Gender è un termine inglese che letteralmente significa “genere”, che viene utilizzato in riferimento non al sesso con cui nasciamo, ma quello che diventiamo nel corso della nostra vita. Più precisamente, secondo le teorie gender il sesso va considerato un dato biologico e naturale, mentre il genere un dato socio-culturale e psicologico. In sostanza si può nascere di sesso femminile ma sentirsi maschi, o viceversa.
Questa è la ragione per cui si è parlato di introdurre delle lezioni gender a scuola nell’ambito dei programmi di educazione sessuale in Italia e in altri Paesi europei. Trattandosi di un tema caldo che coinvolge l’intera società, suscitando non poche polemiche, cerchiamo di capire cosa sono queste lezioni e se si tratta di una bufala oppure di un dato vero.
Lezioni Gender a scuola: cosa sono
Non è del tutto semplice spiegare in poche righe cosa si intenda per teorie Gender, in quanto si tratta di un tema decisamente articolato. Detto molto in sintesi, secondo le teorie Gender l’identità sessuale di un individuo non è stabilita dalla natura ma da una percezione soggettiva.
Secondo tale percezione soggettiva ognuno di noi sarà libero di sviluppare ed esternare le sue naturali propensioni sessuali. Non ci si può quindi considerare uomini o donne solamente in base alle proprie caratteristiche fisiche, ma subentrano dei fattori di tipo psicologico che derivano da ciò che sentiamo dentro di noi.
Sempre più spesso si sente parlare di persone che a un certo punto della propria vita, o già durante l’adolescenza, maturano la coscienza di sentirsi appartenente al sesso opposto a quello di nascita.
Le tradizionali categorie maschio e femmina, secondo le teorie gender, sono quindi da considerarsi superate e frutto di categorie mentali del passato che non troverebbero più alcun riscontro nell’attuale società. La teoria gender nasce tra gli anni ’50 e ’70. Una tappa importante è stata rappresentata nel 1995 dalla “Quarta Conferenza Internazionale sulle donne” tenutasi a Pechino, durante la quale la prospettiva di genere è entrata a far parte delle agende dei principali programmi politici.
La storia delle teorie gender è comunque lunga e complessa, fino ad arrivare alla proposta di impartire le lezioni gender a scuola. Con la legge della Buona Scuola (13 luglio 2015, n. 107), approvata dal Governo Renzi, viene introdotto il concetto di “identità di genere”. Ciò non significa espressamente che viene introdotto l’obbligo di impartire delle lezioni gender. Più precisamente si parla di “prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. La scuola propone quindi “l’educazione alla parità tra i sessi”, e questa educazione include anche il rispetto della sessualità di ognuno di noi.
L’obiettivo prioritario deve quindi essere quello di educare al rispetto delle differenze, alla parità e al superamento degli stereotipi che riguardano l’identità di genere e l’orientamento sessuale. Il superamento di questi stereotipi vuol dire lotta all’omofobia e a qualsiasi genere di violenza legata al sesso di una persona. A partire dal 2015 quindi il Governo si impegna a sollecitare le istituzioni scolastiche ad approfondire i temi legati all’identità di genere e alla prevenzione di ogni discriminazione.
Facendo riferimento alle direttive dello Statuto del Consiglio d’Europa (art. 15 b.), la Buona Scuola ha quindi inteso combattere ogni genere di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. L’articolo 15 b. dello Statuto del Consiglio d’Europa raccomanda infatti agli Stati membri di vigilare al fine di adottare le misure legislative miranti a combattere ogni genere di discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.
A proposito dell’introduzione delle lezioni gender a scuola di recente si è posta l’attenzione sulla necessità di chiedere un permesso ai genitori per introdurre percorsi di educazione extracurriculari sui temi eticamente sensibili a scuola. Sono infatti insorte in questi anni diversi segnalazioni da parte di diverse famiglie in varie parti d’Italia che non si sono mostrate d’accordo sull’insegnamento di determinati temi ai propri figli.
Lezioni gender a scuola in Italia: bufala o verità?
Di lezioni gender a scuola si discute già da diverso tempo in vari Paesi europe. Ad esempio nel Regno Unito a partire dal 2020 saranno introdotti i corsi obbligatori sulle relazioni gay e trans nella scuola primaria e secondaria. La notizia è stata comunicata dal ministro dell’istruzione britannico Damian Hinds. L’obiettivo dichiarato è quello di porre fine alle discriminazioni e all’omofobia. I genitori non potranno quindi più porre un veto sulla partecipazione dei figli alle cinque lezioni previste per legge.
In Italia ancora non si parla di obbligo per quanto riguarda le lezioni gender a scuola. Tuttavia, come accennato in precedenza, con la Buona Scuola si introduce comunque la necessità di fare educazione sessuale a scuola trattando anche dei temi legati alle teorie gender. Come in altri paesi anche in Italia non sono mancate le proteste delle famiglie, specialmente quelle appartenenti alle aree più conservatrici.
A partire dal 2015 (anno dell’entrata in vigore della Buona Scuola) nel nostro Paese si è posto l’accento sul necessario coinvolgimento dei genitori nell’educazione dei propri figli, specialmente sessuale. Si tratta in particolare di nuclei familiari legati al Family Day che hanno chiesto di essere informati preventivamente su questi percorsi educativi per decidere o meno se i propri figli possano partecipare.
In particolare con il ministero Bussetti si è scelta questa strada, ovvero quella di una consultazione preventiva dei genitori. Anche se non sono mancati i casi in cui non ci è potuti opporre in alcune scuole a questi corsi. Questi casi hanno suscitato non poche polemiche anche contro la stessa riforma scolastica della Buona Scuola, il cui obiettivo era quello di introdurre il concetto delle pari opportunità nel rispetto del genere di appartenenza.
Tuttavia, come accade sempre di fronte a importanti tematiche di costume e società, non sono mancate le notizie bufala. Stiamo parlando in particolare di quelle relative al cosiddetto Patto di Corresponsabilità, notizie circolate su Facebook e sui gruppi Whatsapp. Secondo questa fake news i genitori non dovevano firmare il patto con le scuole altrimenti avrebbero obbligato i propri figli a seguire le lezioni gender.
Non esiste alcun obbligo attualmente nel nostro Paese e tendenzialmente i corsi di educazione sessuale sono facoltativi. Patto di corresponsabilità non significa favorire le associazioni gender né tanto meno obbligare gli studenti a fare qualcosa, ma significa dialogo tra famiglie, studenti e scuola al fine di creare dei programmi e attuare delle scelte consapevoli.