Il Parlamento è il luogo dove sono stati vissuti momenti memorabili della storia democratica del nostro popolo
Il Parlamento è la sintesi delle istanze di partecipazione democratica del nostro Paese. Bisogna consigliare ai giovani lo studio della storia del Parlamento italiano come occasione di meditazione attenta sui tempi lunghi del processo unitario italiano, sulle grandi fasi di sviluppo morale, politico e sociale del nostro popolo, sui momenti di crisi, sulla necessità di nuovo e di futuro per il Paese e i giovani. Una riflessione quanto mai opportuna, anzi necessaria, soprattutto in fasi come questa attuale quando l’ansia del nuovo toglie, a volte, sapore e verità al ricordo, spingendo assurdamente verso un futuro senza storia.
Ma la storia, come sanno gli insegnanti che nella scuola costruiscono i nuovi cittadini, è necessaria all’uomo come l’ossigeno che respira. La libera storia di accadimenti, di idee. di passioni e di lotte è la testimonianza irrinunciabile del destino umano. Una lezione ci viene dal Risorgimento e dal post-Risorgimento e riguarda la posizione centrale che il Parlamento ha avuto in tutte le vicende gravi, perigliose, spesso drammatiche, dell’unificazione e della edificazione dello Stato. La medesima sede fisica del Parlamento subalpino a Torino, poi del Parlamento nazionale a Firenze e a Roma, costituì per le generazioni dell’Ottocento un punto di riferimento ideale che mai mancò alla sua funzione di orientamento degli italiani.
Un libero Parlamento, nel quale sempre fu presente la voce del dissenso e della contestazione, in ragione appunto della sua libertà, guidò la difficilissima opera di dare concretezza politica al moto unitario e di interpretarne anche le motivazioni più profonde di natura politica e sociale. Dunque, gli uomini che fecero il Risorgimento – uomini non soltanto di studio, ma di azione, affinati dalla vigilia cospirativa, temprati dalla lotta armata, dalle rinunce e dal carcere – dettero alle istituzioni rappresentative forza e prestigio; credettero in esse, nonostante i difetti e i ritardi che il processo parlamentare spesso comporta. Ma, profondamente saggi, furono convinti che il peggior Parlamento fosse sempre migliore dell’anticamera del tiranno.
Eguale scelta compì la generazione del glorioso secondo Risorgimento, durante e dopo la bufera della guerra, l’abisso dell’occupazione militare, della guerra civile, della distruzione pressoché totale dell’economia del paese. Nelle aule parlamentari, in cui convengono deputati di tutte le regioni italiane, sono stati vissuti momenti memorabili della storia civile del nostro popolo, così come le grandi tragedie della nostra vita sociale. Nel Parlamento sono nati le grandi legislazioni ed i programmi per lo sviluppo del Paese. In queste aule i governi hanno ricevuto e ricevono il consenso ed il controllo: due momenti insostituibili nella vita di un regime libero. Nel Parlamento si legiferi, si dibatta, si contrasti; nel Parlamento si riporti sempre il contrasto che alimenta la lotta politica, per renderlo evidente, più chiaro, forse sanabile; nel Parlamento vi sia spazio, e giusto spazio, per maggioranza ed opposizione: nel Parlamento si riassumano, senza esaurirle, ma integrandole attraverso le altre istituzioni rappresentative, le istanze di partecipazione di un Paese che vuole essere sempre più democratico e per ciò stesso più rappresentato.
Bisogna credere nella democrazia senza imboccare scorciatoie, di difenderla dalle tossine del populismo – parlo di quello cattivo – che diviene una inclinazione diffusa e una illusione se persuade che la democrazia non implichi fatica, sacrifici e coerenza. Credere nella democrazia e nelle sue istituzioni deve essere per tutti un imperativo ancora più esigente quando, essa appare minacciata e sottoposta a prove difficili. Perciò considero questa la premessa di ogni politica, un modo per difendere l’unità del Paese, un modo per tenere viva una speranza civile, l’idea di un Paese che vuole continuare ad essere forte e rispettato nel mondo.