Chi comincia a praticare uno sport, in particolare la corsa e il ciclismo, di frequente smette di fumare. Perchè queste due decisioni sono prese una di seguito all’altra?
Le ragioni sono molte. Innanzi tutto è evidente che chi sceglie di fare qualcosa d’utile per la propria salute, come appunto correre e pedalare, tende più facilmente ad eliminare dalla propria vita tutto ciò che è dannoso, come il fumo. Inoltre la paura che, abbandonando la sigaretta, si possa ingrassare, non esiste se, contemporaneamente, ci si mette a fare sport. C’è poi da tenere presente che in chi non fa movimento i danni immediati del fumo non sono facilmente avvertiti, mentre chi fa sport prova spesso difficoltà respiratoria se nelle ore che precedono l’allenamento ha fumato molto.
Dopo l’allenamento, inoltre, alcuni non solo non provano il desiderio di fumare, ma anzi quand’anche accendessero una sigaretta la butterebbero, perché il fumarla non dà loro piacere ma disgusto. Se, dunque, per non aver il “fiato corto”, si riducono o aboliscono le sigarette prima dell’attività sportiva e si rimane senza fumare anche nel periodo dell’allenamento, ci si rende conto che della sigaretta non si è così schiavi come si credeva.
Secondo lo studioso e psicologo americano, capiscuola del “Pensiero positivo” William Glasser, però, il motivo principale di chi lascia il fumo quando inizia a fare sport è un altro. Egli sostiene che mentre si corre o si pedala si stimolano nel nostro organismo le endorfine, che legandosi nel cervello a specifici recettori danno sensazioni di piacere. Tali sensazioni sono simili a quelle provocate dalla morfina e da altre droghe oppure dall’alcool o dal tabacco. Glasser sostiene che queste “tossicomanie negative” (droga, alcool e tabacco) possono essere combattute efficacemente proprio dagli sport in cui lo sforzo è uniforme, prolungato e intenso. Queste attività motorie, attraverso le endorfine, danno una tale sensazione di benessere da togliere la necessità di questi stimoli artificiali e possono essere considerate “tossicomanie positive “, dal momento che talvolta appassionano a tal punto da non poterne più fare a meno ma, al tempo stesso, provocano nell’organismo umano notevoli benefici; al contrario delle “tossicomanie negative” che provocano danni gravi, anche mortali.