Lockdown è una parola che tutti noi abbiamo imparato a sentire ripetutamente a partire dal mese di marzo 2020. Ora suona come una “minaccia” dato che il pensiero che un nuovo lockdown blocchi nuovamente la vita di tutti è devastante e preoccupante. Associamo il termine, infatti, ai mesi chiusi in casa, lontani da parenti e amici, distanti da una normale routine quotidiana che per quanto potesse apparire noiosa e ripetitiva ci faceva sentire vivi. In questo senso, la parola lockdown è intesa come chiusura, allontanamento da tutto e tutti, separazione e isolamento. Quelle a cui abbiamo assistito sono state vere e proprie misure di confinamento rese necessarie da una pandemia globale che ha causato quasi due milioni di decessi in tutto il mondo. Il termine inglese, quindi, sembra appropriato per descrivere la situazione che abbiamo vissuto e che, in parte, continuiamo ad affrontare ancora oggi dato che la definizione “lockdown parziale” non ci ha del tutto abbandonato. E’ naturale, quindi, avere l’esigenza di soffermarsi maggiormente sul significato della parola per comprenderla meglio visualizzando la traduzione in italiano e tutte le possibili interpretazioni del termine.
Traduzione in italiano di Lockdown e significato
L’uso di termini stranieri è ormai radicato nella nostra cultura tanto che molte parole inglesi sono state inserire nel vocabolario della lingua italiana. E’ traducendo tali parole in italiano, però, che abbiamo maggior facoltà di comprendere esattamente il significato del termine e capire se lo stiamo utilizzando correttamente. Prendiamo, per esempio, una tra le parole più ricercate del momento, lockdown che si compone dall’unione di lock-chiusura– e down –giù. Il Cambridge Dictionary la definisce come “una situazione in cui le persone non sono autorizzate a entrare o ad abbandonare liberamente un edificio o un’area a causa di un emergenza”. Più semplicemente, il vocabolario italiano Treccani fa corrispondere al termine inglese un significato di isolamento, chiusura e blocco d’emergenza. Andando indietro nel tempo, però, un altro termine specifico corrisponde esattamente a lockdown nella traduzione in italiano, il coprifuoco. E’ quanto affermato dal presidente onorario dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini che aggiunge che l’espressione veniva usata in tempo di guerra, periodo nel quale c’era la proibizione di andare in giro. Coprifuoco fa riferimento, infatti, al fuoco e al camino, al rimanere in casa. Ma è anche traducibile come serrata necessaria, obbligatoria. Le differenti associazioni di significato, spiega il professore, sono riconducibili al contesto e al messaggio che si intende comunicare.
Il contesto bellico della parola coprifuoco/lockdown è stato sottolineato anche da Federico Rampini nell’articolo dal titolo “Tenta l’assalto alla Casa Bianca, un’ora di terrore a Washington” sul giornale La Repubblica del 4 ottobre 2013. L’utilizzo del termine veniva associato ad episodi accaduti negli Stati Uniti in relazione a situazioni di emergenza e pian piano si adattò anche ad ogni misura messa in atto per contrastare gli attentati terroristici e violenti non solo in America ma anche in Europa. Nel 2020, poi, è diventato un termine utilizzato quotidianamente per descrivere una chiusura generale dovuta non alla guerra ma ad uno stato di emergenza sanitaria per cui tutte le persone del mondo sono unite al fine di sconfiggere un nemico comune, il Coronavirus.
Prendendo come riferimento il verbo “to lockdown” la traduzione in italiano porta a sottolineare un altro aspetto della parola. Il modo più corretto di tradurlo, in effetti, è blindare, bloccare. Ci troviamo d’accordo ripensando ai mesi bloccati in casa, blindati tra le mura domestiche senza vedere nessuno se non nel momento in cui si andava a fare la spesa. Per tante persone la chiusura generale da marzo a maggio è stato proprio questo, un blindarsi nel proprio appartamento tenendo fuori Covid e vita “normale” e restando bloccati in una dimensione spazio temporale quasi surreale. Nel mondo del lockdown si è confinati, si ha il divieto di spostamento e si assiste alla chiusura di tutte le attività considerate come non necessarie. In questa ottica, attualmente viviamo ancora in un confinamento parziale considerando il coprifuoco secondo cui non si può uscire di casa dalle 22.00 alle 5.00 del mattino oppure l’impossibilità di spostarsi da una regione all’altra, salvo comprovate esigenze lavorative e di salute naturalmente. Il termine, dunque, continua ad affiancarci nelle nostre vite e insieme alla parola assembramento è diventato un’espressione di uso quotidiano a cui le nostre orecchie si sono abituate in fretta e che difficilmente potranno essere eliminate dal nostro vocabolario.
Il termine lockdown tradotto in italiano, dunque, può essere sostituito dalla parola coprifuoco, dall’espressione chiusura generale, isolamento o confinamento. Tutte queste traduzioni danno una visione chiara di ciò che abbiamo dovuto affrontare nel 2020 e stiamo ancora affrontando in questo inizio del 2021. Non c’è bisogno di utilizzare necessariamente una parola inglese ma possiamo appoggiarci alla nostra lingua e descrivere allo stesso modo inequivoco la situazione di emergenza provocata dalla pandemia da Covid-19.
Lockdown, però, è come abbiamo accennato un termine che non nasce in relazione al Coronavirus e che, dunque, è soggetto ad altre interpretazioni in base al contesto in cui viene utilizzato.
Tutte le possibili interpretazioni del termine Lockdown
L’origine della parola lockdown è americana e può essere tradotta in italiano come confinamento, chiusura generale, coprifuoco o isolamento. In questi termini fa riferimento ad uno solo dei due significati che possono essere attribuiti al termine. Oltre che al significato “misura di emergenza”, infatti, si riscontra un’altra accezione della parola ossia “isolamento dei detenuti in modo temporaneo nella propria cella”. Il senso dell’utilizzo della parola è lo stesso, persone confinate all’interno di mura, ma è diversa la causa del proprio isolamento.
Un’altra interpretazione del termine inglese è legata al significato di blocco, inteso come muro che non si oltrepassa, situazione di stasi e può far così riferimento non sono alle persone ma anche agli edifici. La chiusura di emergenza degli edifici, infatti, determina il blocco di tutte le entrate e delle uscite, chi sta dentro rimane dentro e chi sta fuori non può entrare. All’interno dell’edificio, però, si è liberi di muoversi a meno che non si assista ad un blocco completo e si debba restare dentro una stanza. E’ l’esempio del “confinato” positivo al Covid che per non rischiare di infettare persone conviventi rimane isolato in una stanza per affrontare la quarantena. I blocchi sono anche usati nel linguaggio informatico per indicare un’azione compiuta al fine di proteggere il sistema da una minaccia o un evento esterno. Il contesto cambia, dunque, ma la finalità è sempre la stessa, tutelarsi da un nemico che viene da fuori.
L’interpretazione data riporta al significato di protocollo di emergenza che impedisce alle persone di entrare o uscire da uno specifico luogo per ragioni di sicurezza. Il lockdown fu applicato, per esempio, dopo l’11 settembre quando lo spazio aereo civile nazionale americano venne bloccato per tre giorni per fronteggiare lo stato di emergenza. I governi in casi del genere preferiscono utilizzare l’espressione “misure di contenimento” per spiegare le decisioni prese al fine di limitare danni. Episodi del genere si riconoscono facilmente. Nel dicembre 2005 in Australia la polizia avviò un blocco della Sutherland Shire e di varie zone di spiaggia per contenere la rivolta do Cronulla tra suprematisti bianchi e la polizia locale, il 30 gennaio 2008 è stato imposto il blocco nel campus dell’Università dell British Columbia per sei ore in seguito ad una minaccia sconosciuta, il 19 aprile 2013 la città di Boston è stata sottoposta a misure di contenimento per ricercare gli attentatori della maratona mentre nel 2015 è stata Bruxelles ad essere bloccata mentre i servizi di sicurezza cercavano i sospetti degli attacchi di Parigi.
L’attivazione di protocolli di emergenza, dunque, non è un caso raro nella storia mondiale anche se la maggior parte delle volte si è applicata per atti di terrorismo almeno fino al diffondersi del Coronavirus. Le misure di contenimento a cui siamo stati sottoposti a causa della pandemia sono differenti da quelle attuate per la ricerca di fuggitivi o per prevenire un attentato. Dal mese di marzo 2020 ci è stato chiesto di mantenere il distanziamento sociale, di seguire l’isolamento domiciliare e la quarantena se colpiti da Covid, di limitare gli assembramenti. Inoltre, le scuole sono state chiuse o non sono frequentabili, dobbiamo rispettare restrizioni negli spostamenti, il coprifuoco e la chiusura di tante attività produttive e commerciali. Il reale significato della parola lockdown racchiude tutto questo ed è limitativo tradurre il termine solo dicendo isolamento, chiusura generale o confinamento.
Utilizziamo un’espressione italiana, misure di contenimento, che lascia intendere che la pandemia ha portato molte più rinunce e perdite di quanto possano essere espresse in una sola parola dalle molteplici interpretazioni in base al contesto in cui viene utilizzata. I mass media tendono ad utilizzare la parola lockdown perché è più d’effetto, ha un impatto maggiore forse proprio in quanto termine straniero il cui significato è ambiguo e, inizialmente, ignoto. Ma l’imprecisione non è sempre gradita, alle volte è richiesta chiarezza come dimostrano i numeri relativi alle ricerche che gli italiani maggiormente compiono sul motore di ricerca. Dal mese di marzo 2020 la parola “lockdown” è tra le più ricercate, ancora oggi a distanza di quasi un anno. Italo Calvino insegna che “Alle volte sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione nelle sue formule più generiche“. Di epidemie ne abbiamo già una, diamo alla situazione che stiamo vivendo una definizione tutta italiana, che sia isolamento, confinamento, chiusura generale o misure di contenimento.