Il paese delle piramidi ha conosciuto il suo “18 Brumaio”, con la destituzione del presidente Mohamed Morsi da parte dell’ esercito nazionale
Il 9 Novembre 1799 Napoleone Bonaparte divenne, con un ingegnoso colpo di stato, il “primo console” di Francia, segnando nella storia quella che è diventato il “colpo di stato del 18 Brumaio”. Il “direttorio” che guidava la nazione fu sciolto ed iniziò cosi il potere assoluto del generale francese. Un potere assoluto ed indiscusso che lo porterà nel 1804 ad autoincoronarsi imperatore. Quella svolta autoritaria, compiuta da un generale , fu favorita dall’atteggiamento dell’esercito, che era compatto nel sostenere Napoleone.
E il tutto avveniva a pochi anni da un processo rivoluzionario senza eguali nella storia. Se il destino dell’Egitto sarà uguale a questo è molto presto per affermarlo. Sicuro è che il paese delle piramidi ha conosciuto il suo “18 Brumaio”, con la destituzione del presidente Mohamed Morsi da parte dell’ esercito nazionale. A dare la notizia della destituzione del presidente è stato il generale Abdel Fattah el Sissi. Morsi era stato eletto durante le prime elezioni libere nella storia dell’Egitto nel Giugno 2012. Sostenuto dal movimento dei “Fratelli Musulmani” aveva ottenuto una vittoria di strettissima misura con il 51% dei consensi.
Anche se dopo la sua elezione Morsi aveva promesso riforme e più spazio per le donne, è apparso chiaro da subito l’intento della sua politica. Quello di basare la società egiziana sulla sharia e sulla legge coranica. Non dimentichiamo che Morsi era già stato membro del parlamento egiziano dal 2000 al 2005, quando il potere di Mubarak era incontrastato. E già in quegli anni si era distinto per il suo impegno a favore dei costumi e delle leggi islamiche, arrivando anche a definire la manifestazione per l’elezione di miss Egitto “immorale” per tutta la nazione. D’altronde non ci si poteva aspettare che questo da un presidente sostenuto dai Fratelli Musulmani e dalle organizzazione salafite. E sicuramente in tutto questo vi è la prima chiara riflessione da fare . Questo atteggiamento ha lasciato senza dubbio non poco perplessa tutta quella parte della società egiziana che non aveva dato il suo consenso a Morsi che, lo ricordiamo, era stata esattamente la metà dell’ elettorato.
Quel 50% di elettori che si aspettavano un cambiamento vero non solo nell’ economia nazionale, ma anche nei costumi e nei diritti sociali egiziani. Stiamo quindi parlando di quel 50% di egiziani che non si riconoscono in una società strettamente islamica. L’atteggiamento del nuovo presidente, visti anche i sui tentativi di emendare la nuova costituzione in suo favore, ha indotto questa larga parte di società civile a ribellarsi. La seconda considerazione che và fatta e della quale è necessario tenere ben in conto gli sviluppi futuri è quello del rapporto che vi è stato tra Morsi ed i militari che, lo ricordiamo, avevano avuto un ruolo fondamentale nell’ esautorazione di Mubarak.
È lapalissiano che in un paese che si definisce democratico la collaborazione tra un presidente eletto e l’esercito nazionale deve essere all’ordine del giorno. Nel nuovo Egitto, quello della “primavera“, questa collaborazione non vi è stata. Basti pensare a quello che è accaduto il 5 Agosto 2012 nel Sinai, quando un commando di miliziani ha attaccato un check point egiziano provocando la morte di 16 persone. Un attentato non rivendicato da alcuna organizzazione, anche se in molti lo hanno ritenuto opera di gruppi jihadisti. In quell’ occasione Morsi ha puntato il dito contro i militari decapitando i vertici dei servizi di sicurezza senza aspettare, come avrebbe dovuto fare un presidente democratico, gli esiti di un’indagine. Questo è solo un esempio di come l’ossidazione tra presidente ed esercito non è mai avvenuta.
In tutti i 12 mesi in cui Morsi ha governato è sempre stato in primo piano lo scontro frontale tra chi dovesse prendere in mano le redini dell’ Egitto dopo i 30 anni di Mubarak: quello tra i Fratelli Musulmani e i militari. Militari che si sono certamente sentiti sottovalutati e poco coinvolti nell’ assetto del paese, che hanno finito per appoggiare quel 50% di egiziani che voleva la cacciata di Morsi. E ora, quale futuro attende il paese che fu dei Faraoni? Certamente non bisogna mai dimenticare il fatto che l’Egitto è il paese arabo che riceve più finanziamenti di tutti dagli Stati Uniti. Il futuro dell’ Egitto dipenderà chiaramente anche dalla volontà di Washinghton. Ma se si tiene conto che l’esercito è riuscito a far dimettere Mubarak prima e a eliminare politicamente Morsi poi, si capisce benissimo che il potere di cui godono le forze armate è fortissimo. Per ora, anche se è stato nominato un governo provvisorio ed annunciate nuove elezioni, il futuro delle nazione è ancora molto incerto. E chissà, se il potere dei militari continuerà ad essere cosi forte ed incontrollato, l’Egitto dopo il suo “18 Brumaio” potrebbe vedere sorgere all’ orizzonte un nuovo “imperatore” proveniente dall’ esercito. Staremo a vedere.
Fonte: Ebdomadario.com
Titolo originale: Il 18 brumaio degli egiziani