Che il Governo stia studiando un meccanismo che permetta l’accesso alla pensione anticipata non è un mistero: ora non è più un mistero neanche il nome che verrà dato alla misura, ovvero Ape (fantasioso acronimo di anticipo pensionistico), e le sue linee guida. Si potrà lasciare il proprio posto di lavoro con un anticipo massimo di tre anni rispetto ai requisiti richiesti dalla legge Fornero, andando però incontro a delle penalizzazioni sull’assegno.
I lavoratori coinvolti dall’introduzione dell’Ape, anticipo pensionisitico
Se il progetto, come si vocifera, dovesse entrare in vigore con la prossima legge di Stabilità, i primi che ne potrebbero beneficiare sarebbero i nati negli anni 1951 (da maggio in poi), 1952 e 1953. Sono più o meno gli stessi che con l’arrivo della riforma Fornero si videro posticipare l’uscita di 4/5 anni quando ormai erano arrivati ad un passo dalla pensione. Per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti del settore privato l’introduzione dell’Ape potrebbe avere effetti limitati, almeno all’inizio: le nate nel 1951 hanno avuto la possibilità di andare in pensione nel 2011 (se avevano raggiunto i 20 anni di contributi), mente altre hanno sfruttato la cosiddetta Opzione Donna, uscendo dal mondo del lavoro a 57 anni di età e 35 di contribuzione.
Come funziona la misura? Le penalizzazioni sull’assegno
La penalizzazione percentuale che verrà applicata sull’assegno mensile di chi opta per la pensione anticipata dovrebbe interessare la quota retributiva. La riduzione potrebbe essere maggiore per chi percepisce importi che superano di tre volte il trattamento minimo (quindi per quest’anno importi che sono maggiori di 1.505 euro al mese): fino a questa soglia la riduzione dovrebbe aggirarsi tra il 2 e il 3%, mentre per gli assegni che superano questo valore la penalizzazione potrebbe arrivare fino al 5/8%. Le scelte definitive verranno prese solo dopo aver verificato la compatibilità dei costi con i conti pubblici.
Sulla quota contributiva della pensione anticipata invece non dovrebbero esserci tagli, ma bisogna comunque verificare se il coefficiente di trasformazione della dote di contributi sarà quello dell’età anticipata di pensionamento (e in questo caso la copertura figurativa necessaria potrebbe essere offerta da banche e assicurazioni, che comunque dovrebbero già garantire il finanziamento degli anticipi, in modo che l’operazione non gravi eccessivamente sulle casse dello Stato) o quello dell’età ordinamentale.
Il costo per chi sceglie la pensione anticipata
La Uil ha fatto una stima dei costi per quello che riguarda il solo anticipo della pensione. Se venisse applicato un tasso d’interesse pari a quello che utilizza l’Inps per i prestiti pluriennali ai dipendenti pubblici (3,5%), a chi deve ricevere un importo mensile lordo di 1.500 euro un anno di anticipo costerebbe 1.700 euro; nel caso in cui l’importo lordo della pensione fosse di 3.000 euro al mese, il costo salirebbe a 3.400. Le somme ricevute con la pensione anticipata verranno restituite, dilazionate nel corso degli anni, una volta raggiunti i requisiti anagrafici previsti dalla norma. Si studia la possibilità di prevedere un’eventuale garanzia statale che metta al riparo banche e assicurazioni dai mancati rimborsi del prestito. Bisogna aggiungere che l’introduzione dell’Ape riguarderà anche i dipendenti pubblici, una categoria di lavoratori che fino ad oggi non era stata toccata dalle variazioni della legge Fornero.
Che i dipendenti pubblici non siano stati toccati dalla riforma Tornerò è un affermazione sbagliata.