Pd-Pdl: matrimonio che non s’aveva da fare
Questo connubio politico Pd-Pdl è un matrimonio che non s’aveva da fare. Certo, il momento non era confortante, con Pd e M5S che non si comprendevano, con la pressione dei media italiani che richiedevano un governo di immediata attuazione, il Paese allo sbando, la crisi economica e sociale ad alti livelli. E non sono mancate le pressioni del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che, più che auspicare, chiedeva esplicitamente un governo di larghe intese.
Da una parte Beppe Grillo che scantonava le “suppliche” del Pd, dall’altra un Pdl che invocava l’accordo col centrosinistra, hanno fatto sì che andasse in dirittura d’arrivo il Governo Letta. L’alternativa erano le elezioni che, con questo sistema elettorale (e chissà per quanto lo rimarrà ancora), il Porcellum, non avrebbero garantito, ancora una volta, la governabilità
Pd-Pdl, nonostante l’alleanza, continuano, però, a guardarsi in cagnesco. Due partiti pieni di contraddizioni, legati “coattivamente” da un’urgenza-emergenza che ha reso improcrastinabile un esecutivo, frutto di un compromesso ormai ineludibile. Due partiti rissosi. C’è da rilevare che il Pdl, in questo, è avanti di qualche punto. Un continuum di schermaglie, accuse, ritrattazioni, assunzioni di paternità, egocentrismo, sono le azioni quotidiane di alcuni componenti di governo e parlamento. Non passa giorno che non sia caratterizzato da provocazioni di questo o quell’altro parlamentare. Gli esempi sono innumerevoli, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Come innumerevoli sono le minacce di “far cadere il governo se…” Per onor del vero, questo record va assegnato ai pidiellini.
Già nella riunione del Consiglio dei Ministri dove si sarebbe discusso il provvedimento dell’Imu, la minaccia di Berlusconi: «L’abolizione dell’Imu è la condizione per andare avanti». Più diretto il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta: «Riforma entro agosto o cade il governo». E dopo l’approvazione della sospensione dell’Imu, l’esultanza del Cavaliere: «La sinistra era sicura di vincere, invece deve fare i conti con il nostro programma: l’Imu è il nostro primo successo, già a giugno non dovremmo più pagarla». Dimenticando che l’Imu è stata sospesa fino al 16 settembre, e non cancellata. Ma l’affermazione più odiosa ed offensiva, su cui solo Enrico Letta poteva, almeno formalmente, sorvolare, è stata dichiarata dal Cavaliere nella vergognosa manifestazione di Brescia, dove ribadisce l’elenco delle “sue” priorità, che «Letta si è impegnato a realizzare».
Non voglio andare oltre, perché altrimenti non basterebbe un libro per riportare tutte le dichiarazioni che i parlamentari Pdl, così, senza alcun pudore, hanno continuato e continuano a propinarci. Il problema, però, è che, oltre al dire c’è anche il fare. In questo caso, però, c’è stato un ping pong tra i rappresentanti Pd-Pdl. Inizia il capogruppo democratico al Senato Luigi Zanda, il quale ribadisce che, innanzitutto, Giorgio Napolitano non deve nominare Silvio Berlusconi senatore a vita, perché in 77 anni di Repubblica non è mai stato nominato senatore a vita nessuno che abbia condotto la propria vita come il Cavaliere. In secondo luogo, per una vecchia legge del ’57, l’ex premier non può avere la poltrona al Senato in quanto titolare di concessioni di servizi pubblici. Inutile dire che la prima reazione, come al solito, è stata ricattatoria: «Se il Pd vota l’ineleggibilità si va tutti a casa». Stesso discorso per i grillini: l’articolo 49 della Costituzione, a cui Zanda si richiama, prevede l’accesso alle elezioni e al contributo pubblico solo ai partiti dotati di persona giuridica e statuto. Quindi non ai Movimenti.
Ma anche i parlamentari Pdl non aiutano ad abbassare i toni. Hanno presentato proposte di legge per ridurre il ricorso alle intercettazioni telefoniche, per riproporre il condono edilizio in Campania. Un’altra grana per il governo deriva dal senatore Pdl Luigi Compagna, il quale ha proposto un disegno di legge per ridurre alla metà le pene per il reato di concorso in associazione mafiosa: il salva-Dell’Utri, tanto per capirci. Ritirato poi dietro “consiglio” di Renato Schifani. Dulcis in fundo, la Giunta per le elezioni di Palazzo Madama subisce già un rinvio, perché non si è raggiunto l’accordo su chi dovrà presiederla. La Giunta è un “obiettivo sensibile”, visto che dovrà pronunciarsi sul fatto se il Cavaliere può continuare a essere senatore, e dovrà decidere le autorizzazioni a procedere per le varie vicende giudiziarie dello stesso.
Insomma, la politica è nel caos, tutta questa querelle non favorisce certamente il rapporto, già precario, Pd-Pdl. E questi continui “battibecchi” rischiano di avvelenare i rapporti interni all’alleanza, con possibili ripercussioni sulla stessa e, di conseguenza, sull’esecutivo. Inutile invocare la moderazione, non funzionerebbe dato il carattere sanguigno di Berlusconi e l’istinto provocatorio, trasgressivo ed emulatore di alcuni pdellini. Pare che sia nel loro DNA la propensione allo scontro diretto con gli avversari, e ora anche con gli alleati, segno di presunta supremazia, di coloro che possiedono il verbo, di chi ha un’alta ed esagerata opinione di sé. Non trascurabile, inoltre, che tale atteggiamento, e questo si può constatare quasi ogni giorno in tv e giornali, ha portato all’amara constatazione che gli italiani “si odiano” a vicenda. Non sono prevedibili le conseguenze per l’Italia e i suoi cittadini, tuttavia un matrimonio di tale tipo, con tali risultati, in caso il rapporto continuasse con lo stesso leitmotiv, i partner dovrebbero valutare la possibilità di prendere ognuno la propria strada. Il divorzio, insomma.