso momento ho provato rabbia e commozione. Rabbia perché la storia di questo uomo è piena di ingiustizie, di silenzi e valutazioni volutamente sbagliate. È stato impossibile non indignarsi di fronte alle mancanze di certi organi dello Stato che invece di sostenere Roberto, collaborando con lui per svelare un piano scellerato e criminale, hanno preferito lasciarlo solo. Come si fa a non provare rabbia di fronte a chi avvelena la terra sulla quale farà poi crescere i propri figli, per il solo scopo di ottenere potere e profitto”.
Così Beppe Fiorello racconta lo stato d’animo con cui ha accettato il ruolo da protagonista in Io non mi arrendo. Il pensiero che le immagini della fiction diano risalto ad una situazione più che mai attuale, dovrebbe far indignare chiunque, proprio per questo l’attore ha scelto di dar voce a quella verità che Roberto Mancini ha urlato per anni in faccia a chi avrebbe dovuto far tesoro delle sue scoperte. Se così fosse stato, probabilmente oggi l’Italia sarebbe stato un paese migliore, più pulito ma soprattutto più civile. Invece a vincere sul senso di giustizia del poliziotto, è stata l’omertà delle istituzioni ed i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti coloro che scelgono di guardare.
“Come faccio sempre, prima di interpretare un ruolo, ho cercato di capire se esisteva un buon motivo per raccontare questa storia e quale sarebbe stato il messaggio lasciato ai miei figli. Non potendo confrontarmi direttamente con il personaggio interpretato, ho potuto contare sulle eccellenti direttive della moglie di Roberto, Monika, nonché di sua figlia, Martina. Ho immaginato il suo sguardo e la sua forza, la determinazione che lo ha spinto a dare la vita in quanto devoto servitore dello Stato”.
Chi, lunedì 15 e martedì 16 febbraio, sceglierà di guardare Io non mi arrendo, comprenderà fino in fondo che Roberto Mancini aveva scoperto qualcosa che non si poteva dire, che dava fastidio a troppe persone, e per questo è stato abbandonato.
“Ad uccidere Roberto, ancor prima della malattia, è stata l’indifferenza e l’omertà di quegli uomini senza anima e senza fede che, per i propri interessi, non guardano in faccia a nessuno. Come tutti i martiri che han voluto bene al nostro paese, Roberto è morto per noi e deve essere ricordato come una delle nostre eccellenze, una bandiera della legalità e dell’onestà civile. Questo lascio ai miei figli” conclude Beppe Fiorello.
Trama e anticipazioni di “Io non mi arrendo”, la nuova fiction in onda su Rai 1 lunedì 15 e mercoledì 16 febbraio
Già nella prima puntata di Io non mi arrendo, inizieremo a conoscere la personalità forte e determinata di Marco Giordano (personaggio liberamente ispirato a Roberto Mancini), poliziotto arrivato sul territorio campano a seguito di un’indagine di usura a Fondi. Entreremo nel cuore della storia quando lo stesso Marco (Beppe Fiorello) conoscerà l’avvocato Gaetano Russo (Massimo Popolizio) uomo potente che dopo essersi appropriato di terreni di scarso valore agricolo, con il solo obiettivo di sfruttarli come discariche per rifiuti tossici. Marco non riesce a rimanere impassibile ed inizia ad investigare sulla vicenda. Al suo fianco vi sarà il piccolo Vincenzino (Luigi D’Oriano), un ragazzino sfrontato e coraggioso che lo aiuterà a seguire il deplorevole piano di Russo.
L’indagine andrà avanti per oltre vent’anni, un lungo periodo durante il quale Marco sposa la bella Maria (Elena Tchepeleva) e con lei diventa genitore della piccola Martina (Giulia Salerno). Un piccolo gruppo di colleghi, legati da un forte senso del dovere, rimarrà sempre al suo fianco ma, sempre insieme a lui, capiranno quanto sia grande l’influenza che Russo ha nella pubblica amministrazione, nella politica e nella magistratura. A nulla serviranno infatti le 250 pagine di rapporto ed i numerosi allegati raccolti, tutti quegli anni di lavoro non potranno nulla contro la potenza dello spietato avvocato. A demoralizzare ulteriormente il gruppo, giunge la tragica morte di Vincenzino, deceduto a causa di un tumore. Nulla è accaduto per caso, neppure quel triste fatto, poiché il tumore è la diretta conseguenza di quelle discariche che si stanno mangiando la terra, l’acqua e l’aria. Si sono mangiate Vincenzino ed ora hanno iniziato a mangiarsi Marco, anche lui malato di tumore. Nel tribunale di Napoli, l’inchiesta viene frettolosamente archiviata.
Nella seconda puntata di Io non mi arrendo, troviamo un Marco Giordano rassegnato e ormai proiettato verso un incarico secondario nella zona di San Lorenzo, a Roma. L’uomo si fa ben volere nel suo nuovo quartiere e continua a lottare a denti stretti contro la malattia che lo ha colpito, con l’assoluta certezza di poter contare sull’amore della propria famiglia.
Il senso del dovere di Marco torna ad urlare giustizia quando sul giornale appare la notizia dell’inaugurazione di una scuola proprio lì, nella zona delle discariche. Un giovane magistrato di Napoli, Giovanni Cattaneo (Paolo Briguglia) ha nel frattempo deciso di riaprire la vecchia inchiesta di Marco, ma i faldoni del precedente rapporto sono quasi tutti spariti.
Non rimane altro che ricominciare l’indagine, per ricreare il quadro accusatorio nei confronti di Russo e della criminalità organizzata. Torna ad unirsi al suo fedele gruppo di lavoro, ma la malattia è ormai ad uno stadio troppo avanzato e nulla salverà Marco dal suo ingrato destino.