Secondo un’analisi della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro in Italia ci sarebbe un esercito di due milioni di persone che svolgono il loro lavoro in nero e che sono del tutto sconosciute alle autorità: si parla di un’economia sommersa da quasi 42 miliardi di euro con un’evasione fiscale di circa 25 miliardi.
Un lavoratore su tre non è in regola
I dati sono stati rilevati esaminando l’attività di ispezione svolta da Ministero del Lavoro, Inail e Inps; nel 2014 con i controlli svolti su 221.476 imprese sono stati scoperti più di 77.000 rapporti di lavoro non denunciati, praticamente il 35% del totale. Che tradotto significa che un lavoratore su tre non è in regola. Nella prima metà del 2015 la percentuale è scesa di poco, giungendo al 29,38%.
Se si considera che in Italia le imprese registrate alle Camere di commercio sono intorno ai sei milioni, si può azzardare una stima nazionale: più di due milioni di soggetti ogni anno svolgono un lavoro all’insaputa delle autorità. Considerando una media retributiva giornaliera di 86,60 euro (cifra stabilita in base ai dati Inps) calcolata per 241 giornate lavorative si arriva al totale di 25 miliardi di mancato gettito (15 di contributi previdenziali e assicurativi e 10 di imposte).
La lotta all’evasione per recuperare risorse
I numeri sul lavoro nero comunicati dai consulenti del lavoro dimostrano come mai la lotta all’evasione viene sempre considerata una priorità da parte del Governo. E proprio da questa attività l’Esecutivo spera di poter ottenere una buona parte delle risorse necessarie per la legge di Stabilità: lo ha recentemente confermato anche il viceministro dell’Economia Morando.
Incentivare le assunzioni per contrastare il lavoro nero
Il presidente della Fondazione studi Consulenti del lavoro Rosario De Luca spiega che questi dati non possono essere sottovalutati sia sotto l’aspetto della sicurezza sociale che sotto l’aspetto finanziario ed economico. Bisognerebbe intervenire per favorire ed incentivare le assunzioni e le regolarizzazioni i dipendenti, in modo anche da evitare quelle situazioni di lavoro nero che nascondono casi di sfruttamento.