Ormai chiunque ha un profilo social su Facebook, Twitter o Istagram. Però è ovvio che non sono semplicissimi da usare per chi non c’è nato con i social. Le persone anziani, ad esempio, fanno più difficoltà a relazionarsi con questi tipi di comunicazioni, molto più giovanili e all’avanguardia.
Secondo il Censis, infatti, sono sempre meno le persone anziane che usano i social network ed internet, vista la poca comprensione del sistema ed anche la manualità con cui muoversi in questo mondo avvezzo ai “diversamente giovani“, così vengono chiamati ormai.
Allora, da un idea prettamente italiana, esce fuori Social Age, il social network degli anziani per non farli rimanere soli. “Il primo social network al mondo per anziani, progettato per offrire ai diversamente giovani la possibilità di trasmettere la loro esperienza ai ragazzi e a coloro che vogliono usufruirne”, così ha spiegato la suora francescana Angela Musolesi, che ha ideato Social Age.
Social Age nasce come una specie di ponte per permettere la possibilità di nuove conoscenze e di nuove esperienze tra i vari utenti. Ha un utilità sociale oltre al divertimento e svago online prevenendo la solitudine delle persone sole. Inoltre ha anche un effetto benefico su chi lo usa, secondo vari studi, sulla memoria che la migliora notevolmente.
Ci sono varie sezioni molto utili: Dal “incontriamoci fra noi” che sposta il contatto da virtuale a reale a “gli anziani per i giovani” dove i “più grandi” mettono al servizio dei più giovani le loro esperienze, come ad esempio un architetto può insegnare il mestiere ad uno che sta studiando da architetto.
Con questo si può ben intuire che non vi è un limite di età per la registrazione intrecciando età di ogni generazione. Un modo molto utile e bello per unire vecchi mondi con quelli di adesso in maniera semplice, ma molto social che mette d’accordo anche i più giovani.