Recensione de “La felicità è un sistema complesso“, film con Valerio Mastandrea al cinema da oggi. Oltre alla trama e un commento critico, vi forniremo una completa analisi del cast e delle prestazioni di ogni singolo attore principale.
La felicità è un sistema complesso: la trama
Enrico Giusti, personaggio interpretato da Valerio Mastandrea, ha quarant’anni e si porta dentro un grande peso: esser stato abbandonato dal padre a causa di un fallimento mal gestito dell’azienda di famiglia. Così, nel corso della sua vita, si è trovato a scegliere una professione un po’ paradossale ma come si dice “qualcuno dovrà pur farla”: fare in modo che alcuni giovani dirigenti, totalmente incompetenti e irresponsabili e che rischiano di mandare in rovina le imprese che gestiscono, rinuncino alla propria carica e lascino tutto in mano ad altri. Per riuscire nell’intento inizialmente ne diventerà amico, e una volta conquistatala la loro fiducia otterrà ciò che vuole.
Un lavoro dove un minimo di compassione non è ammessa. Sarà proprio quando Filippo e Camilla, due giovani fratelli, diverranno troppo presto orfani così da ereditare l’azienda di famiglia. Questo caso, il più importante, cambierà per sempre le sorti di Enrico.
Recensione completa e giudizio del film di Zanasi
Presentato il 22 novembre alla 33esima edizione del Torino Film Festival, “La Felicità è un sistema complesso” arriva nelle sale il 26 novembre per Bim Distribuzione e segna il grande ritorno dopo sette anni di assenza del regista e sceneggiatore Gianni Zanasi.
Noto al grande pubblico per “Non pensarci”, inizialmente uscito al cinema e successivamente trasformato in serie tv grazie al contributo di Lucio Pellegrini, Zanasi torna in sala con una nuova commedia ricca di spunti di riflessione e che rafforza gli aggettivi “eclettico” e “brillante” associabili alla sua figura.
In questo caso la bravura di Gianni sta nel trattare una tematica come quella giovanile, perno centrale del film, con una nuovissima chiave di lettura. E lo fa trattando le figure dei giovani dirigenti, spesso ereditieri di grandi aziende e definendoli “cavallette e capaci a mala pena di organizzare un torneo di PlayStation“: questa frase, pronunciata dal protagonista Enrico, mostra una sfiducia totale da parte degli adulti verso le giovani generazioni. Memore della tragi-favola “Tutta la vita davanti”, Zanasi non scava a fondo nei perché si è arrivati a tanto, ma prende di petto la situazione e decide di dargli una conclusione che seppur intuibile è totalmente innovativa nella narrazione e nella scrittura.
Il cast e il ruolo di Valerio Mastandrea
Il regista assembla un cast rodato ma soprattutto molto conosciuto, dove spiccano i nomi di Teco Celio (onorevole leghista in “1992”), Giuseppe Battiston (quasi 40 film all’attivo), le partecipazioni di Domenico Diele (“Acab” e “1992”) e Paolo Briguglia, ma soprattutto una bravissima Hadas Yaron che affianca un immenso protagonista.
Assegna a Valerio Mastandrea il compito di capocomico, ruolo che per lui non ha alcun peso essendo oramai abile nel gestire le difficoltà di queste tipologie di personaggi. Sfruttandone la sua vena autoironica e malinconica, Gianni offre a Valerio un ruolo che cresce durante tutto l’arco di durata del film, sino a trovare un suo spazio libero dalle catene a cui era legato.
Dai suoi inizi nei salotti del Costanzo Show è diventato col tempo il simbolo di una Roma autoironica, malinconica e che sa prendersi in giro senza mai cadere nel volgare, regalando anche qualche lacrima (vedi la sua partecipazione con “Gli Equilibristi” per cui ha ricevuto il prestigioso David di Donatello come miglior attore protagonista). In questo film mostra un’ulteriore prova di ottime capacità e di propensione per personaggi che, seppur non raggiungano un grande bacino di pubblico, son sempre toccanti e mai banali, lasciando che lo spettatore rifletta anche dopo la semplice visione del film.
La figura di Valerio è legata ad un forte impegno civile che non si ferma solo nello scegliere, interpretare e supportare film diversi dal comune, ma soprattutto col suo attivismo verso cause legate al cinema e alla cultura, troppo spesso dimenticate nella città di Roma.