L’amor che move il sole e l’altre stelle.
Questi versi, solo alcuni tra i tanti celebri, appartengono al poema (forse) più famoso e importante della storia della letteratura mondiale: La Divina Commedia, composta all’inizio del XIV secolo dal poeta fiorentino più famoso di sempre, Dante Alighieri.
È difficile trovare qualcuno che non abbia letto o non abbia mai sentito leggere almeno un passaggio di quest’opera davvero straordinaria, ed è per questo che appare ancor più paradossale il fatto che, ad oggi, non vi sia traccia del manoscritto originale più famoso di sempre.
Proprio sulla scorta di questa curiosità vediamo qual è la storia del manoscritto originale della Divina Commedia e quanto potrebbe valere sul mercato antiquario.
Storia del libro originale de La Divina Commedia: come nasce e dove si trova ora
La storia del manoscritto originale della Divina Commedia è straordinaria almeno quanto la genesi che ha portato il poeta fiorentino a comporre un’opera senza tempo.
Andando a ripescare i nostri ricordi scolastici, e le tante letture pubbliche che ancora oggi vengono fatte della Divina Commedia, sappiamo come questo Poema, inizialmente, si chiamasse solamente Commedia e che fu poi un altro illustre “collega” di Dante, Giovanni Boccaccio, ad affibbiare l’attributo divina, che poi ha decretato la fortuna e la storia dell’opera, così come oggi noi la chiamiamo.
Ad ogni modo, sono poche le date certe in nostro possesso e che ci possono aiutare a ricostruire le vicende legate alle sorti del manoscritto originale dell’opera dantesca. Infatti, benché possa sembrare strano, le tracce del manoscritto composto da Dante, cioè di suo pugno, si perdono quasi subito. Non avere dei riferimenti cronologici è il primo grande problema che i filologi e i dantisti incontrano sul proprio cammino di studiosi poiché, proprio l’assenza di riferimenti temporali, è stato il principale problema della “perdita”, per così dire, del manoscritto originale.
Come abbiamo già detto in apertura, infatti, il manoscritto originale non è stato mai trovato. Ma andiamo con ordine.
Intorno al 1303-1304 Dante si trova ancora a Firenze e compone i primi sette canti dell’Inferno che tuttavia sono molto differenti dalla versione definitiva. Successivamente seguirà l’esilio del poeta che lo porterà a soggiornare prima a Verona (1315-1318) dove concluderà l’Inferno e il Purgatorio, e poi a Ravenna (1318-1321) dove terminerà il Paradiso e dove poi morirà il 1321.
Di tutte le migliaia di pagine trascritte da Dante Alighieri, incredibile ma vero, non esiste il manoscritto autografo, vera e propria chimera per tutti gli studiosi. Secondo alcuni, il manoscritto originale non è mai esistito, oppure, peggio ancora, è andato completamente perso o distrutto, secondo altri, invece, più positivi, il manoscritto esiste ancora, magari gelosamente custodito da possessori ignoti oppure ignari consapevoli di possedere uno dei più tesori più importanti di sempre.
Quasi certamente, del manoscritto esistevano delle copie manoscritte (almeno un paio), infatti Dante, secondo le cronache e le testimonianze dei figli, Jacopo e Pietro, era solito fare una copia dei manoscritti che produceva, in cui era facile vi fossero delle varianti. E pare proprio che queste due copie manoscritte, risalenti al periodo veronese, Inferno e Purgatorio, fossero state fisicamente consegnate a Cangrande della Scala, il protettore di Dante che dette rifugio al poeta quando fu esiliato da Firenze. Pertanto, è verosimile pensare che questi manoscritti siano ancora nascosti proprio a Verona. Secondo la tradizione, i nascondigli dove potrebbero essere state occultate le copie della Divina Commedia sono:
- archivi parrocchiali o statali della città;
- la casa acquistata nel 1352 da Pietro Alighieri (uno dei due figli di Dante) in Gargagnano in Valpolicella e abitata da allora dagli eredi della famiglia di Dante;
- l’Abbazia di Pomposa, che è stata la sede del monastero dove sono stati stampati molti testi danteschi tra cui anche la Divina Commedia.
Questi pare siano i luoghi più accreditati, secondo la tradizione, dove potrebbero essere stati nascosti gli autografi di Dante. Un’altra ipotesi vorrebbe che il manoscritto autografo sia stato nascosto presso la Biblioteca Vaticana, proprio dalla figlia Antonia che, come è risaputo, abbracciò la vita monastica, vivendo tutta la sua esistenza all’interno di un convento.
Tuttavia, se le ipotesi riguardo al manoscritto originale si sprecano, è pur vero che del manoscritto, in verità esistono delle trascrizioni alcune realizzate quando il poeta era ancora in vita e altre poco dopo la sua morte. Quest’ultimo è il caso del famoso manoscritto noto come Codice Landiano, dal nome della biblioteca, Passerini-Landi di Piacenza, dove è oggi custodito.
Pare infatti che questo codice, noto anche con il nome di Codice Beccario 190 – dal nome del suo committente, Beccario Beccaria – sia il più antico testimone, e anche quello meglio conservato, che sia stato vergato dopo la morte di Dante con datazione e certa al 1336.
L’esemplare, pur non costituendo il codice originale della Divina Commedia è tuttavia carico di fascino poiché è uno dei testimoni più completi e diretti della Divina Commedia che siano mai pervenuti a noi e, per questo, ci lascia immaginare di avere un filo diretto con l’opera autografa del sommo Poeta.
Quanto vale il manoscritto originale di Dante Alighieri?
Arrivati a questo punto è plausibile chiedersi, se mai il manoscritto di Dante venisse ritrovato, che valore possa avere. Dal momento che stiamo parlando di una vera e propria leggenda e, considerando il valore storico, letterario e culturale dell’immensa opera che Dante ci ha lasciato, è ragionevole sostenere come sia impossibile riuscire ad attribuirgli un prezzo. Questo perché il suo valore è troppo grande per poter essere quantificato in denaro.
Basandosi però sulle stime attuali del mondo antiquario e, tenuto conto dell’incessante interesse verso l’Opera dantesca – rinverdita ancor di più, se possibile, dal centenario dantesco, conclusosi solo 1 anno e mezzo fa (alla fine del 2021) – le stime, verosimilmente si dovrebbero aggirare intorno a qualche milione di euro. Semmai, il manoscritto venisse trovato, ci auguriamo, però, che possa “riposare” definitivamente in qualche istituzione pubblica, cosicché tutti possano goderne pienamente e “toccare” con mano la straordinarietà di un’opera incredibile.