Arriva nelle sale l’epica sfida tra Ford e Ferrari “Le Mans 66”, diretto da James Mangold con Christian Bale e Matt Damon.
Carroll Shelby nel 1959 è riuscito nell’impresa di vincere la gara più difficile di tutte: la 24 ore di Le Mans. Scoprirà però che sarà costretto ad abbandonare questa sua passione per una patologia cardiaca, così sarà obbligato a cambiare mestiere e vendere auto. Assieme al collaudatore, nonché suo grande amico Ken Miles, accetteranno la sfida più ardua di tutte: costruire un nuovo veicolo che possa sconfiggere la Ferrari, nella prossima 24 ore di Le Mans. Riusciranno i nostri eroi nell’impresa?
Leggere, nei dettagli del cast tecnico, la presenza di James Mangold non può che essere una garanzia per il pubblico. Dopo lo straordinario successo ottenuto con “Logan” (un prodotto che vive al confine con l’attribuzione di film d’autore), come detto da lui stesso in occasione della presentazione del film a Roma, “Avendo fatto incassare la Fox mi hanno lasciato più libertà di agire”. Per fortuna che questa libertà gli è stata concessa, vista la difficoltà realizzativa dato l’ingente bisogno di budget.
Il film nonostante non attragga necessariamente lo spettatore appassionato di automobilismo, riesce da un lato ad abbracciare tutto il pubblico vista l’universalità dei temi trattati e dall’altro è estremamente fedele nella ricostruzione e nelle scene in macchina.
Riguardo la ricostruzione e la credibilità dell’azione, James ha lavorato per lungo tempo cercando di trovare la quadra perfetta, soprattutto nelle inquadrature, mantenendo sempre il suo stile prospettico. Riguardo queste sequenze il film in questione ci ha scaturito una riflessione su casa nostra. Qualche anno fa grazie a Matteo Rovere abbiamo visto quell’opera fantastica intitolata: “Veloce come il vento”. Usciti dalla proiezione di “Le Mans 66” il ricordo è andato subito lì a ricordarci come il cinema italiano non sempre si deve sentire inferiore a quello americano dato che, in questo caso, il paragone regge nonostante i 2 budget completamente diversi.
Tornando al film di James Mangold, la vastità dei temi trattati è un elemento forte tanto da slegare il film a un rapporto con i fan dei motori e renderlo di tutti. Partendo dalle dinamiche narrative, sempre più realistiche rispetto a un dualismo buono vs cattivo. Proprio riguardo questo lo straordinario Remo Girone, che in questo film interpreta Enzo Ferrari, non risulta mai come il cattivo di turno ma bensì la stella cometa da seguire, il punto di arrivo da sorpassare, proprio per questo, sul finale è molto significativo il momento in cui vediamo Ken guardare Enzo che decide di togliersi il cappello rispetto al successo sportivo ottenuto dal pilota Ford.
Due su tutti sono i temi che emergono da questo film: il valore dell’amicizia e l’amore di un padre verso il figlio. Due temi che vengono portati per tutto il film dal duo di attori protagonisti: Christian Bale e Matt Damon. Di loro due ha detto Mangold: “Sono entrambi straordinariamente dotati. Il cameratismo naturale che ho percepito da subito tra i due traspare dallo schermo”.
Infatti Shelby e Miles non sono su due piani differenti ma sono esattamente congeniali l’uno con l‘altro, si compensano su brillantezza ed equilibrio, forse se c’è una cosa che li differenzia è proprio il rapporto col figlio un amore che è facile notarlo dagli occhi di Bale ma che è ancora più complesso farlo da quelli di Damon e come si pone quando lo incontra col figlio, estremamente toccante.
Il film è un esperienza da vivere in sala, condivisa con altre persone sconosciute, perché “Le Mans 66” è trasporto in un viaggio dove vi basterà fidarvi di James Mangold e partire con lui per emozionarvi come solo rare volte accade.