Merito e diritto allo studio per il ministro Profumo
Nell’ultimo periodo di campagna elettorale non sono stati trattati, in nessun modo, temi fondamentali come il lavoro, l’economia (al di là delle retoriche polemiche sull’IMU), ma soprattutto la Scuola e l’Università che dovrebbe costituire il presente e il futuro dei nostri figli.
Riprendiamo, quindi, una notizia riportata dal Fatto Quotidiano, uno dei pochi quotidiani non allineati completamente al grigiore di questa campagna elettorale.
«‘L’ultimo che esce spenga la luce’, è questa l’immagine che mi viene in mente pensando al ministro Profumo che, a pochi giorni dalla fine del suo mandato, prima di lasciare il suo ufficio di Viale Trastevere, si affretta a far approvare il nuovo decreto sul diritto allo studio, che verrà discusso nel corso della prossima Conferenza Stato Regioni del 7 febbraio. Il decreto rimodula i livelli essenziali delle prestazioni, ovvero i criteri attraverso i quali gli studenti e le studentesse possono accedere a borse di studio, alloggi ed altri servizi, determinando di fatto una restrizione delle possibilità, per chi appartiene a famiglie con redditi medio-bassi, di accedere all’università».
Avete sentito dibattere questa notizia i principali giornali italiani, i talk show oppure i candidati Premier? Neppure una parola. Eppure le organizzazioni studentesche su questo tema si erano mobilitate. Ovviamente inascoltate.
Come leggiamo, infatti, dal sito di LINK-Coordinamento Universitario:
«Apprendiamo in queste ore che la prossima settimana la Conferenza Stato Regioni discuterà l’approvazione del nuovo decreto ministeriale “Determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei requisiti di eleggibilità per il diritto allo studio universitario ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68“. Il Ministro Profumo ha già smentito le accuse di un ulteriore tagli al fondo nazionale delle borse di studio, in quanto il decreto non interviene in tema di risorse, ma incide sulla “rimodulazione” dei Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni). Smentiamo con forza quanto sostiene il Ministro Profumo, perchè abbiamo avuto modo di analizzare il decreto ministeriale e siamo convinti che esso rappresenti un duro attacco al diritto allo studio. Vogliamo capire cosa intenda il Ministro Profumo per rimodulazione dato che all’interno del decreto è possibile leggere un cambiamento dei criteri per la determinazione dell’ISEE. In particolare si riscontra una differenziazione della soglia minima dell’ISEE tra Nord Sud e Centro. In altre parole uno studente del Sud potrà accedere alla borsa di studio solo se il suo ISEE non supererà i 15mila euro, mentre uno studente che si iscrive ad una città del Nord potrà presentare domanda anche con un ISEE di 21mila. Questo criterio, già di per sé discriminante tra le regioni del Nord e le regioni del Sud non tiene conto dell’alta percentuale di “idonei non beneficiari” in Italia, 45mila nel 2010-2011 con un valore di ISEE minimo pari a 17 mila in tutte le Regioni e spesso non rispettato. Ad una diminuzione di 1000 euro di ISEE corrispondono diverse centinaia di studenti tagliati fuori dai criteri d’accesso, quindi di fatto parliamo di una diminuzione delle borse elargite. Un altro punto fondamentale riguarda i requisiti di merito che divengono eccessivamente restrittivi per poter garantire la possibilità reale ad uno studente di conseguire un numero di CFU tale da mantenere la borsa di studio con una media alta. Non è vero che con questi nuovi criteri si premierebbero gli studenti meritevoli, ma semplicemente si taglierebbero fuori ulteriormente dal sistema di garanzie del diritto allo studio altre centinaia di studenti. Siamo convinti che non si possa in nessun modo approvare un decreto del genere così frettolosamente e prima della fine della legislatura. Solo ieri il Cun ha dichiarato che negli ultimi 10 anni 58mila studenti non si sono più iscritti nelle nostre università, non si può fare finta che non esista un problema d’accesso e diritto allo studio in Italia che di certo non si risolve, ma si aggraverebbe con l’emanazione di questo decreto. Chiediamo al Ministro Profumo di fare marcia indietro e bloccare l’iter del decreto e metteremo in campo delle iniziative di protesta. Vogliamo un’immediata inversione di tendenza sui temi di scuola e università!».
Nessuna risposta è stata fornita dal ministro Profumo e nessuna reazione ha suscitato questo silenzio. Evidentemente, in questo Paese, l’Università non costituisce una risorsa.