Chi ha un parente o un coniuge disabile conosce alla perfezione la legge 104 del 1992. In queste ore, però, le cose sono radicalmente (?) cambiate e diverse novità stanno per essere attuate. Quali? Vediamo assieme cosa cambia, quali requisiti sarà necessario avere e quali categorie di persone possono usufruirne. Sarà anche utile capire quali motivazioni hanno portato la Corte a tale decisione.
La novità saranno i permessi anche per i conviventi
Fino a pochissime ore fa, solamente il coniuge o i parenti fino al secondo grado potevano usufruire dei benefici che dava loro la legge 104. A partire da settembre 2016, però, le cose sono cambiate. Prima di addentrarci nel capire chi adesso ne può beneficiare (oltre il coniuge e i parenti sino al secondo grado), vediamo in maniera concreta di che si trattava e cosa cambia.
Grazie alla legge 104, chi ne aveva i requisiti di legge poteva aver diritto a tre giorni di permesso mensile regolarmente retribuito e coperto da contribuzione figurativa. La legge era stata emanata nel 1992 e, viste le nuove direttive in materia di diritto di famiglia, c’era un disperato bisogno di rinnovamento. Il rinnovamento, puntualmente è arrivato.
Grazie alla revisione della suddette legge, anche i conviventi del disabile potranno usufruire della legge 104. Dunque, alla luce di quanto emanato dalla Consulta, non più il coniuge e i parenti fino al secondo grado. Anche i conviventi della persona portatrice di handicap ne usufruiranno. La novità è, di fatto, molto importante. Il convivente viene equiparato a un coniuge, ne ha gli stessi diritti.
La Legge 104 doveva essere rinnovata
La miccia era scoppiata nell’ambito di una causa lavorativa di un dipendente di una USL di Livorno, il cui compagno era affetto dal morbo di Parkinson. Da lì la necessità di rivedere una Legge che equiparasse coniugi e conviventi, in particolar modo gli articoli 2,3 e 32 che violavano la Costituzione Italiana. Almeno secondo la Consulta. Nel 2010 erano state apportate alcune modifiche, ma non erano stati menzionati i conviventi.
L’intento della Consulta è stato quello, in primis, di tutelare il disabile nella sua particolare situazione emotiva e psico-fisica. Che il portatore di handicap sia sposato oppure no, ciò che più conta è che chiunque abbia una relazione affettiva con lui possa prestargli aiuto. L’aiuto che si richiede è ovviamente giornaliero e costante. In questo senso, i tre giorni di permesso mensili regolarmente retribuiti hanno proprio questo obiettivo.
Naturalmente questa decisione non è stata presa bene proprio da tutti. L’INPS e la Presidenza del Consiglio si erano costituiti in giudizio per escludere da questi benefici i conviventi. La Consulta però è andata avanti per la sua strada e ha modificato la legge 104. Si è preferito, in sostanza, guardare all’aspetto pratico ed emotivo, piuttosto che ai problemi economici che l’INPS sta affrontando.