Il campione romano di pugilato (pesi massimi-leggeri) Mattia Faraoni, lo raggiungiamo dopo l’evento del Foro Italico in un’intervista esclusiva dove ha rilasciato qualche importante dichiarazione ai microfoni di Corretta Informazione.
Alla parola “Foro Italico” si pensa spesso al Tennis, o a grandi eventi, ma quando tra i protagonisti vieni chiamato proprio tu è lì che viene fuori il campione. Questo è Mattia Faraoni, uno degli attori che hanno calcato il ring del Foro Italico il 24 Luglio, in una sfida sulle 6 riprese contro il georgiano Giorgi Tevdorashvili. Lo raggiungiamo qualche giorno dopo questa clamorosa vittoria che segna il suo ritorno ad assaporare la vittoria che tanto gli è mancata in questi ultimi giorni. Passeggiamo tra le strade del quartiere in cui vive, molti lo fermano per una foto altri per un semplice saluto. Dopo qualche metro ci mettiamo a una panchina e come due vecchi compagni di classe iniziamo a chiacchierare.
In un’intervista hai dichiarato che sin dall’età di 7 anni pratichi sport di contatto. Come ti sei avvicinato a questo mondo?
Ho cominciato a 7 anni perché mio fratello Francesco iniziò a praticare Karate, mentre io avevo appena finito nuoto, seguendo un desiderio dei miei genitori che spesso a quell’età ti spingono in piscina. Successivamente, voglioso di fare altro, continuavo a vedere mio fratello che nel frattempo andava avanti nel mondo del karate e, seguendo anche la passione di mio padre,ho iniziato anche io con il karate e non ho più smesso sino ai quattordici anni. Al termine di questa esperienza volevo svolgere una disciplina di maggior contatto fisico, così ho iniziato a cercare su internet, assieme a mio padre e mio fratello, ho trovato un qualcosa di diverso come: il Shinseikai Karate di Filippo Calà, che è una tipologia di Karate full contact. Attraverso questa esperienza sono arrivato al kick boxing. Visto che si svolgeva nella stessa palestra dove mi allenavo ed ero voglioso di migliorare l’aspetto pugilistico ho iniziato ad approciarmi al pugilato. All’inizio volevo solo migliorare il mio stile in funzione della kick boxing e del karate, successivamente grazie alla passione, ho scelto anche questa strada, che non ho mai smesso, continuando a combattere sia di kick boxing che di pugilato. In tanti mi dicevano che sono due sport diversi, ma non è vero niente. Fortunatamente ho avuto i risultati dalla mia parte e ho potuto dire la mia in entrambi gli sport, portando a casa molti riconoscimenti. La difficoltà sta dal punto di vista organizzativo:ad esempio ora che sono professionista in entrambi gli sport, gestire la carriera non è facile. L’evento del Foro Italico mi ha fatto dire di no a un altro importante evento di k1.
Ma in fondo cos’è per te questo sport?
è la mia identità. La maggior parte delle persone praticano sport 2-3 volte a settimana per diletto, per mantenersi in forma, quando tu lo fai da 20 anni diventa parte di te: sia perché è un qualcosa che fai tutti i giorni e ti condiziona la vita; sia perché ti conoscono. Tutto questo è fondamentale. Quando perdi che ti dicono: “va beh, ma hai perso una partita”, ok è vero che ci sono cose più importanti nella vita, ma nel momento che dovessi interrompere la carriera, non cambio sport facilmente. È diventata la mia identità, che non solo mi riguarda in prima persona, ma mi relaziona anche con gli altri.
Hai combattuto in giro per l’Italia e in giro per il mondo…
Si abbastanza: Irlanda, Brasile, Spagna, Olanda, e Francia, sono solo alcune delle località dove ho combattuto.
E in tutte queste volte: cosa provi ogni volta che metti piede sul ring?
E’ difficile da spiegare in due parole, perché è qualcosa anche difficile da capire se non l’hai mai provato. Prima hai l’ansia che ti taglia il fiato, le energie che sembrano scomparire, sali sul ring e suona la campana,di colpo ti scordi tutto e entra in gioco la parte bella, l’adrenalina, la sofferenza la stanchezza. Quando giochi a calcio passi il pallone o esci, qui se sei stanco e quello incalza che fai? Devi stringere i denti e andare avanti. Lui viene avanti e vuole vincere, tu stai lì e non puoi perdere. Il bello è proprio quando vinci, e non è detto che ciò accade. Quando vinci sei ripagato di tutti i sacrifici e appena scendi hai voglia di ricombattere il prima possibile.
Hai parlato di una vita da sportivo piena di sacrifici, come fai a unirla con la vita privata?
Sicuramente la carriera professionistica ti occupa gran parte della giornata. Sia dal punto di vista pratico, tra allenamenti e fisioterapie annesse; che dal punto di vista psicologico, ad esempio la sera esci di meno, poi magari vuoi mangiare e non puoi mangiare. Tutto questo può creare qualche distonia. Se hai una ragazza deve essere in grado di capire tutte le rinuncie che devi fare. Fortunatamente l’ho trovata e sono molto fiero di questo. Ammetto che in realtà non è semplice avere accanto una persona che possa capire tutte queste cose, soprattutto seestranea allo sport.
Oltre ad allenarti sei anche un insegnante?
Sì insegno sia Pre-pugilistica che K1, Kick Boxing e faccio anche qualche lezione privata, oltre ai corsi pubblici.
Da allievo qual è il più grande consiglio che hai ricevuto?
Il consiglio migliore riguarda più che altro un caso specifico nel pugilato: nel momento in cui senti la maggior tensione, quando sei sommerso dall’ansia e il resto sembra sfuggirti, rispondi a tutto ciò con la fluidità, con la morbidezza e la scioltezza. In passato ho sbagliato perché cercavo di far male. Per il mio stile è una cosa negativa,non è una delle caratteristiche che mi hanno contraddistinto tra i pesi massimi.
Da maestro qual è il più grande consiglio che hai dato?
Non mi sento nella posizione di dare qualche consiglio. È più facile risponderti su quello ricevuto anziché dato. Ancora sono giovane. Ogni volta metto passione quando insegno e cerco di trasmettere sempre la mia personalità, il mio carattere e la mia voglia. Mi sento più che altro di spronare le persone a dare il 110%.
Ogni sportivo ha un suo rito scaramantico. Ci puoi svelare qual è il tuo?
Sì. Noi siamo un po’ più rituali che scaramantici o superstiziosi. Non posso negare che anche io ho dei rituali e a dire la verità celi abbiamo tutti. Un rituale molto divertente è quello di andare a farmi i capelli 1-2 giorni prima del match. Un po’ come nei Moicani o nei combattenti Indù, c’era questo rito sulla cura della pelle che ho ripreso con massimo rispetto, anche con un pizzico di ironia.
Il 24 luglio eravamo incollati a Tv8, pronti nel vederti combattere. Com’è andato il match? Che sensazioni hai provato dopo la vittoria?
Il match è andato benissimo e sono molto contento. Combattere in uno scenario come quello del Foro Italico contro un avversario venuto a fare risultato per poi vincere contro di lui grazie a un ko alla prima ripresa davanti alla mia città, non c’è soddisfazione maggiore. Sono molto carico ora testa bassa e profilo basso. Andrò avanti per la mia strada facendomi trovare sempre pronto nell’affrontare i prossimi match. Vincendone altri potrò ambire a vincere il titolo italiano.
Siamo nel pieno dell’estate come ti godrai le vacanze?
Adesso ci sarà una fase di relax.Mi allenerò facendo mantenimento tre volte a settimana, cercando di non lasciarmi troppo andare. Ma dal 25 agosto si farà sul serio dato che ricomincerò la preparazione. Poi da settembre si riparte a testa bassa, carichi e andiamo avanti!