Nymphomaniac: un racconto scioccante di depressione femminile
“Nymphomaniac”, un film proclamato scandaloso sin dal suo primo esordio, la cui fama ha preceduto l’uscita nelle sale italiane, ha, al contrario, stupito tutti, anche gli spettatori più scettici e diffidenti. Ecco il capolavoro di Lars Von Trier, regista tanto audace da assumersi la responsabilità di raccontare un particolare tipo di dramma femminile, forse il più indicibile.
“Ninfomane”, un titolo e un significato che racchiudono le vicende sessuali ed erotiche di Joe (Charlotte Gainsbourg), una cinquantenne che racconta il suo passato con un flashback continuamente interrotto dal suo interlocutore Selingman. Questi è l’interlocutore per eccellenza, non giudica, ha pazienza, mostra umiltà e pone delle questioni senza mai insistere eccessivamente con l’invadenza. Lo spettatore ideale dovrebbe porsi in ascolto con lo stesso atteggiamento del signor Selingman. Tutto il racconto risplende grazie alla sapiente intessitura del diverbio tra i due protagonisti. Diverbio nel senso originario della parola, ossia un verbo prospettato in due modi diversi, ma entrambi ricchi di intuizioni e fondamenta. Per Joe tutto il suo vissuto è riprovevole, vergognoso, insomma un peccato. Eppure l’anziano Selingman le fa osservare come mai proprio lei che non si professa credente parli di peccato. Ecco il retaggio di una cultura profondamente cattolica, capace di modellare le menti inconsapevoli, abile perfino ad affibbiare l’appellativo peccaminoso alle prime sensazioni infantili di piacere.
È vero, Joe ha scoperto la sua continua voglia di stimolazione sessuale sin da piccolina, spinta anche dall’irrequietezza della sua migliore amica. Insieme saranno compagne delle più scatenate avventure di sesso. Un treno, ecco il luogo che potrà contenere una vasta gamma di prede ignare del gioco messo in atto dalle due ragazzine. L’obiettivo? Consumare un rapporto con più uomini possibile per vincere un invitante sacchetto di cioccolatini. Chiedere l’orario, dove si trova il bagno sul treno e porre sempre domande con “chi, che cosa e come” si sono rivelate le arme migliori per flirtare e per giungere subito al dunque.
In definitiva, una dipendenza dal sesso iniziata per puro divertimento, forse per esuberanza giovanile. Dunque, l’adolescenza si muove con la stessa leggerezza della ninfa, ossia la pubertà dell’insetto. Questo è uno dei tanti parallelismi che il vecchio auditore crea tra la storia di Joe e le scienze, la natura e persino la matematica. Un confronto per niente superfluo, al contrario realistico e illuminante. Il passo lento e da cacciatore di uno dei tanti amanti di Joe viene paragonato da Selingman a un giaguaro aggressivo in fase di attacco. Oppure le prede sono ritratte come dei miseri pesci che abboccano alla prima provocazione della protagonista. A fiotti emergono, così, tutte le debolezze di uomini e donne, spesso in preda più all’irruenza ormonale che al buon senso.
Joe oscilla tra analisi oggettiva del proprio sé e rimprovero incondizionato del suo caparbio egoismo. L’essenziale è godere, costi quel che costi. All’inizio del film, lei ammette che forse il suo unico peccato è stato quello di pretendere troppo da un tramonto, eccessive sfumature di colore e un’esorbitanza di sussulti. Invece, alla gente comune è sufficiente un bagliore pomeridiano per riscaldarsi il cuore e per concedersi un dolce pensiero. Tutto questo non ha mai occupato la mente di Joe che sembra a dir poco anaffettiva. Passa da un corpo all’altro, senza mai arrestarsi, senza preoccuparsi delle possibili e disastrose conseguenze. La moglie del suo amante così, in preda ad una disperazione acuta, le fa notare quante vite aveva distrutto con un semplice gesto di lascivia. Joe, per tutta risposta, rimane impassibile, per niente provata dal fatto di aver completamente annientato una famiglia faticosamente costruita negli anni.
Le uniche vibrazioni dell’anima si possono cogliere sul suo volto delicato e affilato durante l’agonia del padre prima della sua morte. Qui riaffiora un’infanzia felice, dominata dal suo affetto paterno, dalle passeggiate nei boschi e dalla raccolta di foglie come il frassino. Quando Joe vuole rilassarsi e dimenticare l’inferno quotidiano, sfoglia il suo raccoglitore con tutte le tipologie di foglie accuratamente catalogate con il padre. Anche in questo caso, due note dolenti. Dopo il delirio del genitore ammalato, Joe placa la disperazione avendo rapporti con un infermiere nello stesso ospedale in cui era in cura il padre. Questi, una volta spentosi nel suo letto di agonia, ha accanto, ignaro, una figlia eccitata. Ecco gli strani e, a volte, imbarazzanti comportamenti della psiche. Solo Silingman è capace di trovare sempre una spiegazione a tutto, non di certo una giustificazione. Egli non è uno psicologo, eppure attraverso la maestra letteratura e i suoi risvolti più sensibili, svela come sono “umane” le reazioni di Joe di fronte alla crudezza della vita.
La verità è che lei non ama né sa amare. Al massimo può spingersi fino ad assumere un atteggiamento erotico che, a detta sua, “vuol dire sì”, sono disponibile con te. Per Joe l’amore non è altro che un’addizione di lussuria e possessività. In effetti, quest’ultimo addendo sembra più un inconveniente che un beneficio in questa prospettiva particolare che vede l’amore come una profonda distorsione della realtà. Lei stessa paragona il suo passaggio di letto in letto al movimento rabbioso e insoddisfacente di un leone in gabbia. Un girovagare noioso, addirittura prevedibile.
L’indifferenza con cui si rapporta con otto, persino dieci uomini a sera, è emblematizzata dal suo particolare modo di nominarli. O meglio di non nominarli affatto, sono pure cose chiamate con l’iniziale del loro nome, insomma, quanto basta per differenziarli l’uno dall’altro. Quell’unica e irripetibile volta in cui un accenno di innamoramento le sfiora i sensi, rimane delusa. Il suo lui è scappato via con un’altra. Allora le tornano in mente le parole della sua migliore amica, ormai non più ninfomane da tempo, “il segreto del sesso è l’amore”. Joe, però, non ci aveva creduto. Era troppo impegnata nella sua costante lotta contro le relazioni convenzionali e stereotipate. Tuttavia, quando avrà modo di rincontrare a distanza di anni quel suo vecchio amore, qualcosa succederà. È un colpo di scena che soltanto il secondo volume del libro potrà svelare del tutto.
In conclusione, non si censurino più le scene di sesso bensì quelle critiche cinematografiche che hanno definito questa pellicola sulla stessa lunghezza d’onda di un film erotico, o peggio, addirittura porno. Al massimo, la sua scandalosità è insita nella sua stessa tragicità. È Joe a confessare che la sua storia ha una morale. Per quel che se ne può ricavare finora, di sicuro nella vita, non ha importanza la somma delle esperienza, ma l’intensità di esse. Per quanto si possano scacciare via i sentimenti umani, questi ritornano, bussano alla porta, a volte con una violenza inaudita. Pericolosa, appunto, ma mai e poi mai peccaminosa. Giudicare e condannare non sono le mosse giuste per la guarigione dalla ninfomania.